Il diesse Peluffo: "Vi spiego come costruire una squadra vincente. In D le grandi non hanno capito che i soldi non bastano più..."

03.04.2019 13:00 di  Marco Pompeo  Twitter:    vedi letture
Il diesse Peluffo: "Vi spiego come costruire una squadra vincente. In D le grandi non hanno capito che i soldi non bastano più..."

Luca Peluffo (31) è uno dei direttori sportivi più giovani e promettenti d'Italia. A differenza di altri suoi colleghi, non ha voluto scorciatoie: il suo passato nel settore giovanile del Genoa di Enrico Preziosi gli aveva aperto diverse porte importanti ma lui ha preferito fare la cosiddetta gavetta. Farsi le ossa partendo dal basso lo sta premiando: a parlare per lui i risultati e le attenzioni che sta ricevendo dalla Serie D. Quest'anno il diesse con il suo Finale Ligure ha vinto la Coppa Italia Dilettanti Liguria e disputato sin qui una buonissima stagione in Eccellenza nonostante un budget estremamente risicato. Ma, si sà, è nelle difficoltà che si esalta l'ingegno.

Abbiamo contattato il direttore che cortesemente ha risposto alle domande di NotiziarioCalcio.com.

Direttore, ci riassuma in poche battute la stagione del Finale.
"Dopo la retrocessione dalla Serie D abbiamo ricostruito partendo da una rosa molto giovane perché non avevamo il budget di altre società. Siamo partiti molto bene in campionato ed abbiamo conquistato la Coppa Italia. Fino a quando c'è stato mister Caverzan in panchina abbiamo viaggiato in zona playoff, miglior difesa del campionato con un bel gioco. Poi per una serie di problematiche, ed il tecnico che ha dovuto lasciare per motivi strettamente personali, siamo finiti nel limbo di centro classifica con qualche risultato negativo. Ne abbiamo viste diverse quest'anno e per me è stata una stagione importante perché ho fatto veramente tanta esperienza".

Il tutto in linea coi programmi societari? Cosa le aveva chiesto il club quando si è rivolta a lei ad inizio stagione?
"L'obiettivo era di fare il meglio possibile. Sapevamo che c'erano squadre con una possibilità di spesa diversa dalla nostra e molto più attrezzate. Quindi diciamo che i risultati sono positivi perché abbiamo messo in vetrina tanti giovani interessanti giocando un calcio veramente importante ed in più abbiamo messo un trofeo in bacheca con la vittoria della Coppa Italia. L'annata per questo la ritengo positiva".

Domanda scontata, se la sarebbe dovuta aspettare. Quando non sono i soldi a determinare un progetto sportivo, come si costruisce una buona squadra?
"Serve tanta passione, conoscenze ed anche della fortuna. Un mix di questi elementi ti porta poi a scegliere il giocatore giusto, a rilanciare chi magari precedentemente aveva giocato un po' di meno o era infortunato. Io quest'anno ho puntato su tre calciatori che venivano ad esempio da infortuni, che non giocavano da un po' di tempo ed hanno fatto veramente molto bene. Quando non si hanno determinati budget devi avere voglia di fare, quando non puoi scegliere devi inventarti qualcosa".

Il suo futuro sarà ancora al Finale?
"Mi sono trovato molto bene qui a Finale e certamente a fine stagione mi siederò a tavolino con i vertici societari per sapere se vogliono continuare a darmi fiducia ed i programmi da attuare. Qui c'è un club ambizioso che vuole puntare sempre al massimo dei risultati ottenibili nella categoria in cui milita. Il Finale, indipendentemente dalla mia figura, lotterà sempre per essere protagonista. Detto questo è vero che ho ricevuto già qualche chiamata anche da club di categoria superiore ma la mia priorità resta il Finale anche perchè mi hanno dato fiducia ed a trentuno anni non è semplice trovare una realtà che te la dia".

Da addetto ai lavori lei segue ovviamente la Serie D. Mai come quest'anno ci sono tanti club blasonati nella massima serie dilettantistica. A parte Bari, Mantova e Como (queste due peraltro duellanti) nessuna è riuscita ad imporsi, tutte hanno fatto o stanno facendo fatica. Come se lo spiega?
"La verità è che i soldi non bastano più da soli per vincere i campionati e questo è vero soprattutto in una categoria come la Serie D. Ci vogliono le competenze perchè non basta più il nome anche se è una piazza importante. Molte volte vai a giocare contro realtà che danno tutto contro di te quindi bisogna calarsi nella categoria cosa che non è detto che facciano calciatori provenienti da altre realtà. Dico che non è semplice. Basta vedere lo stesso Avellino che vede davanti a lei una squadra come il Lanusei costituita da ottimi elementi ma non da nomi importanti come quelli che vantano tra le proprie fila i biancoverdi. In queste categoria qui la regola dei soldi, del blasone e dei giocatori con una carriera importante alle spalle vale di meno. Ci vuole passione, gioventù ed idee. Perchè, come detto, magari vai a giocare contro realtà piccole che contro di te fanno la partita della vita".