Fabiano Parisi è oramai un calciatore dell'Empoli, avendo firmato un quadriennale in Toscana. Ai microfoni de Il Mattino ha detto la sua verità sulla vicenda che lo ha coinvolto e ha spiegato le motivazioni dell'addio all'Avellino, come riportato dai colleghi di TuttoAvellino: "Nell'ultima settimana ho letto e sentito tante cose che mi hanno ferito. Purtroppo non mi è stata data mai l'opportunità di parlare e ora finalmente voglio dire la mia verità. I tifosi devono sapere come realmente è andata la mia vicenda. Innanzitutto premetto che ero convinto di rimanere un altro anno ad Avellino, ed era la mia priorità. Ma evidentemente sia il direttore che la società hanno deciso di cedermi e fare cassa. In realtà lo avevo già intuito quando il presidente ha detto, in una prima intervista, che sarebbe stato difficile trattenermi. Difficile perché? Non avevamo ancora parlato di nulla, quindi già avevo capito tutto. Bastava solo adeguarmi il contratto senza pugnalarmi alle spalle insieme al direttore. Di Somma con me non ha mai parlato di nulla. Anzi, devo dire che quel poco di tempo che è stato a gennaio, con Carlo Musa stavamo già parlando di adeguamento, e ricordo che all'epoca, con il mio ex agente, eravamo d'accordo su un triennale. Poi Musa con la nuova proprietà di D'Agostino è stato cacciato e non si fece nulla. Con Di Somma, in tanti mesi, anche con la quarantena, non abbiamo mai discusso".
"Con il nuovo agente Giuffridi siamo ripartiti con la trattativa per il rinnovo. Purtroppo però avevamo capito che ci stavano accompagnando alla porta. Quindi arrivò quella pec, alla quale abbiamo fatto seguire il certificato medico. Tornati dal ritiro di Sturno, io aspettavo una chiamata per un ingaggio che sarebbe stato adeguato a quello dei miei nuovi compagni, da professionista. Invece mi arriva una lettera con la scritta di un contratto fino al 2023 a 1000 euro al mese e mi invitavano in sede a firmare. Cosa avrei dovuto fare a quel punto? Rinunciare ad un contratto da professionista ad Empoli e accettare quest'altra assurdità ad Avellino? Con tutto l'amore che ho per questa maglia, non era possibile accettare. Ho giocato due anni quasi a zero. Allo spareggio playoff ho giocato con una costola fratturata, tenendo nascosto tutto a mia madre e rinunciando a migliaia di euro per il lupo, la mia seconda pelle. Mi aspettavo un trattamento diverso. Ora è tempo di guardare avanti. Sono stati due anni strepitosi, mi sono esaltato giorno dopo giorno. E' stato un orgoglio giocare con questa maglia, spesso penso alla finale di Rieti e mi vengono le lacrime agli occhi. Ma anche all'impresa dello scorso anno con Eziolino Capuano. Grazie a lui sono cresciuto sia a livello caratteriale che a livello difensivo, una dote che mi serviva. Gli sarò per sempre grato. Chiaramente se ora sono in B lo devo anche alle persone che hanno creduto in me fino alla scuola calcio. Ma anche a Piero Braglia, che mi voleva con sè. Purtroppo la società no".
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com / Twitter: @NotiziarioC
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