E ci risiamo. Una nuova indagine della procura di Milano su un giro di scommesse clandestine, partita dalle inchieste che hanno coinvolto nei mesi scorsi i due calciatori di Serie A, Sandro Tonali, oggi al Newcastle, e Nicolò Fagioli, oggi alla Fiorentina, ha portato a cinque richieste di arresti domiciliari e a un milione e mezzo di euro sequestrati.
Ritroviamo nuovamente iscritti nel registro degli indagati, tra gli altri, una decina di calciatori professionisti e un ex arbitro, che avrebbero utilizzato come finta “banca” una gioielleria milanese, tramite la quale versavano il denaro per le scommesse, fingendo di acquistare dei Rolex. Di questo abbiamo parlato con l'avvocato, esperto in diritto sportivo, Antonio Carmine Zoccali.
Avvocato Zoccali, innanzitutto cosa rischiano i calciatori coinvolti?
«A oggi, sembra che gli indagati non abbiano scommesso su manifestazioni calcistiche, ma su altri eventi online, e dunque non rischierebbero nulla dal punto di vista della giustizia sportiva. Non troverebbe, cioè, applicazione l’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC, denominato “Divieto di scommesse e obbligo di denuncia”, che vieta espressamente ai tesserati di effettuare o di accettare scommesse, direttamente o indirettamente, in ambito calcistico. Evidentemente, in una prospettiva di garanzia del regolare svolgimento delle gare e dei campionati. Dunque, sarebbero perseguibili solo penalmente, per la giustizia statale, qualora venisse confermato l’utilizzo di piattaforme illegali online. Due di loro (Fagioli e Tonali, ndr) sembra abbiano anche pubblicizzato il giro clandestino, consegnando denaro per conto di altri scommettitori e ricevendo in cambio bonus o sconti sui loro debiti di gioco. Reato che, secondo l’articolo 4 della Legge n. 401 del 13 dicembre 1989 (“Esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa”), potrebbe portare all’arresto fino a tre mesi, o, più verosimilmente, al pagamento di una oblazione, ossia di una piccola multa per il reato contestato».
Certo che il danno di immagine è comunque immenso.
«Lo è già stato per alcuni di loro (Fagioli e Tonali, ndr), a seguito della prima inchiesta. Hanno patteggiato e scontato una squalifica a livello sportivo, partecipando anche a un piano terapeutico e a un ciclo di incontri pubblici, in cui si sono messi a nudo, raccontando delle sofferenze patite a causa di questa patologia, l’azzardopatia. I nuovi fatti finora emersi, rilevanti sotto il profilo penalistico, si riferiscono pur sempre a quel periodo, tra il 2021 e il 2023, e, al di là di tutto, gli indagati non meritano l’accanimento mediatico che sto purtroppo, di nuovo, riscontrando oggi».
E qualora venissero fuori anche le scommesse illegali sul calcio?
«Lo scenario cambierebbe e i calciatori coinvolti potrebbero essere sanzionati con una squalifica non inferiore a tre anni e un’ammenda non inferiore a 25 mila euro. Considerando, a quel punto, anche l’eventuale responsabilità diretta delle società o dei tesserati che, venuti a conoscenza di tali fatti, non abbiano prontamente informato la Procura federale. Il mancato adempimento di quest’ultimo obbligo comporterebbe la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a sei mesi e dell’ammenda non inferiore a 15 mila euro.
Una sua riflessione finale, da esperto e appassionato di sport, per provare a invertire questa triste tendenza?
«Ritengo, in genere, che non esistano mai soluzioni semplici per problemi complessi. Intanto non condivido le ricette giustizialiste proposte da alcuni. Non si risolve nulla, solo, inasprendo le pene. Considerata anche l’enorme ipocrisia dell’intero sistema, che intanto invoglia i soggetti fragili, promuovendo in vario modo il gioco d’azzardo…sia chiaro, il “gioco responsabile” (!). Siamo dinanzi a una piaga sociale che andrebbe affrontata, innanzitutto, a livello culturale, a partire come sempre dalle scuole. Non solo sensibilizzando sul tema ma soprattutto stimolando la ricerca e lo sviluppo di nuove conoscenze e passioni, al fine di superare quell’inevitabile noia che assale tanti di loro, dopo ore intere trascorse come automi, attaccati ai loro cellulari».
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