Lombardia - Ciliverghe, Maspero a Di Marzio: "Il calcio è spettacolo"

24.04.2014 20:30 di  Massimo Poerio   vedi letture
Fonte: gianlucadimarzio.com
Lombardia - Ciliverghe, Maspero a Di Marzio: "Il calcio è spettacolo"
© foto di TuttoMercatoWeb.com

Riccardo Maspero: quando si dice lasciare il segno. Nei derby, ben tre. Anche nei dilettanti: valanghe di gol e assist. Poi tra i banchi: Master di Coverciano con i campioni del mondo. Ora in panchina, naturale conseguenza: a giocarsi la Serie D all’esordio con il Ciliverghe. Insomma: tanta roba. E a tutte le latitudini. Cremonese, Sampdoria, Lecce, Vicenza, Perugia, Reggiana, Torino, Fiorentina. Ma anche Fiorente Bergamo, Fanfulla, Villa d’Adda, San Paolo d’Argon e Pro Desenzano. "Debbo ringraziare innanzitutto Bruno Mazzia che mi ha lanciato a Cremona (tecnico che, peraltro, ha fatto esordire anche Baggio a Vicenza e Del Piero a Padova…). Ed Erminio Favalli, giocavo pensando come avrebbe fatto lui. Chiaramente, poi, Gigi Simoni che in grigiorosso mi ha costruito", e con cui Maspero ha anche vinto il Trofeo Anglo Italiano a Wembley contro il Derby County. Ovviamente segnando. Ma nella memoria collettiva Ricky è spesso "quello che ha fatto sbagliare il rigore a Salas”.

"In carriera ho avuto la fortuna di segnare in tre “stracittadine”, con la Cremonese contro il Piacenza, con il Genoa contro la Samp e con il Toro contro la Juve. I bianconeri erano in vantaggio di tre gol dopo mezz’ora e sembrava finita, ma l’abbiamo riacciuffata da grande gruppo quale eravamo. Il gol del pareggio che ho firmato sotto la Maratona è ancora indelebile, poi in chiusura il rigore per la Juventus…".

Salas va sul dischetto che Maspero ha praticamente crivellato con la scarpa. E sbaglia. "Se lo ricordano ancora in molti…". Meno celebre, ma altrettanto beffardo, il bis in finale di Coppa Lombardia Promozione, a Caravaggio. “Ricky” gioca nel San Paolo d’Argon contro il Sant’Angelo (piazza dove regna grande rivalità con Lodi, laddove è nato): si va ai rigori, batte il quinto, segna, prende la sfera e la consegna al giocatore avversario, ghignando e fingendo di ripetere l’ormai celebre gesto. Penalty sbagliato e la Coppa la vince il San Paolo. Già, pianeta dilettanti: «Dopo la Fiorentina, a trentatrè anni, mi hanno bollato come troppo vecchio. Speravo di trovare almeno una Serie C, invece ho conosciuto un mondo nuovo. Ne sono orgoglioso: c’è gente che ha voglia di apprendere da me ed io ho fatto lo stesso con il dilettantismo, giocando altri dieci anni su buoni livelli".

Poi il Master a Coverciano: "Da calciatore credevo di conoscere tutto del calcio, ma fare l’allenatore è totalmente un’altra cosa. Straordinario Ulivieri: da giocatore l’ho incrociato per troppo poco tempo, ma per atteggiamento, stile e modo di essere è un esempio. L’aver avuto come compagni di corso Inzaghi, Zambrotta, Grosso, Materazzi e Cannavaro, poi, è stato determinante per imparare da chi, da campione del mondo, è arrivato ai massimi livelli possibili. Proprio da Cannavaro, ad esempio, ho preso il concetto di far giocare nell’uno contro uno anche i difensori".

La tesi sul suo ruolo, il trequartista, "perchè è il primo ad essere sostituito, ma lo vogliono tutti. E’ il giocatore che fa saltare gli schemi, può mettere in difficoltà tutti: avversari, ma anche compagni…".

L’esordio sulla panchina del Ciliverghe, dove si sta giocando la Serie D: "Il calcio è spettacolo, la gente paga per questo e dunque questo è ciò che bisogna provare ad offrire. E’ questione poi di impostazione: se schiero due marcatori, un libero e due mediani… I difensori devono invece giocarla, gli esterni essere alti, la pressione nella metà campo avversaria".

Di lui il diesse del Ciliverghe Eugenio Bianchini, che lo ha voluto da allenatore ed avuto da calciatore nell’ultimo anno di carriera a Desenzano, dice: "In campo? Con noi trenta gol e trentadue assist in cinquantatrè partite, penso basti questo. Uno da fantacalcio, un esempio anche fuori dal campo. Ha vinto il pallone d’oro bresciano, per noi è stato un innesto pari a Baggio quando arrivò al Brescia. Calciava le punizioni e scendeva il silenzio, se sbagliava era di non più di un metro. La prima cosa che mi ha chiesto non è stata l’ingaggio, ma che tipo di squadra intendessi costruire. Come allenatore è stato scelto per un progetto triennale e di crescita: è quello che sta accadendo. Pecca nel reparto arretrato? Luciano Zanchini ha lavorato per anni con Prandelli (che ha peraltro allenato Maspero a Lecce) e mi dice che anche Cesare, ai tempi delle giovanili dell’Atalanta, non curava la fase difensiva…".