L’anno fenomenale di Pirone: “Scafatese, che gruppo. Quando ho calciato la punizione decisiva già sapevo come esultare”

Promozione Campania
25.04.2018 07:30 di Giovanni Pisano   vedi letture
L’anno fenomenale di Pirone: “Scafatese, che gruppo. Quando ho calciato la punizione decisiva già sapevo come esultare”
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Una stagione fantastica per il numero 10 della Scafatese Valentino Pirone: arrivato in casa canarina nel mercato di dicembre, l’attaccante si è trovato subito a suo agio nello scacchiere allestito dalla presidenza Cesarano e gestito da Giovanni Macera, togliendosi grandissime soddisfazioni, come superare il traguardo delle cento reti in carriera, entrare nella top 11 stagionale e mettere la firma sul gol decisivo nella giornata della matematica promozione in Eccellenza.

Valentino, per te una stagione veramente particolare: oltre venti reti complessive, superato il traguardo dei 100, campionato vinto e, soprattutto, la nascita di tua figlia. È un anno forse irripetibile?

È stata una stagione bellissima, con 21 reti in totale, 8 con l’Albanova e 13 con la Scafatese. Sono contentissimo di aver superato le cento reti con questi colori e diciamo che, anche se si punta sempre a migliorare, di questo anno possiamo accontentarci, anche perché è arrivata la nascita di mia figlia Chiara a rendere tutto ancora più bello.

Sei arrivato a Scafati con la squadra che era già prima, però poi è iniziata una vera cavalcata. C’è stato un momento in cui hai pensato che si potesse anche perdere? E quando, invece, hai capito che nessuno avrebbe più fermato la Scafatese?

Quando ho lasciato l’Albanova la squadra era a +5 sulla seconda, mentre la Scafatese aveva solo un punto d vantaggio, però le tre vittorie prima di Natale furono fondamentali; ricordo ancora l’emozione del gol all’esordio, dopo appena dieci minuti, e anche la punizione con la Rocchese, che ci fece vincere nonostante si giocasse su un terreno impraticabile. Con quella vittoria spiccammo il volo e, quindi, posso dire che non ho avuto mai paura di perdere questo campionato, perché eravamo un gruppo molto compatto con un allenatore capace di farci rendere al meglio.
Poi arriva il pomeriggio di Baronissi: tu parti in panchina, poi entri e nel recupero realizzi il gol che vale la matematica vittoria del campionato: ci sapresti raccontare quel momento, cosa hai pensato prima di calciare e subito dopo aver visto il pallone entrare…

Che settimana intensa fu quella: mia moglie partorì il venerdì, il sabato non riuscii a fare la rifinitura e quindi il mister mi fece partire in panchina. Entrai a dieci minuti dalla fine e quando Martone si procurò la punizione mi presi la responsabilità di calciarla pensando che sarebbe stato fantastico fare la prima dedica a Chiara e rendere felici i tifosi all’ultimo secondo. Quando la palla entrò corsi sotto la curva facendo l’esultanza della culla. Una giornata indescrivibile.

A Scafati hai trovato un bel gruppo, ci puoi raccontare qualche aneddoto che certifica l’unione della squadra?

La Scafatese aveva già un gruppo compatto che, dopo l’arrivo mio, di Liccardi e di Sorrentino è diventato ancora più unito, perché abbiamo portato quel pizzico di “napoletanità” che mancava. Ma non è stata solo una questione relativa alla squadra: il Presidente è una persona senza peli sulla lingua, che a volte recita la parte del duro ma è buono nell’anima. Mario De Simone è il cuore della Scafatese, tutto passa per le sue mani; Carletto Staiano e Gigi Casarucci hanno a cuore le sorti di questa squadra senza alcun interesse. Poi ci tengo a spendere due parole per Formisano, a cui ho regalato la mia maglia numero 10: per me è stato un onore perché dai suoi occhi traspare l’amore per questa maglia e, più che mia, io penso che sia sua, anche se non la indossa in campo; io l’ho solo presa in prestito per qualche mese e onorata al massimo.

Adesso è giusto godersi la vittoria. Quando si inizia a parlare di futuro?

Adesso ci godiamo la vittoria, poi al futuro cominciamo a pensarci tra qualche mese. Un saluto a tutti e Forza Scafatese.