Campobasso, il presidente Gesuè a NC: "Oltre il 90% dei club non vuole più giocare"

Campobasso, il presidente Gesuè a NC: "Oltre il 90% dei club non vuole più giocare"

Prima dello stop forzato, legato all'emergenza del Covid-19, il Campobasso era una delle squadre più in forma dell'intera serie D. La compagine molisana, dopo un grande rimonta, aveva agguantato il San Nicolò Notaresco al secondo posto in classifica, con soli tre punti in meno della capolista Matelica. Di questo ed altro abbiamo parlato con Mario Gesuè, presidente dei lupi: "Purtroppo stiamo vivendo male questa situazione, non la si potrebbe vivere in maniera diversa. Ci siamo fermati nel nostro massimo splendore, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche perché avevamo riacceso l'entusiasmo in una piazza che, ormai da 20 anni, non viveva una stagione così da vertice. Domenica 1 Marzo c'erano oltre 4000 persone alla stadio, un affiatamento totale tra squadre e pubblico. Quattro mila è il massimo che possiamo ospitare, avremmo accolto anche 6000 tifosi se avessimo potuto farlo: questo testimonia il grande lavoro di questa società e di tutte le componenti di staff tecnico e dirigenziale"

"Abbiamo trovato una situazione economica scellerata a Campobasso", continua Gesuè, "poiché c'erano oltre 750.000 euro di debiti ma, nonostante ciò, quest'anno abbiamo costruito una squadra da vertice. La nostra volontà è fare la serie C il prossimo anno: lo merita Campobasso ed il Molise intero. Ho imparato molto ad apprezzare la serie D che, però, ha grande sproporzione tra costi ed introiti: è necessario fare lo step successivo. Non sappiamo, adesso, cosa ne sarà del calcio; nessuno si aspettava una crisi del genere. Io vivo a Londra, anche qui ormai regna il caso: dovremmo essere bravi a riuscire ad organizzare il calcio dopo questa crisi".

Sul futuro della stagione corrente: "Difficilmente si tornerà in campo, quasi impossibile. Domenica Spadafora ha confermato che, ad aprile, non si può fare nessuna attività. Pensare di poter aspettare oltre un mese e riaccendere una macchina operativa, sia dal punto di vista sportivo che economico, è davvero molto difficile. Tra i dilettanti, la fatica a raggiungere la fine della stagione è già tanta; pensare di fermare tutto due mesi, e ripartire all'improvviso, è quasi utopico. In ogni caso sarebbe un campionato falsato: a giugno ci saranno valori diversi rispetto a marzo. Chi si troverà meglio? Verranno fuori i veri valori oppure no? Anche fisicamente sarebbe tutto diverso. Oggi dobbiamo essere uniti come Lega, non dobbiamo guardare il proprio orticello, così si fa poca strada. Bisogna prendere decisioni forte e serie. Non ho una soluzione giusta: dobbiamo sederci intorno ad un tavolo e valutare la soluzione migliore. Ad oltre il 90% dei club non interessa più tornare in campo, ma la Lega deve tutelare le società che hanno fatto grossi investimenti".

Sulla possibilità del ripescaggio: "Penso che bisognerebbe ragionare sul fatto che, questo campionato di D, non ha più regolarità. Io stilerei una graduatori per i ripescaggi, considerando i soliti fattori: classifica, stadio, storia. Una graduatoria fredda, in cui vengono inseriti tutti i 166 club della serie D; non deve essere fatto girone per girone. L'unico modo per pensare al prossimo campionato è lavorare sui ripescaggi: noi ci saremo senza dubbio. Anche la serie C, comunque, va cambiata: non si può paragonare la tassazione della serie A, sono due mondi completamente diversi. Bisogna tornare ad un calcio più cittadino, in altro modo vedo difficile che si posso rientrare a giocare il prossimo anno con le regole attuali".