D'Artagnan: "Cesena? Il vero problema è il Matelica. Torni a giocare chi è più bravo. Settori giovanili a tecnici preparati"

14.04.2019 13:02 di  Marco Pompeo  Twitter:    vedi letture
D'Artagnan: "Cesena? Il vero problema è il Matelica. Torni a giocare chi è più bravo. Settori giovanili a tecnici preparati"

Fresco di corso di Allenatore Professionista Uefa A, conseguito il mese scorso al centro tecnico federale di Coverciano, torna a parlare di calcio il tecnico Diego D'Artagnan, esperto di calcio giovanile a cui si è sempre dedicato con dedizione, lavorando soprattutto nella zona del centro Italia.

Tante nobili decatute in questa stagione di Serie D. A parte il Bari, Como e Mantova, tutte hanno fatto o stanno facendo fatica. Secondo lei per quale motivo?
"La Serie D è un campionato difficile. Punto. Se non ti cali in questa realtà fai fatica, se scendi in campo e pensi di aver vinto ancor prima di giocare solo perchè ti chiami in un certo modo allora fai fatica. Soprattutto perchè di fronte ai avversari che non si spaventano ma al contrario si esaltano proprio pensando di affrontare un avversario importante. Soldi e blasone non bastano e rischi di fare un buco nell'acqua se non ti cali nella realtà di questo campionato che resta difficile".

Zoom sul girone "F": che idea si è fatto del campionato sin qui?
"Un campionato che è cresciuto. A chi guarda dall'esterno può sembrare magari diverso, se si guarda anche alla bagarre in zona playout si comprende che è un torneo ancora più difficile dello scorso anno. In vetta credo che il problema vero del Cesena è il Matelica. Un calo dei bianconeri ci sta, ma è evidenziato dall'ottimo campionato dei biancorossi. Non ci fosse stato il Matelica nessuno avrebbe parlato di un Cavalluccio in crisi, anzi probabilmente si sarebbe detto che stava gestendo il vantaggio accumulato durante l'anno. In ogni caso penso che sarà il Cesena ad andare in Serie C, era strafavorita da inizio campionato e l'ha dimostrato durante il campionato".

Diceva in coda.... c'è grande bagarre
"L'Agnonese con Mecomonaco potrebbe salvarsi. Quando si cambia allenatore, almeno nell'immediato, c'è sempre una scossa. La lotta salvezza è davvero agguerrita. Sono tutte lì. Una bella lotta avvicente con Avezzano, Isernia, Forlì, Santarcangelo, tutte piazze importanti e vogliose di calcio ad alti livelli che ora devono lottare per mantenere la categoria. E speriamo che il Giulianova non venga risucchiato nella mischia perchè sarebbe un peccato vedere un'altra piazza blasonata invischiata nella zona playout".

Settore giovanile. L'Italia non sembra ancora fare passi avanti nel rilanciare il sistema calcio ed il vivaio che invece storicamente è sempre stato florido di talenti. La sua ricetta?
"Noi abbiamo cominciato ad imboccare la discesa proprio nel 2006 quando abbiamo vinto i mondiali. Abbiamo pensato di essere in cima al mondo e non era così. Spesso abbiamo l'oro in casa ma non ce ne accorgiamo. Nelle prime squadre spesso gli allenatori non danno spazio ai giovani perchè rischiano la panchina per due o tre risultati negativi. Ed è un errore. Però il sistema ti impone quello. Anche per questo in certe categorie hanno messo le regole sull'utilizzo obbligatorio dei giovani ma anche questa è una norma che fa acqua. Perchè magari schieri il giovane ma non ti fa la differenza perchè è impreparato, non è all'altezza. Dovremmo tornare a far giocare semplicemente chi merita, chi è più bravo. Un ragazzo non è detto che debba giocare titolare per crescere. La competizione che si crea in un gruppo è importantissima per aumentare il livello di una rosa e far sbocciare i giovani. Bisogna avere più pazienza di insegnare nei settori giovanili la tecnica e non la tattica. Il calcio è semplice. In campo vanno fatte le cose semplici. Nei settori giovanili devono esserci tecnici preparati e spesso invece non ce ne sono. Questo è un grosso problema".

Il suo futuro sarà ancora in un settore giovanile?
"Lo spero. Mi piace lavorare con i giovani. Mi sono dovuto fermare per il corso di Coverciano ed ora attendo la chiamata giusta. Qualche telefonata l'ho ricevuta ma preferisco attendere anche perchè i campionati stanno per finire. Una chiamata in prima squadra? Non mi tirerei indietro. Serie D o Eccellenza non è un problema. La categoria è qualcosa che mi interessa relativamente. Come detto, guardo il progetto di una società. Non nascondo che allenare magari in prima squadra in una società che punti sui giovani del proprio settore giovanile sarebbe un progetto che sposerei senza dubbio proprio per quanto ci siamo detti. Vediamo quello che succede".