Pagni: "Pratto talento puro: Nazionale giusto premio"

24.09.2016 22:30 di Massimo Poerio   vedi letture
Fonte: stefano sica - tmw
Pagni: "Pratto talento puro: Nazionale giusto premio"

Ha chiuso a giugno la sua seconda esperienza nell'area scouting del Chievo, pronto per rituffarsi in qualche nuova avventura. Non mancano, in tal senso, i sondaggi con alcuni club di Lega Pro. Se son rose fioriranno ma, nel frattempo, per Danilo Pagni, è un periodo fervido di aggiornamenti e di visionature di tanti talenti pronti per arricchire il suo database personale.

Dal Genoa alla convocazione in Nazionale: l'ascesa di Lucas Pratto lei l'aveva prevista...
"Ne ho parlato spesso sulle vostre colonne. Cinque anni fa ero a Puerto Madero a vedere Velez-Universidad Católica. Vinsero i cileni 3-2 ma lui fece una doppietta al culmine di una gran partita. Ne parlai subito col suo agente, Gustavo Goni: volevo assolutamente portarlo al Chievo. Ma, a tal proposito, sono contento anche per il percorso di Francesco Acerbi, anche lui convocato in Nazionale da Conte. Quando era al Pavia lo monitorai durante un match interno col Sudtirol e mi convinse subito. L'agente Andrea Cattoli o il direttore sportivo Pasquale Gigliotti conoscono la vicenda. Lo proposi al Chievo che poi lo avrebbe comunque preso dopo la sua annata alla Reggina. E non mi stancherò mai di dire che una delle mie scommesse vinte è stata quella relativa a Ciro Immobile. Mediai tra il Sorrento e la Juventus, quando lui vestiva la maglia della Berretti. C'era anche l'Inter, come poi confermato anche da Piero Ausilio. Alla fine i bianconeri offrirono di più e se lo aggiudicarono. Ho un solo rammarico: aver perso Rolando Mandragora per pochi euro quando stava alla Mariano Keller. Sono contento anche per i successi di Rino Gattuso che un po' avevo pronosticato: per me è stato un enorme piacere vederlo emergere perché ricordo quando con lui ci allenavamo insieme sotto la direzione di Franco Melotti. Io avevo 14 anni, lui 12".

Duello Gravina-vecchia governance: come finirà?
"Gravina ha un merito: aver riportato la Lega Pro a 60 squadre come aveva promesso. Mantenere la parola, al giorno d'oggi, non è da tutti. Questo, però, deve essere solo un punto di partenza perché va fortificato tutto il sistema. Il report attuale del calcio italiano è molto negativo. Tante società hanno rinunciato all'iscrizione e, dal 2011 ad oggi, sono sparite ben diecimila realtà calcistiche che hanno lasciato sul campo 80mila tesserati in meno. Il nostro calcio non ha più l'appeal di una volta. E noi non siamo più l'ombelico del mondo come pure vantavamo di essere. Le presenze negli stadi sono in calo, le strutture sono obsolete. In questo senso, ritengo che sarebbe un grave errore non ospitare le Olimpiadi, un'occasione persa. Siamo arretrati visibilmente: basti pensare che, agli ultimi Europei, abbiamo avuto nella nostra Nazionale una media età pari a 28.9. Numeri imparagonabili a quelli di Germania, Portogallo o Inghilterra. Vinto il Mondiale nel 2006, ci siamo seduti. Una grave pecca. Ho visto Roma-Udinese: El Shaarawy era l'unico italiano in campo tra i 22 titolari. E' un dato terrificante. Gli exploit di Berardi e Donnarumma fanno ben sperare, ma non bastano. Non mi interessa parlare di nomi o candidati, preferisco i temi concreti: chiunque dovesse essere eletto alla Presidenza federale il prossimo anno, deve lavorare su questo e portare risultati a casa. Siamo stagnanti da troppi anni ormai".

Come giudica la situazione attuale delle scuole calcio?
"Tutti ne parlano ma non si trova mai una soluzione concreta. Si producono troppi tecnici e, al di là dei corsi di aggiornamento che si fanno, è impensabile che, in un Comune di 20mila abitanti composto magari da 5000 anziani e 7000 donne, ci possano essere sette scuole calcio. Questo purtroppo accade. Ci vogliono commissari preposti che vadano ad ispezionare da vicino la qualità dei tecnici e la bontà delle strutture. Chi è deputato a formare i calciatori del futuro, deve essere oggetto di una valutazione specifica. Altrimenti si crea una concorrenza sleale nonché una dannosa dispersione di risorse tecniche ed umane".

Troppi genitori che investono sui figli che giocano nei settori giovanili: come se ne esce?
"Questo succede quando le società vedono i vivai solo come un costo e non come una risorsa, per cui si cerca di risparmiare. Invece i giovani calciatori bisogna portarli pronti fisicamente per le prime squadre e le varie Nazionali. A dir il vero, comunque, ci sono in Italia settori giovanili che lavorano benissimo ed investono in scouting e strutture. Fatto sta che l'età media va sensibilmente abbassata".

Prima il suo vademecum, poi l'istituzione a Coverciano della figura dell'Osservatore calcistico...
"Forse siamo stati da stimolo per Coverciano. Ma è stata una bella soddisfazione vedere i nostri workshop alla Roi Italia, con cui ho collaborato, sempre pieni di iscritti. Da lì è nata anche l'idea di scrivere il primo vademecum per l'Osservatore che ha venduto circa 1000 copie".

