Serie D, ora basta: riforma e regole più severe

23.07.2015 14:00 di Marco Pompeo Twitter:    vedi letture
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Ora basta, la Serie D non può continuare ad andare avanti così. La crisi del calcio italiano è evidente ma negli anni la gerontocrazia che ha guidato, ed ancora guida, FIGC ed LND non ha fatto altro che, perseguendo fini ed interessi personalistici, acuire i problemi di un calcio che definire malato oggi è persino eufemistico.

Invochiamo da anni una riforma completa dei campionati a partire dalla Serie D, il numero di club è troppo alto ed impossibile da sostenere a maggior ragione con le attuali regole e dei play off che aumentano i costi di gestione dei club senza regalare certezze in merito ai ripescaggi.

La nostra proposta nel tempo non è cambiata: sette gironi (il massmo sarebbe da sedici squadre) e promozione diretta per i vincitori di ogni raggruppamento più la vincitrice della Coppa Italia di Serie D e dei play off nazionali. Meno squadre significa meno partite, costi minori di gestione e più possibilità di investire nei settori giovanili. Banale che a sottolinearlo debba essere un giornale multimediale.

Inoltre, servono regole più severe: vogliamo un calcio pulito, il dilettantismo dovrebbe essere portatore sano di ideali legati al cuoio e non ricettacolo di malavita e personaggi in cerca di autore (noti peraltro a tutti).

Tutti si lamentano, si professano benefattori: perchè nel calcio loro ci hanno solo rimesso soldi. Bugie a cui non crede più nessuno, men che meno gli appassionati di questo sport. Non raccontateci più storielle, non ci fate una bella figura voi e non impressionate noi. La malavita investe nei club dilettantistici per reciclare denaro sporco, i personaggi in cerca di autore (e di società) sguazzano nella melma per guadagnaci con mille austuzie (o presunte tali) e piccoli, e grandi, brogli tra cui rientra anche il fenomeno delle partite truccate. 

Che un imprenditore serio investa nel calcio ed abbia il giusto ritorno, vuoi sottoforma di fatturato, vuoi con gli sgravi fiscali previste dalle sponsorizzazioni, o ancora con tutti i mezzi leciti (e ce ne sono tanti), è cosa buona e giusta. Non lo è altrettanto che a fare calcio siano delinquenti in giacca e cravatta (indumenti peraltro raramente indossati) che vogliono solo speculare sulla fede dei tifosi e degli abitanti di una qualsivoglia città. Sì, perchè siamo anche stufi di veder tirate in ballo le amministrazioni comunali che, secondo sedicenti imprenditori, dovrebbero versare un contributo a fondo perso alle squadre di calcio perchè, come ci insegnano gli stessi signori, il calcio è un bene comune ed ha una grossa validità sociale. Frasi fatte e prive di significato. Vorremmo capire perchè i comuni in crisi nera (ed anche qui andrebbe aperta una lunga discussione sulla pessima amministrazione ma non è certo questo il luogo adatto) dovrebbero regalare i soldi dei cittadini a certi signori che poi, spesso, fanno fagotto e lasciano dietro di loro macerie. Se funzionasse così tutti saremmo bravi a diventare piccoli e grandi imprenditori: coi soldi degli altri è tutto più semplice. Ora basta. Capito il concetto?