Gargiulo: "Il calcio è cambiato, oggi è difficile allenare. Al raduno AIC di Qualiano tanti ottimi atleti ancora senza contratto"

30.07.2015 13:45 di Marco Pompeo Twitter:    vedi letture
© Foto Gino Conte
© Foto Gino Conte

"Sinceramente da quando facevo io il calciatore ad oggi tutto è cambiato. Non stiamo attraversando un buon momento, specialmente per quanto riguarda il calcio dilettantistico. Anche io ho fatto qualche anno come calciatore in queste categorie ma ci sono troppi compromessi da fare ed accettare. Francamente un modo d'operare che non mi trova d'accordo". Comincia così la chiacchierata con il navigato tecnico Eduardo Gargiulo che da oltre trent'anni è protagonista del calcio italiano dilettantistico dopo una vita da calciatore. Il tecnico, che ormai da anni è anche il fido secondo di Sergio La Cava, alla redazione di NotiziarioCalcio.com parla, non senza una vena di malinconia, dello stato di salute del nostro calcio ormai davvero allo sbaraglio. "D'altra parte sono anni che sono il secondo del tecnico La Cava proprio perchè con lui condividiamo lo stesso modo di vedere il calcio. Ance oggi potrei ricoprire il ruolo di primo allenatore, così come spesso ho fatto anche nel recente passato, ma preferisco lavorare con Sergio proprio perchè conosco la sua fibra morale e so di poter condividere tutto con lui. Mi piace lavorare con lui perchè facciamo calcio vero, pulito ed insieme componiamo un giusto mix". Una condivisione del lavoro che però, negli ultimi tempi, non ha portato molte possibilità lavorative. "Lo dicevo prima, il calcio è cambiato ed oggi è fatto per persone che sanno industriarsi e barcamenarsi in determinate situazioni. Questo è il motivo per cui abbiamo difficoltà a trovare collocazione, noi vogliamo solo lavorare sul campo, con serenità e senza ingerenze esterne. Sicuramente la crisi economica ha fatto da accelerante per il propagarsi di questo incendio malevolo che sta riducendo in polvere il nostro amato calcio". Eppure proprio La Cava a NotiziarioCalcio.com ci ha raccontato dell'accordo sfumato col Marcianise. Lei cosa ci può dire? "Una situazione che è andata avanti per settimane, eravamo pronti, si parlava già di calciatori e progetto tecnico e poi non si è concretizzato nulla ed è caduto tutto l'approccio. Non è certamente dipeso da noi, e non per questioni meramente economiche in merito alle nostre richieste ma per fattori esterni. Ottimista? Al momento no, ma non bisogna mai perdere la fiducia anche perchè alla fine i valori devono venire fuori". Eppure i risultati ad Isola Liri nello scorso campionato vi avevano dato ragione. "Ovunque siamo stati abbiamo sempre centrato gli obiettivi della società, e la mia non è presunzione. Purtroppo spesso poi subentrano difficoltà della società che cancellano quanto di buono fatto e costruito sul campo".  Circostanze che penalizzano anche i calciatori? "Sicuramente, io sono stato al raduno dei senza contratti AIC di stanza a Qualiano ed ho visto tanti ottimi calciatori che si allenano e che ancora non hanno trovato squadra. Oggi anche gli atleti fanno fatica a trovare progetti seri da sposare". 
Possiamo indicare nella riforma che ampliò i dilettanti, pensiamo alla nascita dell'Eccellenza, un altro fattore scatenante di questa crisi? "Sicuramente, si sono moltiplicate la categorie, anche a livello professionsitico con la C2 prima e Lega Pro poi, e le squadre. Così, tutti si sono sentiti in grado di allenare e fare i presidenti. Nella vita come nel calcio si dice che serve equilibrio, ed è vero... il troppo stroppia".