Taranto, quando l'estate è fin troppo calda...

17.07.2014 17:30 di  Maria Lopez   vedi letture
Fonte: per NotiziaioCalcio.com Simone Ponzone
Taranto, quando l'estate è fin troppo calda...

Se l'estate, per i comuni appassionati di calcio, vuol dire acquisti, cessioni, schemi, tattiche, per i tifosi rossoblu, invece, è sinonimo di bilanci, debiti e crisi societarie. Troppe le delusioni che si sono consumate sotto il solleone: a cominciare dal primo clamoroso fallimento del '93 - additato come l'inizio dell'odissea dell'ultimo ventennio del calcio tarantino - per finire all'amaro epilogo dell'era D'Addario con la mancata iscrizione alla Lega Pro, dopo un campionato che, se non fosse stato per le penalizzazioni, si sarebbe chiuso con la promozione diretta in serie B. E Il “trend” negativo sembra continuare anche in questi mesi estivi, nei quali a tenere banco è una trattativa per il passaggio delle quote societarie che va arricchendosi, giorno dopo giorno, di contorni farseschi al limite del surreale.

Eppure, se si ritorna con la mente indietro di un paio di mesi, ci si accorge che nulla lasciava presagire alla situazione “drammatica” delle ultime settimane. Difatti, smaltita la delusione per l'eliminazione dai play-off ad opera dell'Arezzo, la società appariva impegnata a lavorare per la presentazione della domanda di ripescaggio – sono ancora scolpite nella mente dei tifosi le rassicurazioni del presidente Nardoni “Siamo attrezzatissimi..” e “Stiamo lavorando per voi” con tanto di selfie pubblicato sui social network – e, al contempo, a ricercare nuovi investitori che potessero sostenere economicamente il club.

Si arrivava a metà giugno quando giungeva, inaspettatamente, un'offerta di acquisto da uno studio legale campano (si scoprirà solo qualche giorno dopo che i mittenti di tale proposta erano i fratelli Campitiello, titolari del marchio “Jomi”, molto vicini all'ex calciatore tarantino Francesco Montervino). Da quel giorno, all'interno della società rossoblu iniziava il caos e cominciavano a venire a galla i dissidi, le gelosie, i veleni tra i vari soci (31!) e le varie anime che componevano l'eterogenea compagine societaria. Si assisteva alla difficoltà a reperire le procure a vendere le quote (con contestuale rinuncia alla prelazione) di tutti i soci, nonostante l'opera di mediazione della Fondazione Taras. Una volta ottenute queste con fatica, alcuni soci “capricciosi” (il gruppo facente capo al dott. Petrocelli) chiedevano, come condizione per il buon esito della trattativa, che i Campitiello si impegnassero, tramite una fideiussione, a presentare domanda di ripescaggio (garanzia, che gli stessi soci richiedenti non erano in grado di soddisfare nel caso si fosse continuato con loro!). L'ultimo colpo di scena lo regalava domenica il presidente Nardoni, il quale faceva mettere a verbale del CdA di “esprimere parere favorevole alla cessione ai Campitiello” non senza aver premesso di aver ricevuto “intimidazioni da alcuni tifosi e soprattutto da parte di alcuni esponenti della Fondazione Taras”. Non tardava il giorno dopo ad arrivare una (prevedibile) nota ufficiale, firmata da Domenico Campitiello, nella quale, oltre ad esprimere solidarietà a Nardoni, comunicava “di non avere più alcun interesse alla prosecuzione della trattiva” , gettando nello sconforto la tifoseria rossoblu. Ad ingarbugliare, ulteriormente, la matassa ci pensavano le dimissioni di tre membri (tra cui il presidente Andriani) del Direttivo della Fondazione Taras - vero “garante” della trattativa –, dovute al clima di veleni che stava accompagnando la trattativa.

A quanto pare, però, negli ultimi giorni è in atto un ultimo disperato tentativo di riprendere la trattativa - che vede impegnati lo stesso Nardoni e la Giunta comunale – per condurla finalmente in porto.

Il tempo è abbondantemente scaduto e serve programmare la costruzione della rosa, il ritiro, le amichevoli, considerando anche che il primo appuntamento ufficiale della stagione è fissato per il 10 agosto con il primo turno di Coppa Italia.