Del debutto di San Siro non c’è quasi più traccia. Era un ragazzino Valerio Anastasi quando sostituì Luciano e l’Inter, quella di Javier Zanetti, Cambiasso, Samuel e Stankovic, la partita l’aveva ormai vinta con una doppietta di Ibrahimovic nel finale.
Diciott’anni allora, trentuno adesso. Il calcio non è più la sua priorità, dopo parentesi anche in Stati Uniti, Canada, Finlandia e Romania più tanta Serie C. «Ero stufo, soprattutto volevo cominciare a pensare al mio futuro. Così ho girato un po’ il mondo, ho fatto le mie esperienze, ho imparato l’inglese. E dato al pallone il giusto peso», racconta Anastasi, che si divide ora a Sirmione fra un negozio di abbigliamento e due ristoranti avviati dai suoi genitori, oltre ad allenare l’Under 15 del Desenzano.
L’invito di Frey. La Clivense è arrivata grazie a Nicholas Frey, durante una partita a padel. Da lì la chiamata a Pellissier, suo maestro nei pomeriggi di Veronello quando Anastasi - con la lvera di Paolo Nicolato - di gol ne segnava proprio tanti, lasciapassare per il successivo sbocco in Lega Pro vissuta in lungo e in largo fra Pergocrema, Villacidrese, Lecco, Sudtirol, Chieti, Santarcangelo, Reggiana, Monza, Pistoiese, Mantova, Catania, Messina, Catanzaro e Virtus Francavilla. Abbastanza ad un certo punto per scendere dal treno e «per dire anche no ad offerte di Serie D ad ottocento chilometri da casa che non ti portano da nessuna parte».
Il primo timbro. Basta e avanza la Clivense adesso, con l’amico Pellissier ad indicargli di nuovo la via. Col gol al Zai Golosine servito a rompere il ghiaccio, strano ma efficace ponte di collegamento fra passato e presente. «Tanti ricordi mi legano al Chievo. Naturalmente l’esordio in A con l’Inter che da lì a poco avrebbe vinto il Triplete, così come il periodo alla Primavera». Quanto al presente, «mi è piaciuto il desiderio forte di Pellissier di ripartire, non ci stava lui a far sparire una realtà così importante. La società sta iniziando a strutturarsi, qualcosa di promettente sta effettivamente nascendo», la fiducia di Anastasi, deciso a ritrovare il feeling con la porta che aveva una volta, macchiato da una condizione fisica ancora precaria dopo un periodo di inattività piuttosto lungo. Prima della Clivense senza gare ufficiali da più di due anni, filo interrotto dal covid e da proposte rifiutate per seguire le attività di famiglia.
Dal Santarcangelo a Catania Alle sue spalle anche 16 gol in una stagione, nel 2013 in C2 al Santarcangelo, più i sette in C1 alla Reggiana e il periodo di Catania («dove la passione che ti circonda di fa credere di giocare nel Real Madrid», svelava) più quasi trecento presenze e 72 reti fra i professionisti. Col tempo la sua visione è cambiata, sempre più coi piedi per terra e la realtà di tutti i giorni davanti agli occhi. Fra il negozio, i due ristoranti, i ragazzini del Desenzano, il padel e la Clivense. In Terza categoria uno come lui può fare più o meno quel che vuole, quando le gambe gireranno più veloce di adesso e la forma sarà lievitata. Nessun particolare proposito tuttavia, nessuna mania di grandezza. «L’importante», chiude Anastasi, «è che vinciamo più partite possibili. Magari tutte. I punti valgono più dei gol. Anche non dovessi farne più neanche uno. La squadra viene prima di tutto».
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