Si è chiuso definitivamente uno dei contenziosi più complessi e articolati della recente storia del calcio laziale. Il Collegio Arbitrale ha emesso il proprio lodo definitivo respingendo integralmente le pretese economiche avanzate da Marco Arturo Romano e dalle entità giuridiche a lui riconducibili nei confronti della famiglia Camilli, precedenti proprietari della società calcistica gialloblù della Tuscia.

Una disputa lunga e articolata

La controversia affonda le sue radici negli accordi commerciali siglati nell'estate del 2019, quando la Viterbese militava ancora nella terza serie nazionale. Il contenzioso si è protratto per diversi anni, coinvolgendo aspetti legali, finanziari e sportivi di notevole complessità, come documentato dalle cronache specializzate di Etrurianews.it che hanno seguito passo dopo passo l'evolversi della situazione.

La battaglia legale ha rappresentato un capitolo significativo nella storia recente del club viterbese, evidenziando le difficoltà che spesso caratterizzano i passaggi di proprietà nel calcio dilettantistico e professionistico. Le questioni dibattute hanno toccato aspetti fondamentali della gestione societaria e delle responsabilità connesse ai trasferimenti di controllo delle società sportive.

Il percorso arbitrale ha richiesto un'analisi approfondita di documentazione contrattuale complessa, testimonianze e perizie tecniche per dirimere una controversia che coinvolgeva somme considerevoli e responsabilità gestionali di notevole portata.

Le rivendicazioni economiche di Romano

L'ex presidente della Viterbese aveva presentato una richiesta di risarcimento quantificata in 803.512 euro, sostenendo l'esistenza di gravi violazioni contrattuali da parte della proprietà precedente. Le pretese economiche si basavano sull'interpretazione di specifiche clausole inserite negli accordi preliminari per il trasferimento delle partecipazioni societarie.

Il contratto preliminare di cessione era stato perfezionato il 29 giugno 2019 e successivamente integrato il 18 luglio dello stesso anno, periodo in cui la società gialloblù partecipava al campionato di Serie C. Questi documenti contrattuali rappresentavano il fulcro della controversia, contenendo le disposizioni che Romano riteneva essere state violate dalla controparte.

La richiesta di risarcimento si articolava in diverse componenti, ciascuna collegata a specifiche presunte inadempienze contrattuali che, secondo la tesi dei ricorrenti, avevano causato danni economici quantificabili e documentabili alla nuova gestione societaria.

Le accuse contro la famiglia Camilli

Secondo la ricostruzione presentata da Romano e dalle società a lui collegate, la famiglia Camilli si sarebbe resa responsabile di gravi inadempimenti rispetto agli obblighi assunti con la cessione delle quote societarie. Le contestazioni si concentravano principalmente su due aspetti specifici della gestione finanziaria post-cessione.

Il primo capo d'accusa riguardava la gestione dei conti correnti intestati alla società sportiva. Secondo i ricorrenti, i precedenti proprietari non avrebbero provveduto all'estinzione di questi rapporti bancari e avrebbero continuato a operare movimentazioni anche dopo il perfezionamento del trasferimento di controllo societario.

Questa condotta avrebbe provocato, sempre secondo la tesi di Romano, un peggioramento delle condizioni finanziarie complessive della Viterbese, creando problematiche gestionali e potenziali responsabilità per la nuova proprietà. Le conseguenze di queste presunte irregolarità si sarebbero riflesse sulla stabilità economica del club e sulla sua capacità operativa.

I debiti non dichiarati: l'altra contestazione

La seconda grande area di contestazione riguardava l'esistenza di passività non comunicate al momento della cessione. Romano sosteneva che la famiglia Camilli avesse omesso di dichiarare debiti per un importo superiore ai 250.000 euro, compromettendo così la trasparenza dell'operazione e la corretta valutazione della situazione patrimoniale societaria.

Questa presunta omissione avrebbe comportato per la nuova gestione l'obbligo di far fronte a obbligazioni non previste e non considerate nella definizione del prezzo di cessione delle quote societarie. L'impatto economico di questi debiti occulti rappresentava una componente significativa del danno complessivo rivendicato dall'ex presidente.

La questione dei debiti non dichiarati tocca un aspetto cruciale delle cessioni societarie nel mondo del calcio, dove la trasparenza nella comunicazione delle passività rappresenta un elemento fondamentale per garantire l'equità delle transazioni e la tutela di tutti i soggetti coinvolti.

La decisione del Collegio Arbitrale

Il Collegio Arbitrale, dopo un'attenta analisi di tutti gli elementi processuali e documentali, ha emesso un lodo che rigetta completamente le pretese avanzate da Romano e dalle società a lui riconducibili. La decisione si basa sulla valutazione dell'infondatezza giuridica delle richieste presentate dai ricorrenti.

I giudici arbitrali hanno riconosciuto che i contratti sottoscritti dalle parti contenevano disposizioni chiare e inequivocabili riguardo alla ripartizione delle responsabilità tra cedenti e cessionari. Questa chiarezza contrattuale ha costituito l'elemento determinante per la decisione finale del Collegio.

La sentenza arbitrale evidenzia come gli accordi stipulati avessero definito in modo preciso e completo gli effetti giuridici derivanti dal trasferimento delle quote societarie, non lasciando spazio a interpretazioni alternative o a rivendicazioni successive basate su presunte lacune o ambiguità contrattuali.

L'importanza della chiarezza contrattuale

La decisione del Collegio Arbitrale sottolinea l'importanza fondamentale della corretta redazione dei contratti nelle operazioni di cessione di società sportive. La presenza di clausole chiare e dettagliate rappresenta la migliore garanzia per evitare contenziosi futuri e per tutelare gli interessi di tutte le parti coinvolte.

Il caso della Viterbese dimostra come una contrattualistica ben strutturata possa resistere anche a contestazioni articolate e supportate da rivendicazioni economiche significative. La precisione nella definizione delle responsabilità e degli effetti giuridici si rivela determinante quando si tratta di dirimere controversie complesse.

L'esperienza di questo arbitrato offre insegnamenti preziosi per future operazioni simili nel panorama calcistico, evidenziando l'importanza di investire nella qualità della documentazione contrattuale per prevenire dispute legali costose e prolungate.

Conseguenze per il futuro della Viterbese

La chiusura definitiva di questa controversia rappresenta un elemento di stabilità importante per la Viterbese, che può finalmente voltare pagina rispetto a una vicenda che ha caratterizzato la sua storia recente. L'epilogo favorevole ai Camilli chiude un capitolo complesso e consente di concentrarsi esclusivamente sugli aspetti sportivi e gestionali.

La risoluzione del contenzioso elimina incertezze legali che potrebbero aver influenzato le strategie societarie e le decisioni operative del club. Questa stabilità giuridica rappresenta un prerequisito importante per pianificare il futuro sportivo e organizzativo della società gialloblù.

Il caso evidenzia inoltre come la risoluzione di controversie attraverso l'arbitrato possa offrire soluzioni definitive e specializzate per dispute complesse nel mondo dello sport, garantendo competenza tecnica e tempi ragionevolmente contenuti rispetto ai procedimenti giudiziari ordinari.

Sezione: Serie D / Data: Mar 27 maggio 2025 alle 11:00
Autore: Redazione Notiziario del Calcio
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