La salvezza conquistata sul terreno di gioco si trasforma in un miraggio per la Lucchese, travolta dalla tempesta giudiziaria che ha portato a una penalizzazione di 14 punti decretata dal Tribunale Federale Nazionale. Una sentenza che getta ombre pesanti sul futuro del club toscano e che lascia profondamente amareggiato Giorgio Gorgone, artefice di un'impresa sportiva che rischia di essere vanificata dalle aule dei tribunali.
Il tecnico rossonero ha guidato una squadra alle prese con gravi difficoltà economiche, riuscendo nell'impresa di centrare l'obiettivo salvezza nonostante i giocatori non percepissero gli stipendi da diversi mesi. Un risultato che sembrava aver messo al sicuro il futuro della società, prima che la giustizia sportiva intervenisse pesantemente.
Le parole rilasciate da Gorgone alla Gazzetta Lucchese tradiscono tutta la frustrazione per una situazione che ha dell'incredibile: "Non mi immaginavo questo epilogo, quando ci siamo salvati sul campo avevamo dentro molte speranze che ci saremmo salvati. A un certo punto, quelle voci di un fondo importantissimo che voleva la Lucchese ci hanno convinto che il nostro risultato sul campo era fondamentale, ci siamo sentiti responsabilizzati tutti. Ma non mi immaginavo certo finisse in questo modo".
Il mister evidenzia come la mancanza di comunicazione da parte della dirigenza abbia alimentato false speranze: "Se c'erano difficoltà per delle centinaia di migliaia di euro, perché nessuno ci ha contattati per capire se eravamo disposti a rinunciare a qualcosa? Sono sicuro lo avrebbero fatto tutti. Ma nessuno ha chiesto nulla e ci siamo convinti che con un fondo alle spalle c'erano risorse a sufficienza. Evidentemente non era così e c'è stato un azzardo".
La delusione è palpabile quando Gorgone riflette sul valore dell'impresa compiuta: "Se l'impresa sul campo resta o viene svilita dalla conclusione in aula di tribunale? In parte la mia sensazione è che la felicità provata per una settimana sia stata quasi annullata. È come se fosse sparita, rimane l'affetto della gente e la dedizione della squadra. Ma c'è molta amarezza".
Il tecnico non risparmia critiche alla gestione societaria, ripercorrendo la sequenza di passaggi di proprietà che hanno caratterizzato la stagione: "Parte tutto da una società che era in vendita già in estate, ma si dovevano scegliere interlocutori più adeguati e invece abbiamo assistito a vendite a ripetizione e all'apoteosi finale con Benedetto Mancini. Dal primo cambio di proprietà non è stato messo un euro in società: è normale tutto questo? Sono normali i cambi di proprietà in sequenza e senza controlli adeguati?".
Particolarmente significativo è il racconto dell'incontro con uno dei precedenti proprietari: "Finita la gara di Pescara ho detto a Ferrarese, sali in macchina e domattina andiamo a cercare Sampietro a Roma, so dove posso trovarlo e lo abbiamo trovato. Volevo capire perché aveva preso la Lucchese visto che non stava facendo nulla. Cosa ci ha detto? Che lui era solo un intermediario, che aveva sbagliato un suo socio, che doveva solo trovare sponsor. Mi sono raccomandato non la vendesse a cialtroni: pochi giorni dopo aveva ceduto a Mancini".
Le riflessioni di Gorgone si allargano a una critica sistemica del calcio italiano: "Purtroppo non funziona il sistema: mettiamo che Lucchese e Triestina si iscrivano, ma ci si rende conto quanto sono falsati i campionati con quei punti di penalizzazioni? Servono pagamenti mensili e soldi a garanzia, come avviene per i canoni di affitto che si richiedono anticipatamente. E chi non può, non compra le squadre, semplice. Poi se si vuole invece fare solo spazio alle squadre B, allora...".
La vicenda della Lucchese rappresenta uno spaccato drammatico del calcio dilettantistico italiano, dove la passione di tecnici, giocatori e tifosi si scontra spesso con la spregiudicatezza di chi vede nelle società sportive solo un'opportunità di business. L'amarezza di Gorgone è quella di chi ha creduto fino in fondo nel progetto, scoprendo solo alla fine di essere stato ingannato da promesse mai mantenute.
La salvezza sul campo, conquistata con sacrificio e determinazione da un gruppo che non percepiva stipendi da mesi, rischia ora di trasformarsi in un ricordo sbiadito, offuscato dalle beghe giudiziarie e dalle responsabilità di chi avrebbe dovuto tutelare il futuro del club. Una lezione amara che interroga tutto il movimento calcistico sulla necessità di controlli più stringenti e di una maggiore tutela per chi, come Gorgone e i suoi giocatori, mette passione e professionalità al servizio dello sport.
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