L'annuncio choc: "I calciatori professionisti si ammalano due volte di più di SLA"

27.03.2019 10:33 di  Nicolas Lopez   vedi letture
L'annuncio choc: "I calciatori professionisti si ammalano due volte di più di SLA"

Il caso che scosse le coscienze in Italia è sicuramente quello che ha riguardato Stefano Borgonovo, l'ex attaccante, tra le altre, di Milan e Fiorentina, che purtroppo ha perso la vita proprio a causa della Sclerosi laterale amiotrofica, meglio conosciuta con l'acronimo Sla.

Ora una ricerca italiana, condotta dall'Istituto Mario Negri di Milano, coordinata dal dottore Ettore Beghi, hano studiato la possibile correlazione tra attività fisica svolta a livello professionistico dai calciatori e la Sla, prendendo come campione di studio calciatori di Serie A, B e C. E quanto emerge è davvero scioccante. Seppure i dettagli della ricerca saranno illustrati a maggio, a Philadelphia (Usa), al meeting annuale dell’American Academy of Neurology, proprio il dottore Beghi ha rilasciato delle dichiarazioni che fanno discutere ai colleghi de Il Fatto Quotidiano: "I calciatori professionisti ammalano mediamente due volte di più rispetto alla popolazione generale.L’aspetto importante che abbiamo riscontrato è che negli ex calciatori l’età media dell’insorgenza della Sla è all’incirca 20 anni più bassa, intorno ai 43 anni. Significa che magari questi ex calciatori avrebbero contratto ugualmente la malattia per caso, ma in età più avanzata. Di per sé, ovviamente, l’attività sportiva non fa male. Ma a certi livelli, se si è predisposti, potrebbe comportare un aumento del rischio, e contribuire a un’insorgenza più precoce della malattia. L’esercizio fisico potrebbe avere un qualche effetto neurotossico su persone con una predisposizione genetica alla malattia. Si tratta di una malattia multifattoriale in cui un ruolo importante è giocato dalla genetica. Anche se non conosciamo le origini della Sla, possiamo tuttavia affermare che l’ambiente contribuisce alla comparsa della malattia in modo più precoce. E tra i fattori ambientali ci sono i traumi cranici e l’attività fisica. Come dimostra adesso anche l’indagine sui calciatori. Uno studio epidemiologico che è, in realtà, parte di un’indagine più ampia. Il nostro prossimo obiettivo sarà infatti valutare, attraverso i dati su ricoveri e decessi, se l’attività agonistica possa comportare anche un rischio maggiore, oltre che per la Sla, anche per altre malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson".