Alessio Zerbin, calciatore di proprietà del Napoli attualmente in forza alla Cremonese, ha condiviso le proprie riflessioni sul trionfo tricolore conquistato con gli azzurri nella stagione 2022-2023. In un'intervista rilasciata a Michelangelo Ienco su YouTube, l'esterno ha aperto il cuore sul significato profondo di quella vittoria storica e sui rapporti costruiti durante la propria esperienza partenopea.
Il ricordo dello scudetto, arrivato dopo oltre tre decenni di attesa per la città di Napoli, continua a suscitare forti emozioni nel giovane calciatore. "Emozionante. È stato bello anche per la mia famiglia. Un bel ricordo, al di là di tutto. Vincere lo scudetto a Napoli dopo 33 anni e vivere quello che abbiamo vissuto al mio primo anno in Serie A... Anche se non sono stato tra i protagonisti, ho avuto la possibilità di stare in mezzo a quel gruppo di campioni e starci veramente bene. Ci siamo divertiti e lo si vedeva anche in campo. La mia famiglia meritava di essere lì con me, visti tutti i sacrifici che i miei cari hanno fatto: è stata una gioia immensa per loro che hanno sempre creduto in me", ha dichiarato Zerbin.
Nonostante il ruolo da comprimario nella cavalcata verso il titolo, l'esperienza vissuta all'interno di quella squadra ha rappresentato per il calciatore un valore inestimabile. L'opportunità di osservare da vicino atleti di livello assoluto e di condividere con loro momenti di crescita professionale e umana ha lasciato un segno indelebile nella sua carriera. La coesione del gruppo e la serenità che caratterizzava l'ambiente si riflettevano nelle prestazioni sul terreno di gioco, contribuendo al successo finale.
Zerbin ha tracciato un bilancio dei risultati più significativi ottenuti durante il periodo napoletano, evidenziando tre momenti che considera pietre miliari del proprio percorso. "Lo scudetto, la Nazionale e il gol in Supercoppa rappresentano i traguardi raggiunti fino ad ora. Era un sogno, da qui in poi di strada ce n'è ancora molta da fare. La cosa più difficile è mantenerlo questo sogno, non solo sfiorarlo", ha affermato l'esterno.
La consapevolezza che il percorso sia ancora lungo e che i successi conseguiti rappresentino un punto di partenza piuttosto che di arrivo dimostra la maturità del calciatore. La convocazione in Nazionale maggiore e la rete segnata in Supercoppa italiana hanno rappresentato conferme importanti del proprio valore, ma Zerbin sa che la vera sfida consiste nel consolidare quanto raggiunto e nell'ambire a traguardi ancora più elevati.
Particolarmente significativo è il ricordo della doppietta realizzata contro la Fiorentina nella finale di Supercoppa italiana. Un momento che sulla carta dovrebbe rappresentare l'apice dell'esaltazione per qualsiasi attaccante, ma che Zerbin descrive con lucidità e realismo. "Lì per lì non capisci, non realizzi e non te la godi neanche tanto. Se sei un calciatore, giochi per quello, devi fare quello e quando lo fai è una soddisfazione ma non ti puoi fermare lì", ha spiegato.
La testimonianza restituisce un'immagine autentica di cosa significhi vivere certe esperienze ad altissima intensità emotiva. L'adrenalina della partita, la concentrazione massima richiesta dal contesto e la naturale tensione verso l'obiettivo finale impediscono spesso di metabolizzare immediatamente l'importanza di quanto si sta compiendo. Solo successivamente, a mente fredda, è possibile apprezzare pienamente la portata di determinate imprese.
Uno degli aspetti più toccanti dell'intervista riguarda i rapporti umani costruiti durante l'esperienza napoletana. Zerbin ha ricordato con affetto i compagni con cui ha stretto legami particolarmente solidi, sottolineando come l'addio al club sia stato accompagnato da un sincero dispiacere. "Al Napoli ho avuto tanti amici, quando sono andato via c'è stato un po' di dispiacere. In primis Raspadori, ma anche Meret, poi Gaetano e Zanoli con cui ho giocato anche in Primavera. Soprattutto Raspadori lo sento quasi tutti i giorni, era quasi un fratello. Avevo un bel rapporto un po' con tutti, loro sono quelli che mi hanno coccolato un po' di più. Quando ero a Napoli cercavo sempre di studiare i miei compagni, ricordo quando mi allenavo con Callejon, cercavo sempre di capirne i movimenti", ha raccontato.
Il rapporto con Giacomo Raspadori emerge come particolarmente intenso, quasi fraterno, al punto che i contatti tra i due continuano con frequenza quotidiana nonostante la separazione professionale. Anche i legami con Alex Meret, Gianluca Gaetano e Alessandro Zanoli, quest'ultimo compagno di squadra già dai tempi della Primavera, hanno lasciato un'impronta significativa. L'ambiente accogliente e la disponibilità dei compagni hanno facilitato l'inserimento e la crescita del giovane calciatore.
Interessante notare l'atteggiamento proattivo di Zerbin nel cercare di apprendere dai campioni che lo circondavano. Il riferimento a José Callejon, esterno spagnolo che ha scritto pagine importanti della storia recente del Napoli, testimonia la volontà di assorbire conoscenze tecniche e tattiche osservando attentamente i movimenti e le scelte dei compagni più esperti. Un metodo di apprendimento che va oltre le indicazioni dell'allenatore e che dimostra curiosità intellettuale e voglia di miglioramento costante.
Attualmente impegnato con la maglia della Cremonese, Zerbin si prepara ad affrontare proprio il Napoli nel prossimo incontro di campionato. Un incrocio che avrà inevitabilmente un sapore particolare, con l'esterno che si troverà dall'altra parte della barricata rispetto alla squadra che gli ha permesso di realizzare sogni importanti. Il prestito in Lombardia rappresenta un'opportunità per accumulare minutaggio e confermare quanto di buono mostrato nelle esperienze precedenti.
Le parole di Zerbin restituiscono il ritratto di un calciatore consapevole della fortuna avuta nel vivere un'esperienza irripetibile come quella dello scudetto napoletano, ma determinato a costruire una carriera solida e duratura. La gratitudine verso la famiglia, sempre al suo fianco nei momenti difficili, si intreccia con l'ambizione professionale e con il desiderio di ripagare sul campo la fiducia ricevuta. Il percorso è ancora lungo, come lui stesso ammette, ma le fondamenta appaiono solide e la mentalità quella giusta per affrontare le sfide che il calcio professionistico riserva.
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