Sicilia - Paternò, stop alla violenza: la presidentessa chiude la curva

Segnale forte della presidentessa Amato al mondo del calcio e ai tifosi violenti.
21.01.2015 12:00 di  Daniele Manuelli   vedi letture
© Foto Marco Pompeo
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Rosella Sensi aveva fatto gli onori di casa, Valentina Maio aveva proseguito nel suo credo e Stefania Amato ha dato una scossa. Stiamo parlando di tre donne che sono state e sono attualmente impegnate nel mondo del calcio nelle vesti di presidenti. La categoria è differente; si parte dalla serie A vissuta dalla Sensi, passando per la B in cui milita il Lanciano della Maio, all’Eccellenza siciliana, torneo che vede impegnata la formazione del Paternò di Stefania Amato. Eppure queste tre donne sono accumulate dalla passione per questo sport che le ha rese forti ma soprattutto ancora più donne con la D maiuscola. Possiamo assicurarvi che di fronte ad episodi come quelli accaduti domenica scorsa in Sicilia non esistono differenze di categorie, i soliti “personaggi” che destabilizzano l’ambiente oramai sono sempre più onnipresenti in questo calcio malato, ma quello che importa è prendere le giuste sanzioni. Il presidente, nonché avvocato Stefania Amato, ha rinunciato ad aspettare la sentenza della giustizia sportiva, provvedimenti e mosse del Governo, saltando quella noiosa burocrazia che contraddistingue il nostro paese; dalle parole è passata ai fatti punendo gli ultrà della propria squadra con una specie di Daspo collettivo che prevede la chiusura della Curva Sud fino a fine stagione. Giù il cappello di fronte a questa decisione presa da una grande donna che ha mostrato buonsenso quello che è mancato a troppe persone. Il Paternò non è più la formazione dei tempi antichi, quella che per intenderci  militava nella vecchia serie C. In Sicilia -specie nel Sud- sappiamo tutti quanto sia difficile costruire e fare sport; le risorse economiche scarseggiano e la scelta presa dalla Amato merita il massimo rispetto. Il Fatto. Tutto è nato dopo la sconfitta pesante per 4-0 sul campo dello Scordia. I tifosi hanno costretto i propri beniamini a togliersi la maglietta, perché indegni di indossarla. Fatti del genere così gravi erano già accaduti a Genoa e a Padova ma la soluzione adottata non fu certa quella della presidentessa Amato che in un comunicato ufficiale emesso sul sito del club ha riportato quanto segue: “ Certi comportamenti sono assolutamente censurabili e non meritano di essere esibiti nei campi di calcio. Non capiamo, non accettiamo e ripudiamo ogni forma di violenza, coercizione e prese di posizione dei tifosi”. La società (continua Amato) si riserverà di agire penalmente contro i responsabili”. Come cambia Paternò. La stessa presidentessa ha fatto sapere di volere all’interno del proprio impianto le famiglie, i bambini e tutti coloro che vogliono il bene della squadra perché il calcio è uno sport e lo sport (aggiungiamo noi) deve essere questo. La morte di Ciro Esposito negli scontri della finale di coppa Italia tra Napoli-Fiorentina deve insegnare e rimanere impressa nella mente di ognuno di noi: “Basta violenza!”.