Tavecchio e la banana è già un fatto (Stra)vecchio

Dalle banane ad Opti Poba passando per Carlo Tavecchio: che tristezza l’Italia del pallone!
02.08.2014 07:00 di  Daniele Manuelli   vedi letture
Tavecchio e la banana è già un fatto (Stra)vecchio
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C’è qualcuno che pensava che dopo un mondiale orribile, dopo le dimissioni di Abete e Prandelli, l’Italia avesse voltato pagina affidandosi a persone capaci, determinate ma soprattutto giovani. Poveri illusi! Al capo della Federazione si candida un certo Carlo Tavecchio, già presidente della LND, persona competente, avanti con gli anni ma indietro (?) su certi concetti che riguardano la pelle. Tavecchio pare rilassato perché fin da subito è sostenuto dai “grandi del calcio”, pace bene per Albertini che nonostante una vita da mediano (come cantava il mitico Ligabue) ha la colpa di essere un giovane (persona in questo momento più indicata) ricco d’idee. Purtroppo Albertini fa parte della stirpe dei deboli, di quelle persone che nel mondo del calcio ci stanno, sanno starci e rispettano il codice etico, ma purtroppo se sei fedele a tali ideologie, in qualche modo, la paghi! Allora spazio ai grandi, a coloro che attraverso i media vogliono farsi conoscere e dilungarsi in inutili discorsi. Semmai qualcuno non l’avesse capito, quel che conta in questo paese è l’ottica del cambiamento. Ci vogliono i fatti e non le solite e semplici parole che ormai i lettori, gli appassionati leggono e sentono ogni giorno.
Carlo Tavecchio e la sua frase:Opti Poba è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio” stanno facendo il giro del mondo. E’ accesissima la battaglia sul web, specie sui social network per chi lo vorrebbe già da subito allontanato dall’elite. Non sono mancati i commenti neppure dei tanti giocatori che hanno raccolto questo esempio per dimostrare la loro amarezza. Tavecchio probabilmente era indaffarato la sera in cui il difensore del Barcellona Dany Alves raccolse la banana lanciata in campo dai tifosi del Villareal e se la mangiò quasi sogghignando. Quel gesto divenne lo spot universale contro la volgarità razzista tanto da spingere anche il politico Renzi ad emularlo. Il candidato dev’essersi mancato anche l’intero dibattito che ne è seguito, giacché venerdì, nel suo fluviale discorso (preparato intensamente con la collaborazione di 17 persone) è scivolato proprio su una buccia di banana. La sua frase ha recato  indignazione  e di conseguenza dovrebbe (?) divenire una squalifica senza appello per la carica cui aspira. Tavecchio, naturalmente, fa sapere che a rinunciare non ci pensa nemmeno. Anzi che è amareggiato – lui!- per il peso che si è dato alla sua uscita. Intanto dal fronte che lo proclama, Berretta e Macalli parlano di strumentalizzazione ricordando l’impegno di Tavecchio in difesa dei più deboli, degli ospedali in Africa e le sue tre adozioni a distanza. Berretta e Macalli probabilmente avranno visto un film tutto loro. Rivedendo le immagini, si nota come Tavecchio sia così deciso, così energico nell’affermare ciò. Prendiamo atto delle sue belle ed interessanti iniziative a livello umano. Nessuno certamente vuol fargli la morale ma è il concetto che non può e non deve passare, sarà anche un buon diavolo, ma la sua frase non è solo un bisticcio di parole è l’indice di una forma  che allinea l’extracomunitario all’uomo nero, quindi alla scimmia, quindi alle banane, frase censurabile in qualsiasi circostanza. Da una parte mettiamoci la tensione raccolta in questo periodo, ma dall'altra anche la poca attenzione rivolta e di conseguenza la responsabilità delle parole usate. In Italia si sta combattendo una dura battaglia contro il popolo ultrà, curve degli stadi chiusi per discriminazione territoriale, ragazzini condannati per aver detto all’avversario “vu cumprà”, ora su Tavecchio vogliamo chiudere davvero un occhio? Non fingiamo, qui c’è un serio problema di credibilità delle istituzioni. Un uomo che ha detto tale frase non può guidare la Figc come non può presentarsi all’Uefa dopo che ci sono persone che da anni -i n collaborazione con molti giocatori - stanno cercando di abbattere questo problema: che autorevolezza avrebbe in questo caso Tavecchio? C’è solo da sperare che costui  capisca e veda l’enormità del buco in cui si è ficcato e si convinca a fare spontaneamente retromarcia, in caso contrario, a fermare la sua corsa dovrebbe provvedere l’ampio fronte che l’ha sostenuto fino ad ora, ma dubbiosi aspettiamo che qualche imprenditore importante, rimasto appassionato e vicino al pianeta pallone, si faccia sentire ora o sennò mai più. Tavecchio, con i suoi alleati, non ha le carte in regola per rinnovare il nostro movimento calcistico, la conferma l’ha fornita lui stesso. L'Italia deve ripartire in maniera esemplare, la sua frase reca un imbarazzo totale per il quale gli chiediamo, con tristezza e senza arroganza, di farsi da parte. Magari dall’altra parte Albertini, non sarà il sostituito ideale ma sicuramente, nei suoi trascorsi, ha dimostrato in campo di non scivolare neppure sotto la pioggia, figuriamoci su una buccia di banana. Il colore della pelle non deve rappresentare un problema e se nel 2014 c’è ancora qualcuno che la pensa così, non ci rimane che consigliarli un buon dottore e un bravo psicologo.