Celestini chiude la sua esperienza al Verbano

Eccellenza Lombardia
11.05.2018 22:08 di  Titti Acone   vedi letture
Foto di Sprintesport.it
Foto di Sprintesport.it

E’ un bilancio esaltante, quello  col quale chiude, Costanzo Celestini, la sua esperienza di allenatore del Verbano nel girone A del campionato di Eccellenza Lombardia. In quattro anni e mezzo - dal suo arrivo nel febbraio 2014 -, sono stati conseguiti 266 punti in 142 partite, con 77 vittorie, 35 pareggi e 30 sconfitte, 250 gol fatti e 167 subiti. Quattro volte al terzo posto ed una sola volta al sesto, spesso stazionando nelle prime posizioni, se non in testa, come in buona parte dell’ultimo campionato, appena terminato.  Ma soprattutto una continua ricerca della linea verde, lanciando e facendo giocare anche diversi under rispetto a quelli previsti per regolamento.

Il mister, classe 1961, nativo di Capri ed ex giocatore in  A e B di Catanzaro, Pisa, Ascoli, Avellino, oltre che alfiere e protagonista per tanti anni e della vittoria scudetto del Napoli nella stagione 1986/87 nel primo Napoli di Maradona, non nasconde la sua soddisfazione in esclusiva per il nostro sito Notiziariocalcio.com.

Grazie per i complimenti – esordisce Celestini – ma al di là dei numeri, quello che mi porto dietro con gioia, è l’aver fatto esordire e crescere tanti giovani con reciproca soddisfazione”.

Facciamo qualche nome?

No, correrei il rischio – continua l’allenatore campano – di non menzionare  qualcuno, sono stati veramente tanti”.

Sette, anche  otto fuori quota in campo ogni partita, facendo del Verbano una delle squadre più giovani, con un’età media abbondantemente sotto i 21 anni e con spese inferiori alle avversarie. Allora qualche nome lo facciamo noi: i due ’99 di quest’anno (Gecchele e Monteverdi), il portiere 2000 Perna e l’esterno sempre 2000 Lo Vergine, gli ormai esperti ma in realtà sono solo ’98 come Francesco Verde e Caliman, o i ’97 quali Malvestio, Dal Santo, Scurati titolare da bene quattro campionati o il nuovo acquisto Oldrini; senza dimenticare il bomber ’96 Licciardello o negli anni passati il ‘98 Todisco, i ‘97 come Barbi e Paparella, gli attaccanti Da Broi e Martella, o altri ’96 come Cariglino, Sanna e Quadrelli.

Finita l’esperienza al Verbano?

Si direi proprio di sì; dopo questi quattro anni e mezzo, fatti di tante vittorie e forse di qualche impresa, comparando la nostra rosa a quella degli avversari, è arrivato il momento di cambiare. Per qualsiasi proprietà diventa difficile una convivenza con un allenatore, figuriamoci con uno col mio carattere. Ora terminato questo campionato, direi che sento la necessità di trovare stimoli diversi e confrontarmi con altre realtà. Ringrazio la cittadina di Besozzo, un paese di ottomila abitanti, che ci ha seguito, spronato e supportato in questi cinque di Eccellenza fatti sempre nelle zone alte della classifica”.

Che cosa si porterà dietro dopo questa esperienza?

Un campionato difficile, dove si gioca sempre a calcio, frequentato da colleghi e tecnici preparati e meticolosi; di piazze infuocate e piene di tradizione, come Lodi quest’anno, Pavia la scorsa stagione, ma anche Varese, Voghera, Legnano, Busto, San Colombano e tante altre. Ma dove con i nostri piccoli d’età, ma grandi giocatori col cuore, siamo riusciti a farci rispettare, spero apprezzare e far divertire i tifosi di ogni bandiera”.

Un bilancio?

Ma sono alla 19^ stagione da allenatore, di cui ben 16 campionati con i grandi ed il bilancio non può che essere positivo. Se ripenso anche ai 16 anni da giocatore e ai 2 anni di Primavera col Napoli, sono quasi quaranta le stagioni  nel mondo del calcio. Sempre con più voglia, passione e ricerca di migliorarsi, crescere e stare dietro ai tanti cambiamenti vissuti in questi anni. Sperando di trasmettere questa passione e l’amore per il calcio a tanti giovani che si avvicinano alla prima esperienza a partire dal ritiro estivo”.

Il futuro invece, oltre al compleanno in arrivo il 14 maggio (ndr. segno zodiacale del toro), cosa riserva?

Sento spesso parlare di progetti, piani pluriennali e voli pindarici. Mi accontenterei di poter festeggiare il mio anniversario, lavorando  sul mio amato rettangolo verde con qualche chioccia e tanti giovani da far crescere e maturare. Non solo vincendo, ma anche perdendo. Perché spesso si impara più da una sconfitta, da un errore, che da una vittoria. Ma sempre a testa alta, non avendo paura del risultato, dell’avversario o di quello che verrà. Pensando in positivo, alla ricerca di tanti talenti e giocatori italiani che si perdono nelle nostre serie minori. Perché nessuno ha più il coraggio di farli giocare. I nostri campionati stanno dimostrando, anche per i più duri di comprendonio, lo stato di scarsa  salute del movimento italiano, mostrando i limiti di una nazionale italiana che non si qualifica ai mondiali, composta da pochi giocatori di livello internazionale ed una nuova generazione che non è ancora pronta per giocare ”.