Pro Sesto, mister Andreoletti: «Sono curioso e motivato di cimentarmi con la Serie C»

10.08.2022 14:45 di  Redazione NotiziarioCalcio.com  Twitter:    vedi letture
Pro Sesto, mister Andreoletti: «Sono curioso e motivato di cimentarmi con la Serie C»

Mister Matteo Andreoletti si racconta all'ufficio stampa della Pro Sesto.

Buongiorno mister, prima di chiederti come sta andando la prima fase della preparazione precampionato, iniziamo con il presentarti ai nostri tifosi, a partire da dove vieni, calcisticamente parlando.
“Io comincio la mia vita da calciatore con dieci anni nel settore giovanile dell’Atalanta, un’esperienza bellissima in un ambiente che considero uno dei top in Italia. Crescere lì, dai Pulcini fino alla Primavera, ti permette di apprendere alcuni valori che poi ti porti dentro per tutta la vita, non solo dal punto di vista calcistico. Dopo l’Atalanta, con la quale mi sono tolto anche grandi soddisfazioni, come l’essere premiato miglior portiere al Viareggio, qualche anno in Serie C, uno dei quali qui alla Pro, e la decisione di smettere, una scelta personale perché mi sentivo più adatto a ricoprire altri ruoli nel calcio.”

Quando è maturata la scelta di voler diventare un allenatore?
“Praticamente da subito. Fin da quando ero ragazzino guardavo il calcio con un occhio più da allenatore che da calciatore. E dal primo giorno in cui ho iniziato ad allenare, ho provato sensazioni che negli anni sul campo non avevo mai provato, pur avendo giocato tra i professionisti. Alcuni passano dal prato alla panchina molto tardi, a me è successo molto presto e sono contento della scelta.

Oggi Matteo Andreoletti è l’allenatore più giovane d’Italia nei campionati professionistici. Cosa significa per te?
“Credo che l’età conti poco, e questo discorso non vale solo per il calcio. Se poi guardo a quanto ho fatto finora, è sì vero che ho 33 anni, ma anche oltre 200 partite in Serie D, con Seregno, Inveruno e Sanremese, quindi un po’ di esperienza già me la sono fatta. Certamente sono curioso e motivato di cimentarmi con la Serie C per la prima volta, ma non mi sento un “esordiente”. In 7 stagioni di Serie D ho fatto tanto, nel bene e nel male, maturando anche grazie alle delusioni, ai risultati meno positivi, che mi hanno aiutato a migliorarmi.”

C’è un allenatore al quale ti ispiri?
“Sono tanti i tecnici bravi oggi in Italia. Cerco sempre di poter seguire il lavoro dei colleghi e cercare di carpire dall’uno o dall’altro un particolare, un’attenzione; fare bene l’allenatore significa osservare – meglio se di persona nelle sedute di allenamento – anche il lavoro altrui e tenersi costantemente aggiornato. Se devo fare dei nomi, ma solo come esempio, posso citare la fase difensiva di Gianpaolo, o quella offensiva di De Zerbi o certi movimenti di Sarri. Tutto va riportato poi alla propria di idea da proporre, va reso personale.”

In campo, da cosa si riconosce una tua squadra?
“A 33 anni non ho la presunzione di pensare di avere un “mio” calcio da raccontare. Siamo tutti consapevoli che tutte le squadre entrano in campo per vincere e allora proviamo a vedere come arrivare alle vittorie. Il primo ingrediente fondamentale è l’organizzazione collettiva: una squadra che sappia sempre cosa fare, con la palla e senza, quando attacca e quando difende. Organizzata e con un’identità chiara, riconoscibile dall’esterno ma soprattutto dall’interno. Poi ci sono i fattori esterni: posso anche dire che mi piace fare tanto possesso palla, ma la possibilità di riuscirci dipende anche dal livello – tuo e degli avversari- e allora bisogna sapersi trasformare”.

Com’è maturata l’idea di una nuova esperienza alla Pro in veste di allenatore?
“Da un colloquio molto schietto e diretto con la Società. Senza volermi vendere illusioni, mi è stato presentato un progetto basato sull’organizzazione, sulla crescita dei giovani, sul mantenimento della categoria, e io, d’altro canto, ho fatto presente le mie idee. Ci siamo trovati in sintonia, sia con le persone che già conoscevo in Società, sia con chi ho incontrato per la prima volta, come il d.s. Botturi. Sin dai primissimi giorni si è creata un’alchimia importante.”

Quanto è importante per un allenatore la scelta del proprio staff e come l’hai scelto?
“La ritengo fondamentale, in particolare nel calcio di oggi. Credo che nessun allenatore, nemmeno ai livelli più alti, possa considerarsi completo. Ecco allora che subentra la necessità di farsi affiancare dalle persone giuste, che ti possano completare, non soltanto dal punto di vista tecnico, ma anche in altri aspetti, come quello relazionale, nella gestione delle risorse umane. E qui alla Pro sono molto soddisfatto e vedo unità di intenti, sia da parte delle persone che ho portato io, sia di chi ho trovato già in organico. Avverto in loro grande fiducia nei miei confronti e voglia di lavorare.”

Dopo la prima fase del ritiro, quali sensazioni hai?
“Il mio staff e io arriviamo all’inizio di stagione con grande entusiasmo, con la voglia di confrontarci con la categoria, ma poi tanto dipende dalla disponibilità e da come rispondono i calciatori. E devo ammettere che nemmeno nelle mie più rosee aspettative avrei mai pensato di trovarmi davanti un gruppo così straordinario, dal punto di vista dell’atteggiamento e della disponibilità al lavoro, sia da parte dei giocatori più giovani, sia da chi era già qui nelle passate stagioni e che aveva conosciuto gestioni tecniche differenti. Se c’è questo tipo di approccio, che mi auguro continui, allora serve soltanto del tempo per poter mettere in pratica quanto stiamo preparando.
In ritiro stiamo lavorando tanto, la richiesta dal punto di vista fisico e anche cognitivo è parecchio impegnativa, quindi sono consapevole che servono tempo e pazienza.
La cosa più bella che ho riscontrato in questi primi test amichevoli è l’abnegazione e la voglia dei ragazzi di provare quanto proviamo in settimana. Se continuiamo a lavorare in questo modo, magari servono un allenamento in più, una gara in più, ma gli obiettivi si raggiungeranno. Tutto passa dal lavoro, ne sono convinto.”

Quali sono le tue aspettative sul campionato, al di là di piazzamento e risultati?
“Se guardiamo alle squadre del girone che andremo ad affrontare, per prima cosa dobbiamo essere consapevoli che le difficoltà ci saranno. Esserne consapevoli è già un buon punto di partenza. Non sarà una stagione semplice, bisogna essere onesti: sono cambiate cose nella società, nello staff tecnico, nell’organico, con tanti giocatori nuovi, per la maggior parte giovani. Se staremo uniti, come società, staff, squadra e tifoseria sapremo affrontare al meglio queste difficoltà. Al di là del raggiungimento dell’obiettivo che la società si è posta, cioè il mantenimento della categoria, mi interessa il “come” ci arriveremo. E questo per me significa vedere una squadra che lavora, organizzata, che suda la maglia, ma che gioca a calcio e fa entusiasmare la tifoseria con questo tipo di atteggiamento, di approccio. Una squadra che esca sempre dal campo tra gli applausi meritati del pubblico, indipendentemente dal fatto che un pallone possa essere andato sul palo o finito in rete.
Una squadra che lavora in settimana e poi la domenica dà tutto per la maglia, perché quella della Pro Sesto è una maglia gloriosa!”