Il mondo del giornalismo sportivo italiano piange la scomparsa di Gianni Melidoni, figura di riferimento della cronaca romana e firma autorevole che ha attraversato oltre mezzo secolo di storia sportiva. Il giornalista si è spento all'età di 90 anni, lasciando un'eredità professionale di straordinaria rilevanza nel panorama della stampa specializzata della Capitale.
Originario di Napoli, Melidoni intraprese precocemente la carriera giornalistica quando, a soli vent'anni, venne assunto dalla redazione de "Il Messaggero". L'ingresso nel prestigioso quotidiano romano segnò l'inizio di un percorso professionale che sarebbe durato decenni, caratterizzato da una presenza quasi ininterrotta nella testata capitolina. Durante la sua permanenza al "Messaggero", Melidoni raggiunse posizioni di crescente responsabilità, arrivando a ricoprire per alcuni anni la carica di vicedirettore, testimonianza della stima e della fiducia che l'editore riponeva nelle sue capacità professionali. Solo negli anni conclusivi della carriera il giornalista napoletano cambiò testata, trasferendo le sue competenze e la sua penna a "Il Tempo".
La vastità dell'esperienza professionale di Melidoni emerge con particolare evidenza dal suo curriculum olimpico: nel corso della sua longeva carriera, il cronista ha avuto l'opportunità di seguire ben undici edizioni dei Giochi Olimpici, offrendo ai lettori resoconti e analisi di uno degli eventi sportivi più importanti e complessi del panorama internazionale. Questa presenza continuativa alle Olimpiadi lo ha reso un autentico testimone dell'evoluzione dello sport mondiale attraverso diverse epoche.
Nel panorama calcistico, Melidoni ha vissuto e raccontato alcuni dei momenti più esaltanti per le tifoserie della Capitale. Ha seguito da vicino il trionfo della Lazio guidata da Tommaso Maestrelli, che nel 1974 conquistò il secondo scudetto della propria storia, regalando alla tifoseria biancoceleste un'impresa storica che ancora oggi costituisce uno dei ricordi più preziosi del club. Nove anni dopo, il giornalista fu protagonista della cronaca di un'altra impresa capitolina: la conquista dello scudetto da parte della Roma allenata da Nils Liedholm nel 1983, un successo che spezzò un digiuno che durava dal 1942 e che infiammò la città eterna.
La figura di Melidoni non si limitò però alle pagine dei quotidiani. Il giornalista napoletano divenne anche un volto televisivo noto al grande pubblico grazie alla sua partecipazione al programma "Il Processo di Aldo Biscardi", trasmissione che negli anni Ottanta e Novanta costituì un fenomeno televisivo di grande rilevanza nel dibattito calcistico italiano. In quello studio, Melidoni portò il suo temperamento battagliero e la sua capacità dialettica, ergendosi a strenuo difensore delle squadre romane e ingaggiando memorabili confronti polemici. Le sue dispute con i rappresentanti delle società settentrionali divennero proverbiali, così come le sue critiche nei confronti del commissario tecnico della Nazionale Enzo Bearzot, contestato dal giornalista per la mancata convocazione dell'attaccante della Roma Roberto Pruzzo alla spedizione del Mondiale spagnolo del 1982, rassegna che si concluse poi con il trionfo azzurro.
La scomparsa di Gianni Melidoni rappresenta la perdita di una delle ultime grandi firme di un'epoca del giornalismo sportivo italiano caratterizzata da personalità forti, stili riconoscibili e una passione viscerale per la cronaca. La sua carriera, intrecciata con i momenti più significativi dello sport romano e italiano degli ultimi cinquant'anni, costituisce un patrimonio di memoria e competenza che ha contribuito a formare generazioni di lettori e appassionati.
Il ricordo del decano della cronaca sportiva romana rimane consegnato alle migliaia di articoli, alle cronache appassionate, alle analisi puntuali e alle polemiche memorabili che hanno caratterizzato una vita dedicata interamente al racconto dello sport.
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