Tra le frasi più abusate del calcio ce n’è una che riguarda i giocatori che crescono nel vivaio. Del centravanti o del portiere venuto su dai ragazzi e approdato in prima squadra, si dice che ha fatto “tutta la trafila nelle giovanili”. Ad Arezzo fino a oggi queste cinque parole si sono potute utilizzare per pochissimi calciatori e non perché da queste parti si sia registrata una penuria di talenti, quanto perché un settore giovanile vero non è stato mai (o quasi) allestito. Da domani forse sarà tutto diverso.
L’ingaggio di Thomas Locatelli per le ultime cinque partite di campionato, più tutte quelle dei play-off, è il bollino di ceralacca in calce all’accordo fra Severini, Zerbini e lo stesso Locatelli per costruire una “cantera” come Dio comanda. Subito dopo la conferenza stampa di giovedì scorso, in cui vennero chiariti i temi caldi della diatriba con l’Orange Chimera, il presidente dell’Arezzo si mise al tavolo con i proprietari dello Junior Camp. E proprio quella sera, al termine di cinque ore di limature, di angoli smussati, di passi indietro e passi avanti, si arrivò al punto d’incontro. Determinante è stata la convergenza di idee su un principio fondamentale: l’Arezzo, per rinforzare le fondamenta economiche e garantirsi un avvenire solido, deve avere un suo settore giovanile e un suo centro sportivo.
Il salto di qualità, a livello concettuale e pratico, è di non poco conto. Con il Chimera, per esempio, il patto poggiava su basi completamente diverse. L’Arezzo aveva concesso lo sfruttamento commerciale del marchio e in cambio poteva attingere dalle varie formazioni che giocavano alle Caselle, prelevando i giocatori più promettenti. Un dare e avere che aveva senso nel periodo in cui quel contratto venne siglato ma che via via ha perso concretezza. Da adesso in poi sarà tutto diverso: lo Junior Camp non esisterà più, esisterà solo un settore giovanile targato Arezzo, in un centro sportivo gestito dall’Arezzo e colorato d’amaranto. Tutto ciò grazie a un investimento economico consistente da parte di Severini e di altri soci, che ricorreranno anche al Credito Sportivo.
Determinante è stata la supervisione dell’amministrazione comunale, titolare dell’impianto concesso in gestione per un periodo pluriennale. Senza la benedizione politica dell’assessore allo sport, Marco Donati, che ha costantemente relazionato il sindaco Fanfani, questa probabilmente sarebbe stata un’altra occasione persa e si sarebbe andata ad aggiungere alle altre mille del passato. Invece il progetto del villaggio amaranto prevede addirittura l’ampliamento delle strutture esistenti: una foresteria in grado di ospitare i ragazzi, una piscina, un altro campo da calcio in erba naturale. L’Arezzo vuole crearsi una sorta di circolo da far vivere ai tifosi, in grado di produrre ricavi ma anche di creare quel senso d’appartenenza che a queste latitudini c’è stato solo a sprazzi e solo quando arrivavano le vittorie, scivolando via come acqua fresca non appena i risultati sportivi peggioravano un po’.
Umberto Zerbini, che a un disegno così complesso e affascinante ha dedicato gli ultimi mesi di lavoro, non ha mai fatto mistero su quella che sarebbe la data ideale per l’inaugurazione del centro tecnico amaranto: il 17 aprile, giorno che nel 1993 segnò la fine del vecchio Arezzo e che stavolta potrebbe simboleggiare l’inizio del nuovo corso.

Sezione: Serie D / Data: Mar 03 aprile 2012 alle 20:00 / Fonte: Nuovo Corriere Aretino
Autore: Giovanni Pisano
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