Una vittoria importantissima sulla strada che porta alla salvezza. Al Ferraris il Grifone piega il Cagliari 1-0. Gioca, segna, soffre e alla fine ottiene un premio meritato.
I nostri partono lancia in resta. Dispiegano la coperta in fase difensiva, arrembano con qualità e passano in vantaggio alla prima occasione con un’azione magistrale. Zajc sulla destra imbecca Shomurodov al centro, il passaggio a Strootman diventa un assist per Destro che di prima infila la porta e il settimo centro. È un Genoa padrone del campo e della situazione. Giocate produttive, coperture precise. Gli automatismi in avvio funzionano che è un piacere sotto la cura del “Balla”, un vaccino stagionale alle intemperie. Dietro concediamo bazzecole, in mediana siamo reattivi e in attacco teniamo gli avversari sul chi va là. Il Cagliari appare contratto e fatica a costruire. Sulle fasce Zappacosta e Czyborra tamponano e ripartono negli spazi. La partita gira come il vento che spazza dalla Liguria alla Sardegna. Gli ospiti crescono e si rendono pericolosi, prima della mezz’ora, con una stoccata di Joao Pedro: Perin salva da campione a mano aperta. Poi si mangiano il pareggio con Ceppitelli, libero di deviare di testa sugli sviluppi di un corner. Fuori di poco. Un destro di Nainggolan sfila a lato. Alla voce i miracoli esistono, Perin respinge una conclusione ravvicinata dell’ex Simeone. Un intervento da cineteca! Il Grifo si salva e rimette in moto, Zappacosta sgancia un missile sopra la traversa. L’ex Chelsea sulla destra fa ciò che vuole quando affonda. Su una delle numerose percussioni la mette per Destro, la sfera arriva a Shomurodov che da due passi sbaglia la mira. Andiamo al riposo con un piccolo capitale da proteggere. Basterà?
Il gioco riprende con gli stessi protagonisti, prima del solito festival di sostituzioni in corso d’opera. Cerchiamo di tenere le linee vicine come lamette del rasoio per tagliare i rifornimenti. A volte ci riusciamo, altre no. È Shomurodov a lanciare il primo bengala di avvertimento, sul filtrante di Destro. Il rasoterra di Eldor si spegne tra le braccia di Cragno che fa buona guardia. Gli isolani si affidano al giro palla per tirarci fuori, senza che abbocchiamo all’amo. Dietro Radovanovic è una torre insuperabile, il radar è sempre in funzione. Entra Onguene per irrobustire il muro arretrato. Il pallino resta a lungo tra i piedi degli uomini di Di Francesco. Latitiamo nei coast to coast per alleggerire la pressione, pur non subendo particolari rischi. Dentro pure Pandev e Behrami. Sugli spioventi scodellati nei sedici metri ci facciamo trovare pronti. L’inerzia del match continua sulla medesima falsariga. Ci dobbiamo difendere e lo facciamo piuttosto bene, senza andare in apnea e tirando il fiato quando ci viene permesso. Il raddoppio sfugge su una ripartenza. Pandev per Shomurodov che in seguito esce per crampi, quindi Zajc tira ma viene ostacolato e Cragno agguanta. Al suo posto Pjaca e in campo anche Melegoni. La lotta resta senza quartiere. Guadagniamo qualche metro e sfoggiamo il coltello tra i denti. Costruiamo una doppia opportunità con un contropiede micidiale, ma Zappacosta e quindi Pandev si fanno incantare e il portone del castello cagliaritano si chiude. Resta solo il recupero da disputare e il triplice fischio è una liberazione, dopo un tentativo di Cerri fuori misura.
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