Umbria - Tavernelle, ecco AntonellI: "Qui per ripartire"

29.01.2015 14:30 di Massimo Poerio   vedi letture
Fonte: giornale dell'umbria
Umbria - Tavernelle, ecco AntonellI: "Qui per ripartire"

«Ho studiato da Ibra e adesso riparto da Tavernelle». Filippo Antonelli ci scherza su. L’ex centrocampista del Deruta è il colpo da novanta del mercato di gennaio del club biancoverde deciso a centrare il salto in Promozione. Ma la domanda sorge spontanea: che ci fa Antonelli in Prima categoria? Per la risposta andate a cercare sul mappamondo la cittadina di Kristianstad, 35mila abitanti nel sud della Svezia. Lì il buon Filippo, che martedì prossimo spegnerà 25 candeline, ha spostato la residenza da agosto ad inizio gennaio, prima di far ritorno nella sua Collepepe.
«Più o meno la stessa cosa - sorride». Una borsa di studio vinta alle soglie della laurea specialistica in Management, con quella triennale di Economia Aziendale già in tasca, e si parte. «Un’esperienza fantastica - sottolinea Antonelli - che mi ha permesso di imparare bene l’inglese e misurarmi con il calcio svedese. C’è voluto un po’ ma alla fine sono riuscito a collezionare 7 presenze in Prima divisione, un po’ la nostra serie D».
Niente di nuovo dunque o quasi per il centrocampista che può vantare 87 presenze e 6 gol con la maglia del Deruta. «Ma lì è tutto un altro calcio. C’è una cosa che accomuna tutti gli svedesi: l’amore per Ibrahimovic. Conta più del re. Non c’è un bambino che non ha la sua maglia. Poi ci sono impianti all’avanguardia anche in categorie più basse, spogliatoi con la sauna e massaggiatrici donne, cosa che non guasta mai. Un calciatore di Prima divisione guadagna intorno alle 10mila corone svedesi, 1100 euro al mese. Il costo della vita però è molto più alto. Fra l’altro ho avuto la fortuna di incontrare Andrè Mollestam che aveva giocato in Italia nella Primavera del Lecce e nel Lumezzane per poi tornarsene in Svezia. Parla italiano benissimo e mi ha dato una bella mano. All’inizio mi è servito un po’ di tempo per trovare il contatto di un dirigente e farmi conoscere, qualche altro giorno per il transfer ma alla fine sono riuscito a vestire la maglia del Kristianstad segnando anche un gol. Come? Inserimento con il mio passo felpato, come mi diceva sempre mister Schenardi».
In mezzo Filippo ha trovato anche il tempo per studiare, dando 4 esami. «In teoria lo scopo principale del viaggio era quello».
Ma non è mancata l’incursione da portoghese come spettatore di Champions....
«Diciamo che la sera c’è poca vita. Non esistono bar da quelle parti. Malmö era ad un’oretta di treno da casa mia. Quando è venuta la Juve, pur essendo milanista, non ho resistito alla tentazione. Come è andata? Alla grande. Entrare allo stadio di Malmö è come entrare al Comunale di Deruta. Non esistono tornelli e gli steward non controllano. Non avevo il biglietto ma sono entrato insieme ad un gruppo di ragazzi e nessuno mi ha chiesto nulla. Mi sono seduto a due passi dalla tribuna d’onore, vicino a Pepe e Romulo». 
Tanto da venire immortalato dalle telecamere del Tg5... «Tutti i miei amici mi hanno scritto. Il primo Ciurnelli che ha rosicato come pochi. Anche i miei genitori mi hanno visto. Ma non sanno che sono entrato senza biglietto...».
E gli altri? «Ho continuato a sentire Porricelli. C’eravamo lasciati con la scommessa che avrebbe segnato 30 gol e ogni domenica mi sono trovato a scrivergli. Grazie ad Eccellenzacalcio.it tutte le domeniche sera mi sono visto i gol dei campionati umbri. Avrei voluto tenermi in contatto anche con Lepri ma in sei mesi non è stato in grado di crearsi un account Skype».
E adesso? «Ho lasciato un pezzo di cuore in Svezia. Ma ora devo pensare alla laurea e al Tavernelle». Con il possibile esordio domenica nel big match contro la capolista Moiano che precede il Tavernelle di 5 lunghezze. «Sto lavorando sodo con il prof Molini per recuperare in fretta la condizione. Ho parlato col presidente Antolini e mi ha coinvolto subito col suo entusiasmo. Spero di poter dare il mio contributo».
Per un doppio festeggiamento a maggio: laurea e promozione? «Magari...». O per dirla alla Ibra: «Kanske...».