Quando nasci in territori da arare dove la gente si sveglia presto al mattino per portare la classica pagnotta a casa a fine giornata, ti accorgi di non fare vita privilegiata e quanto sia dura affrontarla. Se poi non sei preparato e non ricevi le attenzioni opportune in quando ad educazione e attenzioni, il rischio di prendere la strada sbagliata e di incombere in un tunnel senza uscita è di caratura elevato. Siamo nel Lazio, per la precisione a Pontecorvo, un paese in provincia di Frosinone dove nasce nel 1974 Alessandro Mastronicola, uno che di professione faceva il difensore, mordendo le caviglie agli avversari e che attualmente fa vita da tecnico sposando in ultimo la causa Savignanese. Dalla sua parte, nonostante la collocazione geografica, ha avuto una famiglia che ha sempre seguito il figlio nelle proprie gesta, perché Alessandro fin da piccolo nutriva una forte passione per lo sport anche se l’attività agonistica principale era inizialmente il nuoto. I genitori per accontentarlo dividevano il loro tempo nel trasportarlo nella piscina più vicina che tanto vicina non era. Alessandro dotato in lungimiranza, aveva intuito che nonostante la passione per quella disciplina, i suoi famigliari erano costretti a fare sforzi considerevoli. Qui subentra Alessandro pensieroso, in quanto in un periodo di pura riflessione comprende che le sue esigenze devono corrispondere al km zero. Quale sport praticare senza gravare sui genitori? La risposta più concreta alle sue necessità era il campo da calcio che distava una manciata di chilometri da casa. La scuola calcio del Pontecorvo lo accolse nella sua famiglia e qui preso dalla foga, iniziò a calciare quel pallone che aveva visto fino ad allora sempre da lontano. La sua caparbietà e grinta lo portano a calpestare il terreno dei grandi, caratterizzato da terra battuta, dove la Prima Squadra si divideva tra Promozione ed Eccellenza. Alessandro si ritagliò uno spazio importante tanto da meritarsi la chiamata dalla vicina Isola dei Liri che a quel tempo militava in serie D. Un’altra stagione da protagonista, poi fu fatale, nel corso dell’estate, un incontro con l’allenatore Corrado Urbano (in carriera da calciatore vestì le casacche di Bari ed Empoli). L’amicizia intercorsa fra i due portò Alessandro a chiedere al tecnico la possibilità di giocare lontano da casa, perché era arrivato il momento di vivere nuove esperienze e di maturare sotto altri aspetti. Fu preso in parola. Urbano lo portò a Civitavecchia. Un’altra amicizia storica, quella legata a De Felice, lo condusse un anno dopo, al trasferimento in Toscana tra le file della Sangiovannese. L’esperienza maturata a San Giovanni in Valdarno spinse il neo allenatore Leo Acori, a presentarsi nei suoi confronti con l’arma della sorpresa, lasciando Alessandro stupefatto quando iniziò a parlare delle sue caratteristiche e cosa si aspettasse da lui. Un’altra stagione positiva scaturì l’interesse del Rimini, dove l’esordio in terra romagnola non fu certamente dei migliori tanto che il giocatore chiese al club di essere ceduto. Con la valigia in mano, Mastronicola fu bloccato al momento di salire sul treno da Leo Acori, approdato nel frattempo a Rimini. Ancora lui nel suo destino. Bastò una frase: “Tu rimani, io punto su di te. Decido io. Non tradirmi”. La favola ebbe inizio e fu presto scritta con l’arrivo in serie B, una salvezza, il saluto e un nuovo ritorno nel proseguo di carriera. Dieci le maglie indossate: Pontecorvo, Isola Liri, Civitavecchia, Sangiovannese, Rimini, Padova, Barletta, Scafatese, Sammaurese, Murata. A fine carriera ci fu un secondo periodo di riflessione che lo portò a conseguire il patentino da allenatore in quanto era troppo forte la voglia di insegnare calcio. La prima esperienza lo vede impegnato nel ruolo da vice di Leo Acori in quel di Rimini durante la gestione De Meis. Poi due aneddoti, il primo lo racconta lui: “C’è stata la possibilità di ricomporre quella coppia in questa stagione, ma poi nel calcio non tutto procede a gonfie vele”. La seconda riusciamo ad estrapolargliela formulando una semplice domanda:” Quando è valso quel gesto univoco da parte dei tuoi giocatori nei confronti del presidente Grassi per la tua permanenza a Rimini da allenatore? Alessandro trattiene il respiro, la voce diventa all’improvviso rauca, allora vengo in aiuto: ”E’ scesa una lacrima?”. Alessandro si sbottona e conferma:” Ancora oggi, quando ci penso, succede. Ho sempre voluto un rapporto con i giocatori da uomo a uomo, come piaceva a me da calciatore e come piace a me ora da allenatore. Un rapporto fatto di onestà, trasparenza e predisposizione per il totale sacrificio”. Da qui scorgiamo quanto sia mancato a lui il campo nel periodo di inattività. Ma scoviamo anche la sua rabbia nei confronti di chi oggi, in questo difficile momento, non è riuscito con fermezza ad imporre una decisione definitiva sul proseguo o meno della stagione anche se come lui stesso ci tiene a ribadire: “ la salute e la famiglia prima di ogni altra cosa”. In questo momento rimpiangiamo il Mastronicola calciatore, perché mai come ora, sarebbe opportuno mordere le caviglie ai vertici federali per indurli a prendere una presa di posizione. Quel pallone recuperato dall’ex difensore e ora allenatore, andrebbe toccato quel tanto per basta per dare un calcio al passato e uno al futuro.
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