La situazione della ACR Messina si fa sempre più critica in vista dell'udienza fallimentare prevista per il 10 giugno. Il club siciliano si trova ad affrontare una crisi finanziaria senza precedenti, con un debito complessivo che raggiunge i due milioni di euro e una richiesta di liquidazione giudiziale presentata dalla Procura.
La crisi economica che attanaglia la società messinese presenta contorni complessi. Il monte debitorio si suddivide in due distinte componenti: la prima, quantificabile in poco più di 800mila euro, riguarda stipendi, contributi e ritenute non versate nel corso del 2025, periodo durante il quale la AAD Invest ha assunto il controllo della società. La seconda parte del debito, invece, deriva dalla precedente gestione guidata da Pietro Sciotto, come specificato nel contratto di cessione del club siglato lo scorso 2 gennaio.
L'aspetto più preoccupante della vicenda riguarda l'incapacità dimostrata dall'attuale proprietà di garantire la sostenibilità economica dell'attività. I magistrati hanno focalizzato la loro attenzione non soltanto sui debiti pregressi, ma soprattutto sulla gestione corrente, evidenziando come la dirigenza attuale continui ad accumulare passività senza riuscire a rispettare gli impegni finanziari assunti.
La richiesta di liquidazione giudiziale trova la sua ragione d'essere proprio in questa incapacità gestionale. Mentre altre realtà sportive di categoria superiore riescono a mantenere operative le proprie attività nonostante ingenti passività, l'ACR Messina non è riuscita a garantire il rispetto degli obblighi contrattuali. Secondo la valutazione della Procura, difficilmente la società sarà in grado di invertire questa tendenza negativa.
Il destino del club è ora nelle mani del giudice fallimentare, che dovrà esaminare tutta la documentazione agli atti per prendere una decisione definitiva. L'udienza del 10 giugno potrebbe non essere conclusiva, specialmente nel caso in cui gli attuali soci presentino memorie difensive o avanzino proposte alternative, come un concordato preventivo.
Per i tifosi giallorossi, l'aspetto più rilevante riguarda la possibilità di vedere la propria squadra ripartire dalla Serie D. La retrocessione maturata ai playoff di Foggia ha già relegato il club nella quarta serie nazionale, ma per formalizzare l'iscrizione sarà necessario rispettare la scadenza del 10 luglio (data ancora da confermare ufficialmente). Il mancato rispetto di questo termine comporterebbe un'ulteriore svalutazione del valore societario, riducendo conseguentemente le possibilità di soddisfare le richieste dei creditori.
Questo aspetto non è sfuggito agli esperti di Palazzo Piacentini, consapevoli delle peculiarità che caratterizzano una società calcistica. L'attività sportiva rappresenta infatti l'asset principale della società, e il titolo sportivo costituisce il bene di maggior valore in caso di eventuale inventario per la liquidazione. Il valore economico di tale titolo varia significativamente in base alla categoria dilettantistica di appartenenza, rendendo cruciale la definizione del futuro sportivo del club.
Su questo elemento si concentrano le speranze dei sostenitori messinesi, che vedono nella partecipazione alla Serie D l'unica possibilità di ripartire dal primo gradino del calcio dilettantistico. Tuttavia, le prospettive dipendono dalla presenza di condizioni strutturali adeguate e, soprattutto, dai tempi tecnici necessari per completare le procedure burocratiche.
Le opzioni a disposizione includono l'intervento degli attuali soci o l'ingresso di nuovi investitori, la gestione tramite un curatore fallimentare, oppure la cessione del ramo d'azienda. Tutte queste soluzioni richiedono tempi di attuazione che potrebbero non essere compatibili con le scadenze imposte dal calendario sportivo.
Nel caso in cui non si riuscisse a garantire la partecipazione alla Serie D, si aprirebbe la possibilità di ripartire dall'Eccellenza. Anche questa opzione richiederebbe una procedura straordinaria, che vedrebbe l'intervento del sindaco Federico Basile presso la Lega Nazionale Dilettanti. Le modalità prevederebbero la cessione del ramo d'azienda direttamente dal Tribunale oppure la creazione di una nuova matricola attraverso un bando comunale, previa radiazione della precedente società.
La vicenda dell'ACR Messina rappresenta un caso emblematico delle difficoltà che attraversano numerose realtà del calcio italiano, dove la passione sportiva si scontra spesso con la sostenibilità economica. Il club siciliano, con la sua storia centenaria e il legame profondo con il territorio, si trova ora a un bivio cruciale che determinerà non soltanto il futuro sportivo, ma anche la sopravvivenza stessa dell'istituzione calcistica.
L'udienza del 10 giugno rappresenterà quindi un momento decisivo per le sorti della società giallorossa. Solo allora si potranno delineare con maggiore chiarezza gli scenari possibili e le concrete opportunità di rilancio per una delle squadre più rappresentative del calcio siciliano.
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