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Simonetti: "Grazie all'Equipe Campania. Pronto per una nuova avventura"

12.08.2019 10:30 di  Stefano Sica   vedi letture
ESCLUSIVA NC - Simonetti: "Grazie all'Equipe Campania. Pronto per una nuova avventura"

Da alcune ore Felice Simonetti ha raggiunto l'accordo con l'Arzachena. I sardi, per strappargli il sì, hanno battuto la concorrenza di diversi club tra cui Biancavilla, Jesina, Gladiator, Gelbison e Cittanovese. Anche Nola e Nocerina si erano fatte avanti, provando a fargli accettare un clamoroso ritorno. NotiziarioCalcio.com lo ha ascoltato prima dell'intesa coi biancoverdi e al termine del raduno dell'Equipe Campania, il progetto AIC per calciatori svincolati voluto dal coordinatore campano Antonio Trovato. 

Un bilancio di questo primo mese all'Equipe.

"Positivo. Intanto un ringraziamento doveroso va fatto a tutta la macchina organizzativa dell'Equipe Campania, Antonio Trovato in testa. Ci è stata messa a disposizione una struttura importante, finalizzata a svolgere, più che un vero e proprio ritiro, una preparazione adeguata per l'imminente stagione. Devo dire che il Prof. Franco Esposito è una persona molto preparata, che sa bene quello che ci serve per rientrare al meglio nell'attività agonistica. Sono soddisfatto di tutto, del lavoro svolto e dei progressi fisici che mi hanno accompagnato in questo mese. Ovviamente devo ancora raggiungere il top della forma: il 100% lo consegui solo con le prime partite di campionato, quelle che contano. Ma credo che manchi poco".  

Hai con te un background importante che ti ha reso uno degli attaccanti più appetiti in serie D.

"In effetti negli ultimi anni ho iniziato a segnare con una certa continuità: 20 gol stagionali a Nola, 32 a Casoria di cui 25 in campionato e, infine, 10 a Nocera. Insomma, da tre anni vado sempre in doppia cifra".  

Proprio il campionato a Casoria finì per attirare la attenzioni di Casertana e Cavese.

"Con la Casertana ci fu un approccio ma non se ne fece nulla. Con la Cavese, invece, feci tutto il ritiro, ma alla fine non fui tesserato perché il club doveva disfarsi di qualche over per via dei regolamenti. Fui penalizzato dal fatto che si poteva inserire in organico un solo giocatore bandiera, nella fattispecie De Rosa".

Come nasce il matrimonio con la Nocerina?

"Intanto devo dire che a Nocera già mi conoscevano avendo svolto lì il settore giovanile. Mi hanno chiamato quando ero ancora in ritiro con la Cavese, insomma interesse e stima erano forti da parte loro. Non ci ho pensato su due volte. Peraltro andare a Nocera era per me come tornare a casa. E' una scelta che ho fatto pur sapendo che la situazione a livello societario non era proprio tranquilla. Ma sentivo che avrei fatto qualcosa di buono. E alla fine penso di aver disputato, anche grazie ai compagni, un buon campionato. Come del resto tutta la squadra che ha tagliato il traguardo della salvezza".

Tuttavia non sembra che i molossi abbiano trovato una stabilità totale da un punto di vista finanziario.

"Io non ho avuto problemi. A fine campionato ci siamo visti col presidente Maiorino: avrei dovuto prendere una certa cifra ma ci siamo venuti incontro con grande senso di responsabilità. Avevo capito che c'erano delle problematiche e ho messo a disposizione tutta la mia buona volontà per arrivare a un accordo. Non avevo intenzione di fare vertenze: a Nocera ci ero andato consapevole di determinate situazioni. Questa estate il presidente mi aveva chiesto di rientrare, ma non c'erano proprio le condizioni per farlo da un punto di vista economico. Ritengo di essermi già sacrificato per il bene del club e di questi colori, per cui era giusto chiuderla lì".  

C'è stato un momento in cui potevi tornare a Nola?

"Certo. Poteva accadere già dopo Casoria, ma in quel momento le richieste erano tante e non ci siamo più ritrovati. L'intuito mi diceva di percorrere altre strade e così ho fatto. Anche questa estate mi hanno chiamato, in verità. Si sa, giocare nella propria città non è mai semplice. Io sono un nolano e un tifoso del Nola, oltre che del Napoli".    

Cosa ti manca a livello personale per arrivare tra i professionisti?

"Io cerco di essere sempre obiettivo nelle analisi e severo con me stesso. Ma va detto che molte società sono diffidenti quando si tratta di puntare su un attaccante proveniente dalla D. Il curriculum conta e spesso si preferisce puntare sui nomi. Non sempre però la scelta si rivela giusta. Io spero di arrivarci un giorno perché già oggi mi sento pronto, poi è ovvio che il giudizio finale spetta agli altri. Magari entrarci dalla porta principale, ovvero dopo aver vinto un campionato ed essermi confermato a certi livelli, può essere la soluzione migliore".  

Descrivici le tue caratteristiche.

"Posso fare la prima e la seconda punta. Mi definisco più una seconda punta, ma a Nocera ho fatto il terminale offensivo nel 3-5-2. Mi si chiedeva di attaccare la profondità e, nello stesso tempo, di assicurare una fase difensiva costante. Del resto eravamo una squadra che difendeva molto dietro la linea della palla per poi ripartire insieme. Non costruivamo tante palle-gol, ma eravamo difficili da battere. Eravamo rognosi. A me di regola piace schierarmi intorno ad un attaccante fisico: le mie caratteristiche si esaltano maggiormente perché amo giocare la palla. E' chiaro che in area cambia tutto: lì sono più egoista e ho l'istinto di concludere in porta per fare gol".

Su che difetto stai lavorando assiduamente?

"Credo di dover migliorare ancora in fisicità. Poi ci sono tante cose su cui cerco di perfezionarmi. Fondamentalmente vorrei migliorare sul breve, cercando di essere sempre più veloce nelle idee e rapido nelle giocate. E poi sento di poter fare di più anche nei colpi di testa. Anche col piede "debole" si può migliorare: il sinistro non è il mio preferito, sebbene abbia fatto tanti gol anche con quello e non possa ritenermi insoddisfatto per come lo utilizzo. Ma mai sentirsi appagati". 

Che futuro ti immagini nel calcio?

"E' difficile uscire da questo mondo quando ci hai dedicato una vita intera. Ora è presto per dirlo, anche se fare l'allenatore o il direttore sportivo mi alletta. Tuttavia preferisco guardare alla giornata. L'importante è che ognuno faccia ciò per cui è tagliato, con grande tranquillità. E' lo stesso che un domani direi a un mio figlio, cioè "fà ciò che ti piace e non lesinare passione". Oggi gioco al calcio e credo di farlo bene, con passione e professionalità. In futuro si vedrà".