Oggi è il giorno di Tavecchio. Tra donne handicappate, mangiabanane e quel quadro...

11.08.2014 12:30 di  Marco Pompeo  Twitter:    vedi letture
Oggi è il giorno di Tavecchio. Tra donne handicappate, mangiabanane e quel quadro...

“Caro ragioniere, ragioni!”. Mi sarebbe piaciuto cominciare così, in maniera bonaria, presentandole, presidente, un invito al buon senso ed alla riflessione. Avrei perso soltanto tempo. Lei di ragionamenti ne ha sempre fatti ma la ratio di questi era unicamente il suo personale beneficio (o della sua conventicola). Avrei perso lo stesso tempo utilizzato dal presidente Malagò quando le ha parlato di coscienza.

Non possiamo girarci intorno, la realtà dei fatti è questa e chiunque lei abbia ammansito, o addomesticato, in questi anni non potrà mistificarla, pur avendoci provato disperatamente. In fondo, oggi, si compie quel sogno che lei ha cullato sin dal suo primo giorno al Comitato Regionale Lombardia: l’ascesa alla prima poltrona della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Ricordo bene quando le fu rinfacciato di mirare a quel posto che, allora, era ancora di Abete. La sua reazione fu più o meno la stessa di quando è stato accusato di razzismo. Dichiarazioni ed interviste a destra ed a manca a giurare e spergiurare di non pensare minimamente a quella poltrona, che il suo unico e solo pensiero era rivolto al calcio dilettantistico. Arrivò addirittura al punto, questo non è noto a tutti, di incorniciare le sue intenzioni in un quadro e di appenderlo (si può ammirare nella foto sotto all'articolo), quasi a mo’ di monito, nella saletta di aspetto della sede della Lega Nazionale Dilettanti in Piazzale Flaminio.

Ed effettivamente, come ha dimostrato in questo mese, lei non ci tiene affatto a quella poltrona e se non l’avessero pregata in ginocchio di “entrare in campo” lei se ne sarebbe stato volentieri in panchina.  Perché lei ha solo e sempre voluto il bene del movimento calcistico, dei soldi non sa cosa farsene e del potere men che meno. Tutto questo quanto è vero che il suo secondo nome è Madre Teresa.

Oggi è un giorno triste per il nostro paese e non perché viene eletto lei a presidente, è un giorno triste perché muore la speranza del cambiamento, perché ancora una volta a vincere è il sistema (e di sistemi purtroppo in Italia ce ne sono diversi ed in maggioranza illegali), perché ora è dimostrato che gli uomini di buona volontà avranno da consolarsi sempre e solo con la loro coscienza pulita, ma come ha sottolineato lei ragioniere “la coscienza è privata non pubblica”. Quindi è una consolazione di Pirro.

Non si può non concordare con il collega Aldo Grasso quando ha scritto che lei non è vecchio anagraficamente, è vecchio per quello che dice e come lo dice (pensi, ancora non aveva tirato fuori Optì Poba quando Grasso lo scrisse). Vorrei poi rammentarle una cosa, difendersi dopo uno scivolone terribile come quello delle banane è stato deprecabile quasi come lo scivolone in se. All’estero ci si dimette per molto meno ma, per chi come noi è sfortunato, dobbiamo constatare che siamo in Italia e non ci si può aspettare una morale così alta e sana di principi. Sventolare la foto dei figli nel portafoglio per dimostrare a dei bigotti di essere eterosessuale ha la stessa valenza di chi dice che fa beneficenza, o che è stato in Africa, per rimarcare l’impossibilità di essere razzista. Potrei sottolineare che chi fa beneficenza in maniera seria non lo sventola mai ai quattro venti, potrei dirle che una cosa è l’immagine che vogliamo dare di noi e ben altra è ciò che siamo realmente ma sono consapevole che anche qui perderei del tempo.

Non ci ha mai detto invece nulla sulle sue battute sulle donne handicappate e sul suo aver ridotto a dipartimento il calcio femminile (accrescendo così il suo bacino di voti elettorali, che lungimiranza e programmazione!). Crediamo però che anche queste parole e questi gesti siano stati male interpretati. Lei è un puro e si batte per gli altri, questo è ormai chiaro.

Si è difeso anche da chi l’ha accusata di essere un pregiudicato, asserendo di aver commesso degli errori di gioventù ed aver pagato per responsabilità oggettiva. Vede, anche qui, il nostro sistema giudiziario non è un sistema meramente punitivo ma correttivo. Quindi ben venga la redenzione, se lei ha sbagliato e poi si è ravveduto penso sia uno spot fantastico per lei ed il nostro sistema giudiziario. Purtroppo però c’è un risvolto di cui lei non ha certamente colpe, oggi se una persona vive uno stato di indigenza tale che viene spinta a rubare un tramezzino in un supermercato viene giustamente arrestata e sconta la sua pena. Ravvedutasi, e tornata alla propria vita civile, quella stessa persona avrà difficoltà enormi a trovare lavoro: e vai a spiegarlo alle persone perbene, che preferiscono morire di fame piuttosto che delinquere, che uno come lei che ha sbagliato ora guiderà la Figc. E chi non ha mai sbagliato? Quando arriverà il loro turno?

Così come male sono state interpretate le sue parole, ne sono certo, su Lee Harvey Oswald (presunto assasino di Kennedy), nessuno sano di mente potrebbe pensare che le sue esatte parole siano state che lei è stato trattato peggio di un uomo accusato di un crimine orribile ed ucciso due giorni dopo senza che potesse difendersi in un regolare processo.

Dispiace solo che voglia stare in paradiso a dispetto dei santi, a dispetto di un paese che ha voglia di cambiare, ha voglia di onorabilità, ha desiderio di tornare ad essere orgoglioso della propria nazione. Francamente le elezioni di oggi rappresentano un ragionevole motivo in più per lasciare il nostro stato, lasciarlo a se stesso e badi bene, non perché non lo si ami. Viene in mente, a tal proposito, Eduardo De Filippo quando invitò i giovani napoletani a scappare da Napoli. Quella stessa città profondamente amata ed ammirata dal drammaturgo italiano. Quella città purtroppo in mano agli uomini sbagliati e gli uomini, lei ne è fulgido esempio, purtroppo non cambiano. Ecco, in questo mancato cambiamento stava l’invettiva di De Filippo: “Fuggite”. Con il cuore a pezzi ad un figlio, oggi un buon padre non può che consigliargli di fuggire dal nostro paese che non cambierà mai.