Licata, Porcaro a NC: "Posizione calciatori va tutelata. Club siano responsabili"

31.03.2020 17:15 di  Stefano Sica   vedi letture
Licata, Porcaro a NC: "Posizione calciatori va tutelata. Club siano responsabili"

E' arrivato la scorsa estate a Licata per assumere la leadership di un gruppo giovane, reduce da una cavalcata senza freni nell'ultimo campionato di Eccellenza siciliana. Nessuno avrebbe potuto intestarsi questa responsabilità più di lui, che in carriera ha masticato il pane duro della D, attraversando anche epoche di grande gratificazione professionale in serie C con le maglie di Avellino, Aversa Normanna, Potenza e Rende, fino alla storica promozione in Lega Pro con la Sicula Leonzio nel 2017. A 32 anni, Pasquale Porcaro ha ancora tanto da dare a chi continua ad assicurargli fiducia: 26 presenze e un gol coi gialloblù, prima della sospensione forzata causa emergenza Coronavirus. Punto di riferimento indispensabile per il tecnico Giovanni Campanella. Lui e Ingrassia sono del resto i fari di un organico rampante che ha fatto emergere già individualità che potranno fare strada nel calcio dei massimi sistemi. "E questo è per me un motivo di orgoglio - sottolinea ai nostri microfoni il centrale difensivo di Bagnara Calabra -. Stavamo facendo benissimo in campionato, con la prospettiva dei play-off e un terzo posto nel mirino. Il tutto con un gruppo giovanissimo, che per larga parte aveva partecipato insieme a mister Campanella al vittorioso campionato di Eccellenza. Segno di una progettualità che ha dato i suoi frutti. Merito della società, del mister e del suo staff, di noi senatori, di questo nucleo di ragazzi straordinari e, non ultimo, del nostro pubblico. Il Liotta è stato per noi un fortino inespugnabile, tanto che è riuscito solo al Savoia di violarlo. Licata è una piazza storica, appassionata, che ha fame di calcio. Abbiamo avuto sempre una media di 3000 spettatori allo stadio. E mi vengono ancora i brividi a pensare alla grande cornice di pubblico vista col Palermo, quando ci fu il tutto esaurito. I tifosi sono stati la nostra arma in più, il nostro segreto". 

Siamo ancora lontani da una soluzione delle problematiche inerenti alla chiusura dei campionati. Cosa potrà succedere secondo te?

"Difficile dirlo. L'augurio credo sia quello di tornare presto in campo. La priorità sta comunque nella salvaguardia della salute di tutti, su questo credo che siamo d'accordo sena distinzioni di sorta. Noi calciatori stiamo vivendo una inattività che, alla lunga, ci sta penalizzando oltremisura. Siamo costretti ad allenarci da soli, ma chiaramente non è la stessa cosa che farlo in gruppo, col pallone e con delle sedute regolari e diversificate. Ovviamente qui a Licata stiamo seguendo il programma studiato per noi dal preparatore atletico Giacomo Tollini. Fatto sta che, quando ci si ferma per due mesi come in estate, scatta di regola un ritiro per preparare la stagione successiva. Ma ripeto, se riusciamo a far quadrare il cerchio coi tempi, si può ricominciare. Un'estensione fino a luglio? Non sarei contrario, per quanto mi riguarda. Tuttavia è dura avventurarci in pronostici. Siamo tutti soggetti allo sviluppo - speriamo positivo - di questa emergenza".     

Nel caso di una sospensione definitiva, come si dovrebbe procedere a tuo avviso per la chiusura formale dei tornei?

"Bella domanda. In serie D si possono salvare almeno le posizioni delle prime, per quanto i vantaggi di qualche capolista siano esigui. Magari lo si può fare stabilendo un margine di punti di vantaggio sulla seconda oltre il quale la promozione è garantita. Mi rendo conto, comunque, che gestire un problema simile è difficile. Anche perché non ci sarebbe mai unanimità tra i club e tra gli stessi addetti ai lavori".      

Ritieni che molti club tenteranno in modo più o meno diffuso di eludere gli impegni economici coi calciatori?

"Sarebbe un comportamento profondamente sbagliato. Intanto vorrei partire da una premessa indispensabile: il Licata è una società modello, che ci ha trattati coi guanti e da veri professionisti. Bisogna fare davvero un plauso al presidente Massimino, una persona seria che mantiene gli impegni e sa riconoscere il merito senza farci mancare nulla. Non so quante società abbiano rispettato finora la scadenza di febbraio nel pagamento degli stipendi. Più in generale, credo che non sia il momento per furbizie di vario tipo. Nessuno potrà nascondersi dietro questa emergenza per venire meno agli accordi presi relativamente ai tre mesi che ci separano dalla fine regolare del campionato. E purtroppo noto che, almeno nel nostro girone, qualche club sta già aggirando il problema. Noi calciatori abbiamo famiglie e viviamo di questo lavoro. Penso di poter parlare a nome di tanti colleghi, anche perché non possiamo scontare colpe non nostre. Nel frattempo va dato atto all'AIC di essersi attivata per costituire un fondo di solidarietà per tutelarci sotto questo punto di vista. La nostra Associazione si è sempre distinta per senso di responsabilità, e noi ci siamo sempre attenuti alle sue indicazioni. Se poi le società vorranno negoziare con i loro calciatori, ben venga. Saremmo i primi a sederci ad un tavolo. Ma ci vuole disponibilità da parte dei presidenti". 

Qualcuno, con varie ricette, propone una modifica della normativa sui quattro under obbligatori in serie D: che ne pensi?

"Io sono più radicale, essendo da sempre contrario a questa regola. Per me deve giocare chi è valido, non certo per la carta di identità. E un giovane troverà sempre spazio se bravo e meritevole. Nessuno impedisce alle società di valorizzare autonomamente quei ragazzi in cui credono. Non trovo neanche convincente l'idea di confermare per l'anno prossimo i quattro under con le stesse fasce di età di questa stagione (1999, 2000, 2001). Bisogna superare il concetto che le società debbano servirsi dei giovani solo per risparmiare sui costi di gestione".