Il nuovo protagonista della rubrica - ospitata dal sito ufficiale - “A tu per tu con…” è Claudio Bernabè, consigliere di amministrazione del Trento.
Il racconto di Bernabè è un viaggio incredibile all’interno della storia del club: le prime avvisaglie di quella che sarebbe diventata un’infuocata passione risalgono all’adolescenza con “qualche partita vista abusivamente dal muretto di cinta in zona Albere, all’epoca assai frequentato”, prima dell’ “esordio” ufficiale allo stadio, datato esattamente 27 ottobre 1974.
“Avevo 16 anni – ricorda Bernabè – e mio padre Giuliano mi portò al “Briamasco” per la prima volta. Tra i due il più convinto ero sicuramente io: già all’epoca, dietro il letto, avevo il gagliardetto del Trento e oggi, lo dico anche con un certo orgoglio, quel prezioso oggetto è ancora lì. Ebbene, dalla tribuna Sud assistetti al successo dei “nostri” sul Venezia per 4 a 2, con doppietta di Paolo Mariani. L’amore per il Trento era già scoppiato e, da quel momento ad oggi, è cresciuto giorno dopo giorno. Dopo mezzo secolo lo posso dire: il sentimento è ancora fortissimo”.
Socio fondatore dell’attuale società, oggi Bernabè è uno dei membri del Consiglio d’Amministrazione con delega alla gestione dei dipendenti in stretta collaborazione con il Direttore Generale Fabrizio Brunialti, ai rapporti con la S.i.a.e. assieme alla responsabile della segreteria amministrazione, “l’efficientissima Daniela Odorizzi”, alla segreteria sportiva in sinergia con Vincenzo Rapagnà, alla logistica (con particolare attenzione agli alloggi dove risiedono i giocatori provenienti da fuori regione), ai rapporti istituzionali e tecnici con Asis (prenotazione dei campi d’allenamento), alla gestione del bar dell’impianto con la collaborazione di Lorenzo Postinghel e alla gestione degli automezzi di proprietà della società.
Grande operatività, dunque, ma il suo percorso all’interno del club è iniziato tanti, tantissimi anni fa, esattamente nel 1984.
“Fin dal 1980, anno in cui venne fondato il Pool d’imprese che sosteneva la società, la Bernabè s.p.a., l’azienda di famiglia che tra gli anni ’60 e ’90 è stata leader a livello provinciale nel campo dei serramenti in alluminio, sosteneva il club. Io, che all’eooca lavoravo nell’ufficio amministrativo, divenni socio del Trento. Poi, nel 1984, tra il primo e il secondo tempo di una partita, l’allora presidente Giorgio Grigolli, per me un secondo padre, mi chiese di entrare nel Consiglio d’Amministrazione. Non ci pensai su nemmeno un secondo e il matrimonio venne immediatamente celebrato con mia enorme gioia. Nel Consiglio di allora erano presenti quasi tutti i maggiori imprenditori trentini del momento, Ito Del Favero e Bruno Gentilini in primis, il direttore generale era Claudio Molinari, tutt’ora vicepresidente nazionale dell’A.di.se. (l’associazione nazionale dei direttori sportivi, ndr) e, per cinque anni, Rino Foschi ricopre il ruolo di diesse. E, nel 1986, ad appena 27 anni, diventai vicepresidente esecutivo, carica che ricopro per un decennio”.
Sono gli anni d’oro del Trento: gli spalti del “Briamasco” sono gremiti, in gialloblù arrivano giocatori che hanno calcato i campi della serie A e tanti ragazzi che, da lì a pochi anni, diventeranno campioni.
“Un periodo di grandissimo impegno economico, ma di ricco di soddisfazioni. La stagione migliore fu la 1987 – 88 con il settimo posto in serie C1: in panchina c’era Paolo “Ciapina” Ferrario e in campo ammiravamo le prodezze di Beppe “Pierino” Signori, un predestinato. Quanti giocatori di spessore abbiamo visto in quel periodo, dagli ex serie A come Bongiorni, Mauro, Benedetti, Tinti e Penzo, ai giovani rampanti come Gabrieli, Signori, per l’appunto, Sordo, Bortolotti, Taibi, Quironi, Balli, Toldo, Fresi e Bresciani”.
