Il covid-19 continua a preoccupare le società dilettanstiche italiane. Al coro dei presidenti che manifestano i loro timori si aggiunge il pensiero di Antonio Gargiulo, il presidente del Napoli United.
Questo il pensiero che Gargiulo ha affidato ai canali ufficiali del club: «Per ora andiamo avanti. Dopo aver temuto lo stop in seguito alle nuove misure anti Covid il calcio dilettantistico può continuare, ma la vera domanda è: fino a quando? Sulla testa delle serie minori grava non solo la scure del virus, ma anche dell’assoluta insufficienza di mezzi di cui disponiamo per fronteggiarlo. Partite rinviate, come la nostra di Coppa Italia con l’Acerrana. Tutte comunque perennemente a rischio rinvio per l’improvvisa positività di qualche calciatore. Insostenibilità del costo dei tamponi che per avere una qualche efficacia vanno effettuati regolarmente. Protocollo troppo blando che mostra la scarsa attenzione del governo del calcio nei nostri confronti. Sono solo alcuni degli aspetti più evidenti della crisi che stiamo affrontando. I numeri raccontano la storia meglio di qualsiasi altra cosa: su circa un milione e 400mila tesserati della Figc, i dilettanti sono il 99%. Se il calcio fattura 4,7 miliardi l’anno, di cui 3,5 miliardi concentrati in quello professionistico, lo deve alla gigantesca base della sua piramide. Se crolliamo noi, viene giù anche il vertice. Circa mezzo milione di persone in Italia vive grazie allo sport dilettantistico. Una miriade di figure professionali ma senza tutela che rischia di ritrovarsi dall’oggi al domani senza nessuna fonte di reddito, ma che già oggi con la chiusura di molte attività sportive, non ultimo il calcio amatoriale e le scuole calcio, vive una condizione di estrema difficoltà. Non possiamo andare avanti in questa situazione di incertezza, l’unica strada davvero percorribile è quella della mutualità del calcio professionistico che deve destinare una percentuale del proprio fatturato all’intero movimento calcistico, che altrimenti rischia di scomparire. Come potrebbe essere altrimenti, se persino l’Europeo Under 19 viene annullato per la pandemia? Mi aspetto che sia proprio la Federazione Italiana Gioco Calcio, alla quale apparteniamo e della quale siamo l’enorme maggioranza dei tesserati, a sostenere questa battaglia. Sarebbe un indispensabile riconoscimento per chi come noi fa legna, gioca da mediano, per il calcio che poi va in televisione a vendere a prezzo astronomico i propri diritti. Ma sui campi di provincia e di periferia ci siamo noi a insegnare i valori della sport, a offrire un’alternativa praticabile alla strada, a educare i giovani a inseguire un sogno ma prima di ogni altra cosa ad accettare la lealtà del confronto sportivo. È per questo che per permetterci di andare avanti la Figc deve garantirci un protocollo, ma soprattutto le risorse per metterlo in pratica».
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