Mantova, Ricci pronto a tornare: "Pensavo fosse finita la mia avventura biancorossa. E invece..."

22.03.2018 21:30 di  Giovanni Pisano   vedi letture
Fonte: Gabriele Ghisi - Voce di Mantova
Mantova, Ricci pronto a tornare: "Pensavo fosse finita la mia avventura biancorossa. E invece..."
© foto di Foto Bergavi

Dal 29 ottobre al 10 marzo. Quattro mesi e mezzo di attesa, tra sofferenza e speranza, scoramento e tenacia. Quattro mesi e mezzo in cui Renato Ricci ha vissuto emozioni contrastanti, ma con un unico obiettivo: tornare a giocare. Il 29 ottobre il centrocampista biancorosso cresciuto nell’Inter («ma sono sempre stato milanista» precisa) si infortunò gravemente durante Mantova-Liventina. Frattura del perone con interessamento del legamento della caviglia. Da qui parte il suo racconto.

Dunque, Renato, cosa accadde?

«Ero in forma. Venivo da tre partite buone ed anche contro la Liventina stavo giocando in maniera discreta. Poi quello scontro fortuito in area».

Hai compreso subito la gravità dell’infortunio?

«Sì. Ho sentito il “crac” della gamba, non c’era molto altro da capire».

Qual è stata la prima sensazione?

«Di inevitabile abbattimento. E di cattivi pensieri».

In che senso?

«Pensavo che la mia esperienza a Mantova fosse finita lì. Solitamente in Serie D, se cadi in un infortunio così lungo, non ti aspettano».

E invece?

«I dirigenti e il mister mi dissero di stare tranquillo e che mi avrebbero aspettato. È stato il primo segnale che mi ha dato la forza di reagire. Mi sarebbe dispiaciuto lasciare: ero lì dal primo allenamento a Cagli (insieme a Moi e Saccavino, Ricci è l’unico rimasto in organico, ndr) e ormai mi sentivo parte del progetto».

Come hai vissuto il periodo di inattività?

«Non benissimo. Però, grazie al mio carattere e alla vicinanza dei miei compagni e dello staff, ho superato anche i momenti più difficili. Chi con un pensiero, chi con un incoraggiamento, chi con una pacca sulla spalla, tutti mi sono stati vicini. Li ringrazio».

Qual è stato il momento più difficile?

«Paradossalmente quando ho ripreso a correre. Ho fatto molta fatica. Ma, anche qui, i compagni mi hanno rincuorato: da Correa a Moi, a tutti gli altri».

Il ritorno in campo era previsto con la Juniores...

«Già. Ma una volta c’era il terreno pesante e hanno preferito non rischiarmi; e la volta dopo la partita è stata rinviata. Ho pensato: sta a vedere che non gioco più».

È finita che sei tornato in campo con la prima squadra. E proprio contro la Liventina...

«Una sorpresa anche per me. Ho giocato solo gli ultimi 5 minuti ma è stato bellissimo. Quando sono entrato non capivo nulla dall’emozione, poi mi sono ripreso. Abbiamo vinto una partita sofferta e, nel mio piccolo, sono felice di aver dato anch’io una mano».

È vero che un avversario ti ha minacciato di spaccarti ancora la gamba?

«Verissimo, purtroppo. Ma non l’ho preso sul serio, anzi mi ha caricato. Rimane comunque un’uscita di pessimo gusto, che non augurerei al peggior avversario».

Sabato scorso hai finalmente giocato 56 minuti con la Juniores...

«Anche quando scendi in campo con i giovani devi metterci impegno e concentrazione. È stato un buon test, anche se devo migliorare la fluidità della corsa e alzare i ritmi».

E adesso?

«Il prossimo passo è tornare a giocare al Martelli, davanti ai nostri tifosi. Ma con la prima squadra, però».

Infortunio a parte, che annata è stata per te?

«Un grande anno. Mi ha ricordato l’esperienza di Avellino: si ripartì dalla D, poi salimmo in C col ripescaggio e in 3 anni fummo in B».

Beh, un precedente di buon auspicio...

«Me lo auguro. Non so che intenzioni abbia la società al riguardo. Posso solo dire che finora non ci ha fatto mancare nulla e credo abbia costruito una buona base da cui ripartire. Io spero di fare ancora parte del progetto».