È un Mattia Gori con occhiali quello che ci accoglie oggi in società. No, non si è montato la testa: semplicemente ha scoperto di averne bisogno. Forse la visione di troppi video (della propria squadra e di quelle avversarie) davanti al computer? Questo non lo sappiamo, ma ciò per cui siamo qui è ben altro. Dopo aver lasciato passare i primi giorni di festa ed euforia, ora è senz’altro pronto a parlarci di questa vittoria in anticipo.
Mattia, domanda scontata: ti aspettavi di vincere il campionato, questa estate?
"Sicuramente all’inizio della stagione ci speravo. Poi quando ho visto che nel girone c’era la Virtus Castelfranco, che a detta di tutti era la squadra più attrezzata come rosa e disponibilità economica, ovviamente ho capito sin da subito che avrei avuto a che fare con un avversario molto forte. Poi metà del girone di andata, quando avevamo affrontato tutte le squadre candidate a vincere, e avevamo battuto tutte… Beh, lì allora mi è balenata l’idea che forse ce la potevamo anche fare; poi di lì a farcela ce ne passa… Ma la vera consapevolezza che ce l’avremmo potuta fare, secondo me, c’è stata con la vittoria ad Argenta tre-quattro giornate fa. Lì ci siamo detti: “Dai, ce l’abbiamo fatta!”.
E’ stato un campionato difficile, ma quanto è stata dura rimanere capolista per tutta la stagione?
"Sì, perché a memoria non ricordo delle squadre capolista dalla prima all’ultima giornata come siamo riusciti a fare noi quest’anno. E’ difficile perché non ti puoi permettere di sbagliare, quando vuoi stare in testa. Noi siamo partiti con un buon margine, lo abbiamo incrementato, diminuito, siamo arrivati pari, poi siamo ripartiti, lo abbiamo re-incrementato, poi diminuito di nuovo… un tira e molla tutta la stagione, ma siamo sempre rimasti davanti. E’ vero che è difficile stare in testa, ma è peggio inseguire, logora molto di più. Soprattutto quando noi abbiamo vinto sette-otto partite negli ultimi cinque minuti o addirittura nel recupero Una squadra che insegue guarda e dice “Dai, dai, che l’Alfonsine oggi pareggia o perde!” No. L’Alfonsine vince al novantesimo, al novantatreesimo, al novantaquattresimo… Non è stato facile, ma questa è la prova del carattere che abbiamo: siamo una squadra che non molla mai, e questo si vedeva tutte le domeniche".
È il tuo secondo anno in Eccellenza, e non solo l’hai vinta, ma l’hai condotta per tutto il campionato. Qual è il tuo segreto?
"No, non c’è un segreto. Di sicuro qualcosa che traspare subito è che noi siamo uno staff molto unito: siamo cinque persone, più Andrea, il ragazzo che va a riprendere gli avversari e fa un lavoro importante da casa sulla video analisi. Tutti noi ci aiutiamo e riusciamo a lavorare per un fine comune, dal massaggiatore, al mio vice, al preparatore atletico, a quello dei portieri. Il resto lo fa lo spogliatoio, l’aver avuto dei giocatori che mi hanno dato la disponibilità a volte anche di fare cose su cui magari in quel momento non erano d’accordo, però poi hanno eseguito con la convinzione giusta, e alla fine i risultati ci hanno premiato. Su questo devo spendere delle parole di elogi nei confronti della squadra, veramente: giovani e vecchi hanno dato sempre massima disponibilità, soprattutto nei momenti di gran difficoltà numerica come abbiamo avuto in alcuni momenti della stagione".
Come sei riuscito, appunto, a sopperire alle varie mancanze, tra squalifiche e infortuni? In primis quella di Ernico Sarto, che è stata sicuramente il più pesante, ma anche quella di Bertoni?