Sulla deregulation degli Agenti Fifa che idea si è fatta?
"Io sono per le corporazioni specializzate. Non è normale che con 500 euro chiunque possa agire da intemediario. Così si crea solo confusione e si mortificano le professionalità. In tal senso approvo la battaglia di Christian Bosco, a cui vanno i miei complimenti. Ma, se vogliamo, non c'è tutela neanche per noi direttori sportivi. Se ne sfornano tanti a fronte di pochi posti di lavoro. C'è una sproporzione immensa. Allora lancio una provocazione: si facciano i concorsi per poter accedere nei club. A tal proposito devo complimentarmi col mio amico Massimo Mirabelli che, andando al Milan, avrà il giusto premio per la propria competenza e i propri sacrifici. Sono davvero molto felice per lui".

La sua battaglia legale con l'Arezzo ha fatto giurisprudenza.
"Nella vertenza con l'Arezzo, grazie ad i miei avvocati Alessandro Benedetti, Maria Clara e Luigi Di Martino, abbiamo ottenuto dei successi che consentiranno alla nostra categoria di far valere con più forza i propri diritti in futuro. Abbiamo condotto una vera e propria causa di lavoro calcistica davanti ai giudici ordinari: ho avuto un comportamento esemplare nella questione, ma bravissimi i miei legali che hanno portato avanti un grande lavoro".

Possiamo aspettarci per il prossimo anno un altro "Premio Dante Pagni"?
"Certo. Forse questo premio ha portato fortuna a molti. Penso ai vari premiati dell'ultima edizione: Rigoli è andato a Catania, Sarri sta facendo benissimo a Napoli, Juric lo stesso col Genoa. Antonio Alessandria, anche lui di Castrovillari come me, è il vice di Carbone a Terni, Maiuri è approdato in D con la Nocerina. Le nostre sono state scelte non facili ma che alla fine si sono rivelate azzeccate. E come non menzionare il premio della critica attribuito a Vittorio Galigani".

Discorso chiuso per lo scudetto?
"La Juventus ha un management di livello che negli ultimi anni ha conseguito grandi risultati economico-aziendali oltre che tecnici. Lì c'è un grande senso di appartenenza che, magari, bisogna ricreare all'Inter dove, dicendola con Massimo d'Azeglio, "fatta l'Italia bisogna fare gli italiani". I nerazzurri dispongono di grandi calciatori ma tutti si devono identificare nel club e nella maglia, come a Torino. Tuttavia il discorso scudetto non è chiuso, il Napoli ci sta. Conosco Sarri dai tempi della Sangiovannese e volevo portarlo a Gallipoli prima di chiamare Auteri".

Milik sembra sulla buona strada per non far rimpiangere Higuain.
"Bravo Giuntoli a prenderlo. Ma dico di più: il ragazzo già un anno e mezzo fa fu offerto in Italia ad una cifra molto più bassa di quanto non l'abbia pagato il Napoli. Higuain, chiaramente, è uno degli attaccanti più forti al mondo, che sa farsi trovare al posto giusto al momento giusto. Ricordo quando a Puerto Madero ho condiviso una stanza d'albergo col fratello Nicolas, che mi introdusse in Argentina. Ebbi anche modo di conoscere il papà e insieme andammo a vedere l'altro fratello che giocava nel Colon".

Cittadella primo in B: una bella sorpresa.
"Questo primato è il riconoscimento alla continuità del club che ha mostrato serietà ed acume nel proprio progetto. Vorrei che la Salernitana facesse meglio perché è una piazza che merita la A. Il Trapani, invece, adesso ha qualche giocatore fuori forma, ma può ripartire".

Nel girone C della Lega Pro nessuna sorpresa, invece: al vertice ci sono le quattro favorite.
"Credo che il Lecce sia la favorita in assoluto ma sicuramente ci sono anche Foggia, Matera e Juve Stabia. Bisogna fare un plauso a Giovanni Stroppa perché, pur approfittando dell'eredità lasciata da De Zerbi, ha conferito alla squadra un buon equilibrio difensivo".

Il suo futuro?
"Sono contento di quanto fatto in questi anni ma pronto a fare ancora di più ed a mettermi sempre in discussione. Ho cercato man mano di migliorarmi e lo farò ancora. Sono partito dalla Prima Categoria fino ad avere incarichi in tutte le categorie. Ho fatto la gavetta senza praticare quel clientelismo che spesso è in voga in Italia. E oggi mi avvalgo della collaborazione di due professionisti specializzati nel match analysis. Le cause e le concause che determinano certi traguardi sono molteplici, ma credo principalmente nel valore. Sono sempre stato innamorato del mio lavoro perché il calcio è una tradizione di famiglia. Quando ero piccolo andavo al Gallia di Milano per il calciomercato e, mentre lui era con istituzioni come Anconetani o Allodi, io ero in stanza a fare i compiti. Ho sempre ritenuto di essere poco ruffiano e di avere la schiena dritta, ma nel rispetto delle persone ed accettando qualsiasi critica costruttiva e obiettiva. Tutto questo in un ambiente dove non c'è tanta deontologia tra colleghi, anche se posso dire di aver aiutato tantissimi professionisti senza pretendere nulla. Molti ricoprono anche incarichi importanti e la loro gratitudine mi ripaga di tutto".