Importante novità per i club calcistici italiani. Nel comunicato diramato a margine del Consiglio Federale odierno, la FIGC ha infatti reso noto di aver modificato il valore minimo dell'indicatore di liquidità, abbassandolo per la stagione in corso a 0,6. Si tratta di un significativo ritocco rispetto al valore della stagione 2020-2021 (0,8) e di una mossa che dà respiro alle casse dei club.
Di cosa si tratta? Nelle NOIF, le norme organizzative interne federali, l'indicatore liquidità è definito come il rapporto fra le attività correnti e le passività correnti. In pratica, rappresenta una misura della capacità dei club di rispettare gli oneri finanziari nel breve periodo. Più il valore è alto, più un club è solvibile: abbassarlo significa venire incontro al momento di difficoltà, considerato che il rispetto del valore dell'indicatore di liquidità previsto, dopo i controlli periodici della CoViSoC, può determinare l'ammissione - o la non ammissione - al campionato.
Quanto pesa sul calciomercato. Nei mesi scorsi, il tema è peraltro diventato d'attualità per le accuse rivolte da Rocco Commisso a Inter e Juventus, che secondo il patron della Fiorentina non avrebbero soddisfatto i requisiti fissati dalla federcalcio in materia. Queste affermazioni non sono risultate però corrispondenti a verità, anche perché nerazzurri e bianconeri non avrebbero potuto iscriversi al campionato (i club possono rispettare l'indicatore anche immettendo liquidità grazie all'intervento delle proprietà). Che il parametro incida - e molto - sul calciomercato è però per esempio testimoniato dai tempi lunghi dell'estate della Lazio, che proprio per rispettare il precedente valore (0,8 appunto) ha dovuto temporeggiare prima di poter ufficializzare alcuni affari già chiusi da tempo, a partire dal ritorno di Felipe Anderson; anche di recente, il tema è rimasto d'attualità per i biancocelesti nell'ottica del mercato di gennaio.
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