Emergenza Covid-19, Marco De Simone a NC: "Club siano leali con gli atleti"

09.04.2020 15:15 di  Stefano Sica   vedi letture
Emergenza Covid-19, Marco De Simone a NC: "Club siano leali con gli atleti"

"Riprendere i campionati? La vedo difficilissima. E ci sono varie ragioni per sostenerlo". Marco De Simone, ex direttore sportivo della Frattese e centrale difensivo del Napoli di Maradona nella prima stagione del fuoriclasse argentino in azzurro, è un uomo di calcio che ha attraversato tutte le trasformazioni di questo mondo, da calciatore prima e da dirigente poi. Ha vissuto cambiamenti epocali, assaporato le evoluzioni anche della società. Ed era appena un bambino quando Napoli fu scossa dall'emergenza del colera. "Ma non si possono fare paragoni con quanto sta succedendo oggi con la vicenda Covid-19 - chiarisce ai nostri microfoni -. Si trattò all'epoca di un'epidemia circoscritta, che fu debellata in poco tempo. Di analogo c'erano le stesse raccomandazioni sull'igiene personale, sul lavarsi continuamente le mani. Il vero dramma lo abbiamo vissuto col terremoto del 1980, quando ci fu un numero abnorme di vittime e anche una gara del Napoli fu rinviata. Di sicuro non si è mai verificato che i campionati di calcio fossero sospesi così a lungo. Uscirne ora è complicato, poi io ho una mia idea".

Quale?   

"Intanto temo che continueremo ad essere in emergenza anche nei prossimi mesi e a doverci gestire nella vita quotidiana praticando tutte le cautele del caso. Se ci dicono che dovremo indossare ancora guanti e mascherina, non derogando dal distanziamento, qualcosa vorrà pur dire. Poi anche i calciatori rischierebbero infortuni seri dopo un lungo periodo di inattività. E' come chiudere un'auto in garage per mesi e mesi, e poi tirarla immediatamente in autostrada a 200 all'ora. Così la si distrugge. E guai a trascurare anche l'aspetto psicologico di un atleta: sarebbe impensabile chiedergli dopo tanto tempo un rendimento immediato o un adattamento veloce a determinate abitudini. Non dimentichiamo che, dopo il caso Rugani, si sono avuti a catena altri contagi tra calciatori con relative quarantene obbligatorie anche per i familiari. Sicuramente alcune misure saranno alleggerite, anche noi potremo muoverci di più. Ma il rischio di ulteriori contagi sussisterebbe. Questo è un virus di cui si sa ancora poco. Infine, non dimentichiamoci che il calcio è uno sport popolare. Con quasi 20mila decessi solo allo stato attuale, con che coraggio si rimetterebbe in piedi una macchina di questa portata pensando ancora di attirare passione e attaccamento degli italiani? Mi sembrerebbe irrispettoso".

Tuttavia resta sul tappeto la questione stipendi. In C si sta tentando di arrivare ad un accordo. Tra i dilettanti sembra più arduo...     

"Tutelare i calciatori sarebbe il minimo sindacale. Parliamo di persone in carne ed ossa, che hanno famiglie e che, per la situazione attuale, non hanno neanche la possibilità nell'immediato di andare a lavorare per guadagnare qualcosa. Ci sono diritti e doveri: le proprietà devono metterci la faccia e dovranno farlo anche in futuro quando si parlerà di sostenibilità del sistema e dei campionati. Altrimenti assisteremo sempre a fallimenti e collassi economici in piena stagione calcistica. Intanto occorrerebbe che anche in Eccellenza sia prevista per le società una fideiussione a garanzia, magari modulata su un monte ingaggi. E poi non è più tempo per rimandare l'introduzione di un contratto economico con un minimo federale per i calciatori. In Eccellenza, questo contesto di deregulation crea persino un'alterazione della normale concorrenza sportiva. In sostanza, i campionati possono essere anche falsati in questo modo. E non è giusto soprattutto verso quei presidenti che onorano gli impegni. Ognuno faccia la sua parte. E anche in D non sono accettabili speculazioni di sorta da parte dei club, che sono chiamati a rispettare i loro oneri con gli atleti. Sarà una ripartenza difficile, ma l'auspicio è che, con regole chiare e trasparenti, il sistema ne possa uscire addirittura più forte nel medio periodo. Con club più solidi e credibili. Penso che questa sia un'urgenza di cui si sentiva il bisogno anche prima dello scoppio di questa emergenza". 

In Eccellenza è molto dibattuta anche la questione under. Specialmente in Campania dove c'è l'obbligo di schierarne tre.  

"Bisogna scendere a due. A vent'anni già si capisce se un ragazzo può fare strada o meno. Basta fermarsi all'utilizzo di due under di differenti classi di età. E il più giovane avrebbe l'anno successivo la possibilità di mettersi ancora in mostra. Poi stop. Peraltro questo abuso nell'utilizzo di under stride col fatto che, generalmente, le squadre in Eccellenza si allenano nel primo pomeriggio, come la D o i professionisti. In questo modo si impedisce a tanti ragazzi di studiare o lavorare. E l'Eccellenza non è un campionato dopolavoristico per come viene inteso".