L’Italia in rosa è sempre più azzurra

10.02.2016 13:15 di  Ermanno Marino   vedi letture
Fonte: gazzetta dello sport
L’Italia in rosa è sempre più azzurra

Novarello si chiama «Villaggio Azzurro» non a caso: per quattro giorni è stato invaso dalle giocatrici della Nazionale. Quarantasei: due squadre nello stesso albergo, a tavola assieme, e ieri avversarie per un’ora e mezza. Under 19 contro Under 23: il risultato (3-2 per le più piccole) è la cosa che conta di meno.
Due neonate - Prima della «riforma», di Nazionali ne esistevano solo tre: oltre alla maggiore, l’Under 19 (campione d’Europa nel 2008) e l’Under 17 (che nel 2014 ha chiuso al terzo posto il Mondiale in Costarica). Ma mancavano due tasselli fondamentali: con l’Under 23 – affidata a Rosario Amendola, vice di Cabrini – si è creato un raccordo tra l’Under 19 e le ragazze più grandi (che si stanno giocando la qualificazione all’Europeo 2017 e torneranno in campo il 9 aprile in Svizzera), mentre con l’Under 16 (guidata da Massimo Migliorini) è stato creato un bacino di giocatrici selezionate che prima, invece, venivano scelte tra le migliori delle Rappresentative regionali Under 15 del Settore Giovanile e scolastico. A fare da supervisore, proprio come accade nella maschile con Conte, c’è Antonio Cabrini: ieri, il c.t. era a Novarello, ma il dialogo con gli altri tecnici è continuo. «Massima autonomia nel lavoro sul campo, ma è lui a dettare le linee guida», dice Enrico Sbardella, che guidava l’Under 17 in Costarica e ora allena l’Under 19. Le più piccole, invece, sono passate a Rita Guarino che, dopo aver fatto la storia da giocatrice (cinque scudetti e sei Coppe Italia) ora insegna calcio, e con Sbardella è stata tra i relatori dello Uefa Study Group Scheme, il seminario dedicato all’attività delle nazionali giovanili femminili che si è svolto la settimana scorsa a Coverciano.
Le storie - Le ragazze arrivano da tutta Italia, ma anche da fuori: come Samantha Wojnar, difensore del Borussia Mönchengladbach figlia di genitori che da bambini si trasferirono in Germania. Sta imparando l’italiano, Samantha: già lo parla, Federica Cavicchia, centrocampista del Lucerna che gioca nell’Under 19. Nata in Svizzera da genitori emigrati, fu notata durante un torneo di Pasqua in Italia (giocava con i maschi) e segnalata al Club Italia. Potrebbe giocare con la nazionale del suo paese (e la Svizzera, fin quando non esordirà con la maggiore, proverà a farle cambiare idea), ma lei la scelta l’ha fatta, e i genitori non si perdono una partita. In Under 19, ma in attacco (come Martina Piemonte, che ha partecipato alle selezioni di Miss Italia), c’è anche Gloria Marinelli: arriva da Agnone, un piccolo paese della provincia di Isernia (lì è nata anche Daniela Sabatino, bomber del Brescia e della Nazionale), ma per continuare a inseguire il suo sogno si è dovuta trasferire a Perugia dalla sorella maggiore, studentessa universitaria. Loro, come tutte le altre, studiano e fanno sacrifici: qualche anno fa, in Under 17 passò anche Paola Di Marino, di Procida, che tutti i giorni prendeva il traghetto per andare a Napoli e doveva sbrigarsi a fare la doccia per non rimanere a terra.
Pari dignità - La Federazione queste storie le conosce tutte: anche per questo, nel progetto di sviluppo «a medio e lungo termine – dice Tavecchio – per far crescere il numero medio di tesserate e migliorare il livello qualitativo generale», è previsto che lo staff che segue le squadre durante raduni e trasferte sia lo stesso (come numero e qualifiche) delle maschili, e che la diaria sia estesa anche alle ragazze. Magari non servirà per diventare milionarie, ma la pari dignità è quello per cui il calcio femminile lotta da sempre.