Marino: "Calcioscommesse? Servono pene severe"

26.05.2015 18:30 di Anna Laura Giannini   vedi letture
Fonte: stefano sica - tmw
Marino: "Calcioscommesse? Servono pene severe"
E' stato per tanti anni collaboratore tecnico, in tutti i campionati professionistici, di allenatori prestigiosi come Delio Rossi, Stefano Pioli, Aldo Ammazzalorso o Angelo Gregucci. Ora la sua passione è la scuola calcio Vincenzo Riccio, di stanza a Brusciano, nel Napoletano, con cui lavora praticamente dalla sua nascita essendone direttore tecnico in partnership col fondatore, l'ex centrocampista di Benevento, Avellino, Siena. Vincenzo Marino, nella fattispecie, allena anche i ragazzini classe '99. Un movimento, quello della Vincenzo Riccio, destinato a crescere e far parlare di sé in futuro.

Come prosegue l'attività di questa realtà?
"Questa scuola calcio conta oltre 300 iscritti, un numero importante per una realtà che vive da appena un biennio. C'è un bel progetto con un lavoro certosino dietro. Tanti nostri ragazzi sono seguiti da club importanti tanto che contiamo di dare a breve a società professionistiche i nostri migliori talenti. Con qualcuno abbiamo già degli accordi definiti, con altri stiamo per chiuderli. Tutto questo ci rende orgogliosi".

La settimana avete svolto anche un raduno a Cremona, dove i suoi '99 hanno sfidato i parietà grigiorossi.
"In verità abbiamo fatto diversi raduni con club importanti, siamo andati a Pescara e a Napoli facendo anche tante amichevoli in casa, Avellino e L'Aquila tra le altre. L'invito della Cremonese ci ha gratificati. Loro hanno utilizzato una mista 99/2000. Ma un po' tutte le nostre formazioni ci hanno dato grandi soddisfazioni. I 2002 sono primi in classifica, i 2005, 2006 e 2007 hanno stravinto il loro torneo. Gli altri gruppi si sono classificati molto bene nei rispettivi campionati. I miei '99 hanno totalizzato numeri impressionanti. Questi ragazzi hanno vinto 24 partite su 24 in campionato, lasciando le seconde a 17 punti di distacco e mettendo a segno 158 reti, subendone solo otto. In genere penso che questo sia un lavoro duro, lungo e affascinante. Per certi versi, dico scherzosamente che è più difficile allenare in Lega Pro o in D".

Ma se arrivasse la chiamata giusta per una panchina, sarebbe pronto a rimettersi in gioco?
"Ho allenato l'ultima volta il Francavilla in Basilicata due anni fa. L'anno scorso ho ricevuto qualche proposta dalla D che non mi ha convinto. A volte non sai se i progetti possono essere quelli adatti e dotati della giusta solidità. In D oramai riscontro tante problematiche, a volte sai quando cominci ma non sai se vai avanti. Con un progetto importante, e con gente seria, uno può anche pensarci. La voglia di allenare infatti è intatta. Se a 55 anni mi dedico con passione ad una scuola calcio, significa che lo spirito per stare ancora su una panchina è grandissimo. Tutto ciò nonostante abbia fatto già tante esperienze come secondo in A e in B, con molti anni in C ed uno ad Avellino come tecnico della Berretti. Sono contento di quello che ho fatto e che sto facendo. Qui a Brusciano ho la possibilità di insegnare a ragazzi che assorbono tutto quello che gli dici e desiderano apprendere da te. Se poi hai un gruppo di ragazzi, come li ho avuti io, di una qualità medio-alta, ti diverti e ne sei orgoglioso".

E qual è a suo avviso l'antidoto giusto per estirpare definitivamente la malapianta del calcioscommesse?
"Bisogna essere severi nelle pene. Non ha senso dare una determinata pena a qualcuno e poi farlo tornare a casa dopo pochi mesi. Ci prendiamo in giro da soli. Il problema non sono le scommesse in sé, determinati illeciti si farebbero a prescindere, a mio avviso. Negli anni '80 le scommesse non erano legalizzate e le partite venivano truccate lo stesso. E poi deve esserci un vero sequestro dei beni per le persone riconosciute colpevoli: non è normale che uno rubi a tutti i livelli e poi possa godersi quei soldi che sono stati sottratti illecitamente. La stretta ci deve essere innanzitutto a livello giudiziario prima che sportivo. Con pene certe, e con la sottrazione dei beni, altri ci penserebbero due volte prima di macchiarsi di reati così gravi".