"L’unico infortunio veramente grosso a livello muscolare è stato quello di Bertoni, che è stato fuori nove partite (e sono tante). Enrico è un ragazzo per il quale io stravedo, che è partito con me dalla juniores, ed è il terzo anno che siamo insieme. Non aveva mai saltato una partita con me, ed è stato un infortunio pesante sia perché lui è un ragazzo veramente d’oro, squisito, e poi perché è un giocati importante per noi. In più abbiamo giocato più della metà delle partite con cinque under dall’inizio. Suo fratello Filippo, che è un 2001, ne ha giocate tante (mi pare nove), e ha fatto molto bene; siamo molto contenti perché è un altro prodotto del nostro settore giovanile. Abbiamo sopperito a queste mancanze facendo giocare tanti giovani, che sono maturati durante l’anno, e siamo stati molto contenti perché il loro apporto è stato ancora più importante quando siamo stati colpiti da queste defezioni".
La domanda che tutti si fanno (e sicuramente ti fanno): cosa ci sarà nel tuo futuro ora?
"Innanzitutto adesso ci sono le ultime due giornate e la Super coppa: ci teniamo a fare bene fino alla fine e a vincere le ultime due partite, perché sarebbe comunque prestigioso. Inoltre vogliamo prepararci ad affrontare un’altra big super-blasonata come la Correggese, che ha stravinto il campionato nell’altro girone penso con sei-sette giornate, una squadra con un budget importante, che fa cinque-sei allenamenti alle tre del pomeriggio. Siamo pronti ad affrontare un’altra super-big, e lo facciamo con gran felicità e con tanta gioia. Del resto, il mio futuro… spero in un po’ di riposo, per Pasqua. E poi vedremo le opportunità che ci saranno: quello che mi prospetterà l’Alfonsine, se ci saranno altre offerte. Poi valuterò serenamente cosa fare".
Dopo ogni vittoria c’è sempre qualcuno da ringraziare, vero?
"Sì. Un grazie sicuramente va a tutti i miei giocatori. Il primo va a loro per la disponibilità, per la passione, e per l’importanza che hanno messo: io dico sempre che noi avevamo il fuoco dentro, perché dal 31 di luglio noi volevamo vincere, e il merito di questo va a loro. Va anche al mio staff, che ha reso il mio lavoro più facile: senza di loro non sarebbe stato possibile, perché svolgono una mole di lavoro enorme, con una professionalità che è difficile trovare in queste categorie. Ringrazio anche gli allenatori delle squadre del settore giovanile che sono stati davvero molto disponibili. E poi ovviamente alla società, che mi ha dato la possibilità di allenare a ventisette anni l’anno scorso (non è da tutti fidarsi), ed io qui ho sempre sentito addosso a me una fiducia cieca da parte della società, e questo mi ha fatto un enorme piacere; quindi ringrazio tutti i consiglieri, la società e il direttore generale Gennari. Io sono ritornato qui grazie a Montanari (ex direttore generale, ndr) quattro stagioni fa, quindi è grazie al fatto che lui mi abbia ripreso qua ad Alfonsine che sia potuta ripartita un po’ la mia ascesa fino alla prima squadra: due anni fa lui si è esposto in prima persona anche contro alcuni pareri per mettermi nella squadra maggiore. Quindi senza questa sua intuizione, se così vogliamo dire, tutto questo non sarebbe stato possibile. E poi voglio ringraziare tutte le persone che gravitano qui attorno a noi, dall’addetto stampa, al magazziniere, a tutte le persone, i volontari che rendono possibile la nostra attività (a chi ci lava le maglie in maniera splendida, a chi ci taglia i campi, a chi ci dà visibilità), chi ci segue nella partite. Queste sono tutte cose che in un arco di una stagione fanno la differenza. Da parte nostra, invece, non possiamo che ringraziare la sua dedizione, il suo impegno, la sua polivalenza, la sua disponibilità, il suo notevole carisma e la sua indiscussa professionalità. Perché davanti a noi non abbiamo un giovanotto di neanche trent’anni, ma un vero uomo".
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