Un mix di amarezza, fermezza e totale fiducia nel materiale umano a disposizione. Carmelo Salerno, presidente della Reggiana, ha scelto i principali quotidiani locali per analizzare a fondo il delicato momento attraversato dai granata. Il numero uno del club non ha usato giri di parole per descrivere lo stato d'animo della dirigenza dopo un periodo avaro di soddisfazioni, che ha parzialmente offuscato quanto di eccellente era stato mostrato nella prima fase del torneo.
«Siamo arrabbiati, delusi, amareggiati. Quattro sconfitte nelle ultime cinque gare sono troppe», ha esordito Salerno, tracciando una linea netta tra un avvio di stagione esaltante e un finale d'anno decisamente sottotono. Sebbene i risultati iniziali avessero superato le aspettative della vigilia, il crollo verticale delle ultime settimane ha lasciato il segno: «L’inizio è stato positivo, la parte finale insoddisfacente. Mi aspettavo difficoltà all’inizio, non di calare dopo». Tuttavia, il presidente ha voluto ricordare che i valori tecnici non svaniscono all'improvviso, citando i successi nei derby contro Modena, Mantova e Cesena come prova del valore della rosa: «Se abbiamo vinto quei match vuol dire che siamo all’altezza, e quindi non possiamo calare così tanto».
Salerno ha respinto ogni tentativo di cercare scuse nel VAR o negli errori arbitrali, puntando il dito piuttosto sulla tenuta mentale e sulla concentrazione. Ricordando un episodio della gara di Genova, il patron è stato categorico: «La palla arriva in area da 70 metri, una squadra che deve salvarsi quel pallone se lo deve mangiare. Invece non siamo neppure riusciti a toccarlo». Il rischio, secondo il presidente, è che l'ambiente si sia cullato sugli elogi ricevuti: «Probabilmente i troppi complimenti ci hanno fatto perdere il focus sulla salvezza, ma erano meritati. Abbiamo perso identità, spirito combattivo e concentrazione». Il paragone con la brutta sconfitta di Cosenza dell'anno scorso serve da monito: «Non si può perdere in quel modo, significa aver perso il nostro DNA». Nonostante questo, resta una certezza incrollabile: «Questa è la squadra più forte degli ultimi tre anni».
Sul piano della gestione tecnica, il rapporto con Dionigi resta solido («la sintonia è totale»), anche se Salerno ha voluto marcare i confini dei ruoli, precisando che «il mercato lo facciamo noi, non l’allenatore». Ha poi difeso con vigore le prestazioni di Motta, definendo ingiuste le critiche per un singolo errore, e ha bacchettato lo staff per l'eccessivo nervosismo mostrato in panchina: «Mi sono arrabbiato con loro. Ci sta protestare, ma bisogna essere più sobri e farlo con stile. Scene così fanno aumentare il nervosismo di chi gioca».
Un capitolo importante dell'analisi ha riguardato la profondità della panchina e le scelte strategiche sul mercato. Salerno ha rispedito al mittente le critiche di chi ritiene la rosa troppo corta o inesperta: «Non sono d’accordo. Non lo accetto. A Genova chi è entrato? Marras, Gondo e Libutti. Non mi pare siano riserve». La linea verde resta una scelta deliberata e non un limite: «La Reggiana è stata appositamente costruita così, con una panchina formata da giovani che devono crescere». Per questo motivo, il mercato di gennaio non vedrà rivoluzioni: «Il nostro mercato è fatto. I veri innesti sono i rientri di Girma e Sampirisi». Nessun nuovo attaccante in arrivo, dunque, per non alterare gli equilibri dello spogliatoio: «In rosa abbiamo sei attaccanti. Se ne aggiungiamo uno rischiamo di fare danni. Non è una questione economica». Su Magnani, la posizione è di attesa e rispetto per l'uomo: «Dipende solo da lui. Io vorrei vederlo tanti anni ancora con la maglia della Reggiana, ma deve risolvere i suoi problemi personali».
Infine, uno sguardo alla sostenibilità del club e alle prospettive future. Salerno ha ribadito quanto sia oneroso mantenere la categoria oggi: «I costi della Serie B sono diventati insostenibili». L'obiettivo resta il pareggio di bilancio e la ricerca di nuovi partner locali che affianchino Amadei: «Ci vorrebbero tre o quattro persone, magari imprenditori reggiani, per rendere sostenibile la società». Il messaggio finale è un grido di battaglia per il 2026: «A gennaio azzeriamo tutto, inizia un nuovo campionato». Con la speranza, conclude il patron, di riavere presto il supporto dei tifosi anche lontano dal Giglio: «Senza di loro abbiamo perso dei punti, sto lavorando per riaverli già a Frosinone».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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