Calcio femminile alla deriva, Tavecchio ed i suoi trucchi non bastano più

Ospitiamo con piacere il collega Walter Pettinati, direttore di Calciodonne.it
23.06.2015 15:00 di  Ermanno Marino   vedi letture
Fonte: walter pettinati
Calcio femminile alla deriva, Tavecchio ed i suoi trucchi non bastano più
© foto di TuttoMercatoWeb.com

Il passaggio al Dipartimento, tanto voluto da Tavecchio e dai suoi seguaci, non ha portato risultati concreti e, dopo lo zuccherino-sconto per le iscrizioni del passato campionato, i contributi sono stati, al momento, del tutto abrogati; nessun spazio sui giornali nazionali; niente dirette su Rai Sport e stop alle dirette su Odeon TV; le squadre diminuiscono con il passare del tempo; le società hanno acquisito solo poteri consultivi esplicati dal consiglio del Dipartimento ma soprattutto le società non sono tutelate ma lasciate a se stesse. Questa è la fotografia (abbastanza ottimistica) sulla realtà del nostro movimento.

In teoria, dovrebbe essere la LND a tutelare gli interessi delle società, come fa l'AIC per le calciatrici e l'AIAC per gli allenatori ma in pratica non è così. Vi espongo la mia teoria con due casi esemplari: 

Ricordate lo "strategemma" di Tavecchio per convincere i presidenti a votare il Dipartimento? ve lo ricordo io... in sintesi: a Tavecchio bastò interrompere l'erogazione degli stipendi ai dipendenti della DCF (come invece retribuiva ai tempi della presidenza Levati) e con questo "tackle" portò in due anni il debito del governo Padovan a gonfiare quello già esistente, di minor entità.

Le società furono messe con le spalle al muro: se volete rimanere Divisione dovete sanare il debito, se invece passate al Dipartimento il debito viene coperto dalla LND. Le società furono costrette a passare, in silenzio (meno 4 amici al bar), sotto il Dipartimento.
 

Quali responsabilità potevano avere i presidenti oltre a onorare regolamente le iscrizioni e tasse imposte? ... forse quella di scegliere il presidente della Divisione che a sua volta nominò i consiglieri e non seppe imporre, con decisione, le promesse cantate durante la campagna elettorale? va però detto che almeno il numero dei dipendenti erano imposti della LND.
Non credo nemmeno che fossero responsabili delle spese che incrementavano i costi... come le cene, le trasferte alle manifestazioni, le poche iniziative organizzate (sempre ben retribuite) etc etc.., tutte descritte ma camuffate nei bilanci, in forma abbreviata, che ancora adesso custodisco.

La DCF genera debiti e le società li devono pagare?
Detto questo, chi ha tutelato i presidenti che si sono visti addebitare, a mio avviso illegalmente, gli sbagli, sprechi e prepotenze altrui?

Passiamo al secondo esempio, molto più recente: lo scioperetto indetto dall'AIC per la finale finale di Coppa Italia!

Per protestare contro le dichiarazioni dell'ex presidente Belloli, L'AIC ha indetto lo sciopero, giusto e doveroso, delle calciatrici per la finale di Coppa Italia. Sciopero rientrato per la caduta di Belloli, sfiduciato dal consiglio direttivo di Lega, con la gara che si è giocata senza problemi per nessuno. Ma cosa sarebbe successo se la partita non si fosse giocate e le calciatrici non fossero scese in campo? secondo le normative della LND, che dovrebbe tutelare le società, i presidenti si beccavano un bel deferimento e la società una bella multa. A loro volta i presidenti avrebbero potuto chiedere il deferimento delle loro atlete.
Vi sembra un'assurdità? e invece è proprio cosi? ma quale presidente adirebbe contro le proprie calciatrici (per farle squalificare) che scioperano, giustamente, per i propri diritti contro le discriminazioni (solo le discriminazioni approvate dall'AIC)?

Anche in questo caso, la LND invece di tutelare le inermi società le avrebbe penalizzate e multate.
Pertanto, possiamo dire che i presidenti e le società non giovano di nessuna tutela! Devono solo pagare le iscrizioni e far quadrare i conti, essere puntuali con i rimborsi alle calciatrici (giustamente) e dare una buona organizzazione alla società senza ricevere alcun sostegno concreto e soprattutto senza avvalersi di un'adeguata promozione e pubblicità, da parte delle istituzioni sportive, che limita la possibilità di coinvolgere nuovi sponsor, orientati a investire la dove c'è un sicuro ritorno di immagine.


E allora che cosa fare? La soluzione ideale sarebbe quella di costituire una Lega femminile gestita SOLO dai presidenti, responsabili dei loro interessi, come avviene nelle leghe pro, uscire dal Dipartimento e dalle mani di chi decide per i presidenti, che sono gli unici a investire e sostenere il calcio femminile dal 1968.

Una Lega che finalmente tuteli le società e possa partecipare con poteri decisionali alle assemblee della FIGC come fanno adesso AIC, AIAC e le altre leghe.

In questo caso, la Lega femminile sarebbe il "sindacato" delle società, potrebbe gestire le entrate delle iscrizioni, i costi da sostenere, organizzare i campionati nazionali e regionali, pianificare i progetti di promozione e pubblicità e percepire direttamente i contributi FIGC, UEFA e FIFA.

Lega femminile che molte società si auspicavano di realizzare, almeno prima dell'avvento delle nuove proposte di Tavecchio sull'apparentamento del calcio femminile al calcio maschile. Premesso che l'idea di far entrare le squadre femminili all'interno dei grandi club è senza dubbio positiva per lo sviluppo del movimento, rimane alquanto incerto il futuro di tutte quelle società femminili che non hanno vicinanza ne possibilità di stringere accordi con i grandi club maschili professionistici. Ma alla luce degli obbiettivi della FIGC sarà ancora opportuno costituire una Lega femminile?

Comunque, prima di lanciare queste proposte, a mio avviso, la FIGC avrebbe dovuto avere la certezza dell'interessamento delle società maschili in modo da spiegare nei dettagli lo sviluppo del progetto invece di lasciare nel dubbio e nel panico un intero movimento senza punti di riferimento e illudere le calciatrici di un imminente passaggio al professionismo.

Io spero che queste certezze siano custodite negli uffici di via Allegri e vengano svelate quanto prima a tutti gli addetti ai lavori del calcio femminile.

In tutto questo contesto.. di speranza e incertezza, l'indagine avviata dalla Procura della Repubblica di Napoli, con il blitz della Digos di Napoli direttamente in Federazione e in Lega sequestrando pc e faldoni di documenti, fa pensare che  sia la volta che la magistratura entri nell'intoccabile "palazzo" della FIGC per far luce sulle attività della nostra federazione. Voglio rimanere garantista e vorrei continuare a credere nella giustizia ordinaria ma in questo paese dove tutto viene deciso a interpretazione (...), tutto può accadere. Intanto, nell'ambiente si mormora che il commissariamento della FIGC da parte di Malagò (CONI) sia vicino e che in mancanza di questa decisione, potrebbe intervenire il Governo.
Aspettiamo fiduciosi l'esito delle indagini della procura con la speranza che la progettualità sullo sviluppo del calcio donne vada avanti senza interruzioni e si tengano in considerazione tutte quelle società che hanno portato avanti il nostro movimento con sacrificio.