La Procura della Repubblica di Potenza ha ufficialmente concluso le indagini relative agli scontri verificatisi nella notte tra il 19 e il 20 maggio 2024, episodio che ha coinvolto alcuni tesserati del Potenza Calcio durante i festeggiamenti per la permanenza in categoria. Quattro ex componenti della squadra lucana hanno ricevuto la notifica di conclusione delle indagini preliminari, con accuse che vanno dalla rissa alle lesioni personali.
I protagonisti della vicenda giudiziaria sono figure di spicco dell'organico che aveva conquistato la salvezza: l'attaccante Salvatore Caturano, attualmente in forza al Catania, il centrocampista Giovanni Volpe, oggi al Monopoli, il difensore Rosario Maddaloni, attualmente senza squadra, e Alessandro Greco, ex preparatore dei portieri ora al Perugia. Per tutti e quattro le imputazioni riguardano il coinvolgimento nella rissa e nelle lesioni personali inflitte durante l'alterco.
La serata che doveva celebrare il successo sportivo si è trasformata in un episodio di cronaca quando, all'esterno di un locale cittadino dove la squadra stava festeggiando la salvezza conquistata dopo lo spareggio playout contro il Monterosi, è scoppiata una violenta lite degenerata in scontri fisici. L'episodio ha coinvolto anche due tifosi lucani, fratelli, che hanno riportato lesioni tali da richiedere il ricorso alle cure ospedaliere con prognosi di 14 e 10 giorni rispettivamente.
Le autorità giudiziarie hanno avviato immediatamente gli accertamenti d'ufficio, coordinati dal pubblico ministero Vincenzo Montemurro. L'indagine si è avvalsa di elementi probatori significativi, in particolare delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona, che hanno documentato gli sviluppi successivi a quella che inizialmente era stata una discussione animata tra i presenti.
Per i due tifosi coinvolti negli scontri è stata notificata un'accusa limitata al solo reato di rissa, configurazione che riflette il loro ruolo nell'episodio secondo la ricostruzione investigativa. La vicenda aveva inizialmente registrato un tentativo di composizione extragiudiziale: nei giorni immediatamente successivi agli scontri, la famiglia dei due sostenitori e la dirigenza del Potenza Calcio erano riusciti a raggiungere un accordo per evitare la presentazione di denunce di parte.
Tuttavia, l'intervento d'ufficio della magistratura ha comunque portato avanti l'iter processuale, culminato ora con la notifica degli avvisi di conclusione indagini eseguita dai Carabinieri. Questo passaggio procedurale apre una finestra temporale di venti giorni durante la quale gli indagati potranno presentare memorie difensive o richiedere di essere sentiti dalla Procura prima dell'eventuale decisione sul rinvio a giudizio.
La vicenda non si limita alle conseguenze penali: gli atti dell'inchiesta saranno infatti trasmessi anche agli organi della giustizia sportiva, che valuteranno l'adozione di eventuali provvedimenti disciplinari nei confronti dei tesserati coinvolti. Questo doppio binario investigativo potrebbe comportare sanzioni sportive aggiuntive rispetto a quelle eventualmente comminate dal tribunale ordinario.
L'episodio rappresenta una macchia sulla stagione che aveva visto il Potenza Calcio conquistare una sofferta permanenza in categoria. La salvezza era arrivata attraverso lo spareggio playout contro il Monterosi, risultato che aveva scatenato la gioia e i festeggiamenti poi degenerati negli scontri oggetto dell'indagine.
La dispersione dei protagonisti in diverse squadre testimonia come il calcio professionistico sia caratterizzato da una continua mobilità: Caturano ha trovato spazio nel Catania, Volpe ha proseguito la carriera al Monopoli, mentre Greco ha assunto il ruolo di preparatore dei portieri al Perugia. Solo Maddaloni risulta attualmente svincolato.
La conclusione delle indagini segna ora l'inizio di una nuova fase procedurale che potrebbe portare al processo i quattro ex tesserati del Potenza. La decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio spetterà alla Procura dopo aver valutato eventuali istanze difensive che potranno essere presentate nei prossimi venti giorni, termine previsto dalla normativa processuale per consentire agli indagati di far valere le proprie ragioni prima dell'eventuale processo.
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