Il F.Q. punta il dito contro il calcio: "La Serie A dà il suo contributo, vuole lo sconto sull'Irpef"

27.10.2020 10:15 di Maria Lopez   vedi letture
Il F.Q. punta il dito contro il calcio: "La Serie A dà il suo contributo, vuole lo sconto sull'Irpef"

Un articolo molto pungente quello scritto da Lorenzo Vendemiale sul Fatto Quotidiano in edicola stamattina. In piena crisi da covid-19, viene evidenziato come ancora una volta il calcio si mostri particolarmente egoista.

Si sottolinea come il mondo del calcio abbia reclamato prima a gran voce la riapertura degli stadi, poi ottenuto il rinvio degli stipendi a febbraio e come ora chieda di non pagare nemmeno le tasse. Figc e Lega Serie A avrebbero infatti chiesto al governo di sospendere il pagamento dell'Irpef fino ad inizio 2021.

Una richiesta che secondo Vendemiale porterebbere una ammanco nelle casse dello stato italiano, per quattro mesi, di circa duecento milioni di euro. Inoltre, come viene sottolineato nell'articolo, se il calcio è ad un passo dal baratro la colpa è sì del covid-19, dei 100 milioni non incassati da Sky, degli stadi chiusi ma anche della gestione economica dei club di massima serie che spendono costantemente più di quanto incassano, in particolare per gli stipendi ai calciatori.

La sospensione richiesta al momento è però una ipotesi che Palazzo Chigi non vuole prendere in considerazione. Qualche possibilità ci sarebbe soltanto se la stessa misura fosse applicata anche ad altri settori. Con il discrimine che, seppure a porte chiuse, mentre in altri settori si fanno sacrifici (come palestre, ristoranti e bar) la Serie A continua a giocare pur senza pubblico. E chi lancia grida di dolore per questo è smentito dai numeri: in media i tagliandi venduti rappresentano appena il 10% degli incassi dei club, mentre gli stipendi dei calciatori sono circa il 50% delle uscite.

E non è un caso se le leghe europee stanno pensando di unirsi, in una sorta di cartello come scrive Vendemiale, per ribassare tutti gli stipendi dei calciatori. A questo punto "non resta che convincere i calciatori: sono loro che giocano".