Pro Patria, Le Noci: "Non mi sono mai fermato ed è ancora presto per appendere gli scarpini al chiodo"

Fonte: varesesport
Pro Patria, Le Noci: "Non mi sono mai fermato ed è ancora presto per appendere gli scarpini al chiodo"

Cresciuto nelle giovanili del Como, un passato all'Hellas Verona e un presente alla Pro Patria, con cui ha totalizzato 26 gol e 17 assist in 94 presenze, dal suo arrivo nel 2017. In due parole: Giuseppe Le Noci, l'attaccante lombardo protagonista di un'ampia intervista ai microfoni di Varesesport.com.


Sei gol segnati contro la Pro Patria, 4 a Busto in 5 gare. Lo Speroni era per te un posto speciale già prima che approdassi in biancoblu?
"La verità? Non ci ho mai fatto caso. Me l’hanno segnalato quando sono arrivato qui. Credo sia solo una coincidenza. Come quella di fare sempre gol contro la Carrarese. Mi succedeva anche a Como. In Toscana non perdono occasione per farmelo notare…".

Pronto a tornare in campo?
"Non mi sono mai fermato. Ma allenarsi è un’altra cosa. Mancano le partitelle, i contrasti, la palla. Non saprei neanche dirti qual è il mio stato di forma. Dopo 3 mesi è come rientrare da un infortunio. Una cosa mai provata. Se poi la domanda riguarda la possibilità di tornare a giocare il campionato, beh, credo che ci siano troppe incognite. Sappiamo ancora poco di questo virus. Trasmissione, pericoli, contagio. Ognuno dice la sua. Con poche certezze. Magari aspettando ancora qualche settimana, verranno ridotte le restrizioni e ammorbiditi i protocolli. Ma la Serie C tra giornate residue e playoff avrebbe bisogno di un paio di mesi. Più la ripresa degli allenamenti. Mi sembra un’ipotesi non praticabile".

Sei uno dei 7 giocatori sempre in rosa dalla stagione della promozione e dello Scudetto Dilettanti. Un nucleo storico con quale traguardo nella stagione stoppata a fine febbraio?      
"L’obiettivo è sempre stato la salvezza. Il prima possibile. Se vogliamo porre la permanenza in C a quota 40, non ci mancava molto. Quest’anno il gruppo è cambiato parecchio. Inserendo tanti giovani. Avevamo raggiunto una buona confidenza. Ed eravamo un bel gruppo. Una delle cose che più mi manca in questa pandemia".   

Cosa succederebbe se l’anno prossimo ci fosse un cambio in panchina?    
"Con il mister mi sono sempre trovato benissimo. Molto preparato, un grande professionista. Ma non credo sia corretto legare il mio futuro al suo. In ogni caso, non ho parte in queste scelte".

Alla voce data di nascita, la carta di identità recita 22 gennaio 1982. Già individuato il chiodo a cui appendere gli scarpini? 
"Ci ho pensato, ma non è il momento. Ho ancora tanta voglia di giocare e mi sento bene. Certo, qualche ragionamento l’ho fatto. E’ inevitabile. Mi piacerebbe restare nel mondo del calcio. Anche se con questa crisi è davvero difficile immaginare cosa potrà succedere. Ripeto, qualche anno buono penso di averlo ancora". 

Torniamo all’argomento d’apertura. Da nemesi a icona dello Speroni, è stato difficile?
"Per niente. In certi casi alcuni tifosi ti fanno pesare la condizione di ex avversario. A Busto non è assolutamente successo. Mi sono trovato subito bene, in un ambiente professionale e di spessore nonostante fossimo ancora in D. Credo di essere apprezzato perché ho sempre dato tutto me stesso. E’ il mio modo di essere. Restare anche l’anno prossimo? Mi piacerebbe. Non è neppure il caso di dirlo. Ma devono ancora succedere tante cose. E dobbiamo prima chiudere questa stagione. Anche se non sappiamo come".     

Sempre in tema di icone, le tue personali?
"Baggio e Del Piero. Senza alcun dubbio. Li ho sempre ammirati. Davvero bello vederli giocare".

Per finire, Le Noci più 10 o 9 mezzo?
Sorridendo: "Dai, diciamo 10 all’inizio di carriera e 9 e mezzo oggi. Anche se il piacere nel fare qualche assist credo mi sia rimasto".