La sfida tra Ancona e Castelfidardo, in programma questa domenica, si gioca in un clima ben più teso di quanto il rettangolo verde possa raccontare. In casa Ancona, la situazione societaria è quanto mai nebulosa: la crisi che ha accompagnato tutto l’anno sportivo non si è mai sopita e, anzi, si è ulteriormente aggravata. I contrasti interni non sono stati nascosti, ma sono esplosi all'esterno, contribuendo a destabilizzare l’ambiente e a compromettere la serenità necessaria per affrontare la parte finale della stagione.
Dal punto di vista della classifica, l'Ancona ha ancora in ballo la possibilità di accedere ai playoff, ma, per come è strutturata attualmente la Serie D, si tratta di un traguardo che ha più il sapore di un premio di consolazione che di una reale prospettiva di rilancio. Ben diverso è il peso della partita per il Castelfidardo, che si gioca la permanenza in categoria: i biancoverdi hanno appena due punti di vantaggio sulla zona playout e solo con una vittoria potrebbero mettersi al riparo da brutte sorprese provenienti dagli altri campi.
Ancona reduce da un pari importante, Castelfidardo chiamato al riscatto
L'Ancona si presenta all'appuntamento dopo il buon punto conquistato sul campo del Fossombrone, una diretta concorrente nella corsa ai playoff. Il Fossombrone, a sua volta, sarà impegnato nella difficile trasferta contro la Vigor Senigallia, un incrocio che potrebbe rimescolare le carte nelle zone alte.
Dall'altra parte, il Castelfidardo arriva con la necessità di rialzare la testa dopo il pesante 4-0 subito ad Avezzano. Una sconfitta severa, che non ha rispecchiato fino in fondo l’andamento del match, ma che ha complicato il percorso verso una salvezza che sembrava ormai a un passo. I ragazzi di mister Marco Giuliodori, oltre a cercare il colpo grosso al "Del Conero", dovranno anche guardare con attenzione ai risultati delle dirette concorrenti: occhi puntati in particolare su Civitanovese-Recanatese, Termoli-Atletico Ascoli e Sambenedettese-L'Aquila.
La protesta della Curva Nord e la frattura con la società
Ad accendere ulteriormente gli animi è la protesta aperta della Curva Nord, che ha annunciato il proprio diserzione anche per questa gara, lasciando il settore vuoto in segno di protesta, come già avvenuto nella sfida interna contro il Notaresco. Il messaggio è chiaro: il malcontento è ormai generalizzato, e la richiesta ai soci Marconi, Polci e al presidente Recchi di farsi da parte è diventata una voce sempre più forte nella città.
Il clima è tesissimo, e le speranze di una ricomposizione sembrano ormai nulle. A complicare il quadro ci ha pensato, involontariamente, anche la recente conferenza stampa di Guerini (direttore tecnico e presidente onorario), dell’allenatore Gadda e del direttore generale Ancarani, i quali hanno chiesto esplicitamente che, per costruire una squadra in grado di puntare alla promozione, venga loro affidata la gestione totale della società e non soltanto quella tecnica.
Una richiesta che, se in Serie A o Serie B potrebbe essere vista come naturale, in Serie D appare difficile da accettare: qui, chi investe tende legittimamente a voler mantenere un controllo diretto sulle decisioni. Basti pensare ad altri esempi recenti, come quello di San Benedetto con il presidente Massi. Il rischio concreto è che Guerini, Gadda e Ancarani, di fronte a un mancato accordo, possano lasciare l'Ancona alla fine della stagione.
Ritardi negli stipendi e tensioni sempre più alte
Ad aggravare ulteriormente la situazione è scoppiata anche la polemica sui ritardi nei pagamenti degli stipendi. Da quanto si apperende dalla stampa, se alcuni giocatori sono stati regolarmente pagati, la maggior parte starebbe ancora aspettando. Tanto che una delegazione della squadra si è presentata direttamente durante il Consiglio di Amministrazione per chiedere chiarimenti ai soci, spinta dalla crescente preoccupazione per il futuro.
Le indiscrezioni parlano di un fabbisogno finanziario di circa 400-500 mila euro per arrivare a chiudere regolarmente la stagione, ma i continui contrasti interni tra Marconi e Polci stanno ostacolando l'indispensabile iniezione di liquidità.
Una riflessione sul futuro dell'Ancona
In questo contesto, parlare di un futuro ambizioso appare quantomeno prematuro. La voglia di rilancio espressa a parole si scontra con una realtà fatta di tensioni, incertezze e profonde spaccature. Senza una base societaria solida, senza una visione condivisa e senza una guida credibile, anche i sogni di gloria rischiano di restare chiusi nel cassetto. E il rischio più grande per l'Ancona non è solo perdere una partita: è perdere definitivamente la fiducia di una città intera.
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