"L’ho detto e lo confermo: se si ricomincia a giocare mi dimetto", le parole del medico sociale del Gubbio, Giangiacomo Corbucci. Il professore non arretra quindi di una virgola rispetto a quanto già dichiarato nei giorni precedenti, e tramite le pagine del Corriere dell'Umbria, spiega le sue motivazioni. "Per effettuare tamponi ogni 3 giorni, e sierologici settimanali, a parte i costi insostenibili per i club di Serie C, servirebbero circa 55mila tamponi e 20mila test sierologici -afferma il dottor Corbucci- a tanto ammonterebbe il "pacchetto sicurezza" delle 60 squadre in caso di ripartenza del campionato. E questi non sono numeri buttati lì a caso, ma esattamente quelli indicati dal rappresentante della Commissione Medica Federale, il dottor Braconaro. A tutto ciò si devono aggiungere i costi diretti e indiretti per l’attuazione del protocollo". "Un protocollo - continua - che si sta tentando di edulcorare per renderlo di più facile applicazione ma che, per forza di cose, lo renderà meno sicuro per la salute dei calciatori, dello staff, e di quanti orbitano nel giro della squadra. Per questo, e per tanto altro, se non cambiano le cose, io confermo le mie dimissioni da responsabile medico dell’As Gubbio. Perché non esistono i presupposti per garantire il "rischio zero" da contagi". Corbucci conclude indignato, "Non si può pensare a un protocollo "light", più fattibile per le società di Lega Pro, perché tale protocollo non sarebbe deontologicamente corretto né sufficiente a tutelare gli atleti e lo staff. Non esiste e non deve iniziare a esistere una salute di Serie A e di Serie B e di Serie C".

Sezione: Serie C / Data: Ven 22 maggio 2020 alle 15:30 / Fonte: il corriere dell'umbria
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com
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