Lauro: «Serie C semiprofessionistica fondamentale per ripartire»

04.06.2020 11:00 di  Nicolas Lopez   vedi letture
Fonte: corriere adriatico
Lauro: «Serie C semiprofessionistica fondamentale per ripartire»

«I verdetti vanno emessi perché i campionati erano avviati verso il rush finale. Vincere così elimina però l’enfasi che avremmo provato se avessimo completato l’opera sul campo: resterà per sempre una promozione a metà».

Avrebbe voluto festeggiare il salto di categoria sul rettangolo verde Maurizio Lauro che aspetta l’esito del Consiglio federale della Figc, in programma lunedì, prima di pronunciare la parola serie D. Per il trentanovenne tecnico del Castelfidardo, in vetta all’Eccellenza con due punti di vantaggio sull’Anconitana al momento della sospensione per il Coronavirus, il significato della promozione varrebbe doppio trattandosi della prima esperienza sulla panchina di una prima squadra dopo lunghi trascorsi da calciatore in A e B con le maglie di Cesena, Ascoli, Reggina e Ternana.

Mister Lauro, qual è stato il vostro segreto?
«La forza di crederci sempre, nonostante la presenza dell’Anconitana che tutti indicavano come sicura trionfatrice. Non ci siamo accontentati di inseguire i playoff, ma abbiamo sempre puntato al primato, strappato al momento giusto grazie al successo nello scontro diretto con i dorici una settimana prima dello stop definitivo».

In D si rinnoverà il duello Castelfidardo- Anconitana?
«In primis dobbiamo andarci noi, visto che l’ufficialità ancora manca. Se verranno confermate le 36 retrocessioni resteranno da assegnare i 7 posti previsti dal regolamento per le seconde classificate d’Eccellenza e la società biancorossa avrà molte carte da giocare nelle graduatorie di merito che verranno stilate. Senza considerare le caselle che dovrebbero essere liberate dalle mancate iscrizioni o dalla possibile ristrutturazione dei campionati».

Pensa che verrà attuata già dalla prossima stagione?
«I vertici della Figc sono motivati ad accelerare i tempi, ma bisognerà fare i conti con le varie componenti. Le associazioni che tutelano allenatori e calciatori alzeranno la voce non potendo accettare che vadano in fumo contratti pluriennali da professionisti stipulati dai propriassistiti».

Trova giusta l’idea della riforma?
«Dal punto di vista formale sì. La serie C non è più sostenibile per molti club, alle prese con entrate ridotte all’osso e un sistema contributivo e fiscale sproporzionato: solo grandi piazze come Bari, Vicenza, Monza, Reggina, Ternana o Triestina possono reggere l’urto. Allargando la B a 40 squadre e trasformando la terza serie in una categoria semiprofessionistica si garantirebbe ossigeno vitale a tante proprietà».

La C è in rivolta per la proposta di giocare playoff e playout…
«I vertici del calcio non potevano agire diversamente visto che A e B ripartiranno e le sentenze a livello professionistico dovranno essere per forza decretate. Le modalità di disputare solo la post season possono piacere o meno, ma tutto parte dalla volontà dei presidenti che avevano votato per non concludere i campionati. Se invece di preoccuparsi dei loro esclusivi interessi avessero pensato a quelli del calcio in generale non si sarebbe arrivati a questa soluzione».

Le proteste non mancano nemmeno in D…
«Qui il discorso è diverso perché lo stop è stato imposto dall’alto. Sembra in effetti esagerato condannare quattro squadre per girone con otto o più partite da disputare, senza la possibilità di effettuare i playout. Vedremo se il Consiglio federale confermerà l’orientamento: in ogni caso ritengo che la maggior parte eviterà la discesa in Eccellenza attraverso i ripescaggi».

La crisi si farà sentire?
«Ne saranno condizionati tutti gli ambiti lavorativi e il calcio non potrà certo rappresentare un’eccezione. Molte aziende stenteranno ad assicurare le consuete sponsorizzazioni e i club saranno costretti a operare con risorse limitate. Il ridimensionamento è già in atto e obbligherà mister e calciatori ad adeguarsi».

Teme una stagione senza pubblico?
«Stanno riaprendo i vari luoghi di ritrovo, non vedo perché a settembre debba essere negato l’ingresso del pubblico negli stadi. Sarà indispensabile prendere le dovute precauzioni, rispettando il distanziamento e limitando la capienza degli impianti, ma lo sport deve continuare ad essere aggregazione».