Poi, però, la storia d’amore s’interrompe. In modo brusco e doloroso.
“Sino al 2004 rimasi socio del club, poi decisi di farmi da parte con grande amarezza. Ma fu inevitabile. Il motivo? Semplice: visto lo spessore dei vari personaggi che si succedevano alla guida della società, scelsi di farmi da parte perché ero sicuro, e gli eventi me lo hanno sempre confermato, che con certe persone nulla avevo da spartire”.
Nel 2014, però, i colori gialloblù e Bernabè tornano ad essere una cosa sola.
“Il Trento versava in cattivissime acque, sia dal punto di vista societario – economico che sotto il profilo sportivo con la retrocessione in Promozione, il punto più basso della storia quasi centenaria del nostro club. Il compianto Marco Pedrotti, già responsabile del settore giovanile, mi contattò per provare a dare un futuro al Trento e io diedi immediatamente la mia disponibilità a collaborare. Poi, come è noto, il gruppo del nostro attuale Presidente Mauro Giacca rilevò il titolo e, all’epoca, tutti gli oneri: Giorgio Fracalossi mi presentò a Mauro, che mi chiese d’entrare nel Consiglio d’Amministrazione. Beh, la risposta arrivò nel giro di pochi secondi e il primo Cda del “nuovo” Trento assieme al nostro Presidente e a Fabrizio Brunialti, Gianpaolo Ossola, Luigi D’Alessio, Carlo Massimiliano Curzel, Lorenzo Laner, Alberto Betta e Marcello Scali”.
Il penutimo capitolo è storia recente. E il futuro cosa potrebbe riservarci?
“Dopo una stagione negativa siamo ripartiti con enorme slancio ed entusiamo, costruendo un gruppo dirigenziale ancora più forte che ha come obiettivo quello di riportare il Trento nella categoria che merita, ovvero la serie C. Meritiamo di stare lì. Il mio trentesimo anno da socio, dopo aver vissuto la serie C1, la C2, la D, l’Eccellenza e la Promozione, voglio festeggiarlo con il ritorno in Quarta Serie. E che questo sia solamente un trampolino di lancio”.
Ebbene, dalla memoria storica del Trento ci aspettiamo tanti, tantissimi ricordi. Chiudiamo in bellezza.
“Ne ho un’infinità. A partire dalle tante molte trasferte affrontate assieme a mia moglie Angela al seguito della squadra, secondo un programma consolidato: partenza il sabato pomeriggio, visita ai “campanili”, chiese e musei come li definiva Giorgio Grigolli, della città che ci ospitava e cena in ristorante tipico. La domenica mattina la visita alla squadra era immancabile e poi tutti allo stadio, per poi fare rientro a casa, quasi sempre in compagnia del Presidente. E poi… a maggio del 1985 la mia futura moglie salì per la prima volta in città dalla natìa Mantova. Ebbene quel giorno al “Briamasco”, con una concomitanza assolutamente casuale, si disputava Trento – Mantova. Andammo allo stadio e i gialloblù vinsero per 3 a 2. Se, invece, torniamo indietro di qualche altro anno, beh come dimenticare la voce del capo tifoso “Baffo” Morelli a metà anni ’70 e il suo “Ciccio, libera le Aquile” urlato nel megafono dalla gradinata della Tribuna Nord. Da lì partivano i cori e il rumore dei tamburi. Erano i tempi del “Moro”, che davanti allo stadio, muovendosi con la sua inconfondibile Apecar, vendeva gelati, liquirizia e canditi. Ah, per chi non lo sapesse, “Ciccio” era Narciso Franzoi, l’allenatore del Trento”.
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