Palermo, l'ex capitano Martinelli: «Ho perso i sogni. Sto col fiato sospeso»

27.10.2020 13:26 di Maria Lopez   vedi letture
Palermo, l'ex capitano Martinelli: «Ho perso i sogni. Sto col fiato sospeso»

Si è raccontato in esclusiva al Corriere dello Sport in edicola stamane l'ex capitano del Palermo, Alessandro Martinelli. Ed il suo è un racconto che non può non colpire tutti quelli che amano il calcio. Martinelli ha infatti dovuto appendere gli scarpini al chiodo a soli 27 anni per una malformazione cardiaca diventata pericolosa per la sua vita se avesse continuato a giocare.

«Mi è caduto il mon­do addosso. Sto affrontando la partita della paura. I primi tempi mi sono isola­to, nonparlavo con nessuno, stavo male e piangevo. Poi piano piano con l’aiuto di Alice, la mia fidan­zata, della famiglia, degli amici, e dei miei ex compagni mi sono ri­preso. Ora cerco di farmene una ragione e di vincere anche que­sto speciale “campionato” ripar­tendo da zero. Mi vengono i bri­vidi a pensar e quello die poteva accader e se avessi continuato. Ho un aneurisma all’a­orta, in Italia i parametri sono più severi che all’estero, mi hanno det­to che rischiavo di rimanerci. La prima diagnosi al mio arrivo in Italia nel 2008. Fino a podri mesi fa er a tutto ok. Poi la scoperta di una maggiore dilatazione e i me­dia mi hanno consigliato di fer­marmi e di svolgere una vita nor­male. Come se fosse facile visto die la mia identità di atleta è sta­ta cancellata. Riprendere? Non ho mai pensato di smette­re. Non volevo arrendermi. Sono stato a Genova e Milano, nessu­no mi ha dato sper anze. In Svizze­ra avrei potuto ottener e l’idoneità ma il problema sarebbe rimasto e per una botta o mio sforzo intenso avrei risdiiato la rottura dell’aorta e la morte. Fra poco farò un altro controllo per vedere se continuo a peggiorar e o se invece il problema era solo legato all’attività agonisti­ca. Sto col fiato sospeso. Mi hanno rubato le fantasie di bambino che amava il pallone, l'Inter, Ronaldo, la serie A, distrut­to un sogno die era diventato realtà. Un colpo durissimo. Non mi sono completamente ripreso dallo shock. Senza un pallone, mi sento in trappola e di vivere come nel film “Ricomincio da capo” quan­do ogni giornata trascorre ine­sorabilmente allo  stesso modo. Alternativa al calcio? Nell’azienda di pulizia di fa­miglia, non mi d vedo. Mi han­no proposto di lavorare in banca: dopo una vita passata all’aria aper­ta mi sembrerebbe una prigione. Ho pensato al corso per diretto­re sportivo ma senza licenza lice­ale sono escluso o dovrei studiare per cinque anni per provarci. Sto valutando l’idea di lavorare con il mio ex agente per scopri­re nuovi talenti in Svizzera. Cono­sco l’ambiente, se hai contatti puoi guadagnare tanti soldi e recupera­re quelli persi. Solo dovrò metter­ti la stessa passione che con il cal­do. Allenatore? Non mi d vedo a gestire venticinque persone, sarei troppo buono con tutti e il mestie­re richiede severità».