Un tecnico di serie D racconta di essere stato vittima di cyberbullismo

10.06.2021 13:00 di  Redazione NotiziarioCalcio.com  Twitter:    vedi letture
Fonte: campaniafootball
Un tecnico di serie D racconta di essere stato vittima di cyberbullismo

Alessio Martino e Gladiator ancora in Serie D. Missione compiuta per i sammaritani che guadagnano la permanenza in quarta serie per il terzo anno consecutivo grazie al punto decisivo arrivato oggi pomeriggio al “Piccirillo” contro il Latte Dolce Sassari.

Al triplice fischio dell’arbitro è esplosa la gioia in casa Gladiator per la sofferta e meritata salvezza arrivata al termine di una stagione particolare, condita dall’emergenza Covid e da ben tre allenatori diversi che si sono susseguiti sulla panchina sammaritana (nell’ordine: Santonastaso, Fusco e appunto Martino).

Nel post gara un emozionato Alessio Martino ha tenuto un accorato discorso alla stampa in cui ha anche parlato delle vicende che hanno riguardato la sua persona, vittima di cyberbullismo per un anno e mezzo: “Oggi è un giorno particolare per me, perchè posso dire di essere quasi rinato. Forse è una parola forte ma è la pura verità dopo quanto ho vissuto nell’ultimo anno e mezzo. Circa un anno e mezzo fa, dopo il mio esordio in questa categoria (con la Gelbison, ndr), arriva anche un record che fa parlare di me in tutta Italia. Appena tre settimane dopo viene ufficializzato il mio esonero. Di questa esperienza io ne sono sempre andato fiero perchè il campo aveva dato pochi dubbi sull’operato mio e dello staff e anche i numeri parlavano a favore, per questo non mi sono mai sentito attaccato professionalmente. Poco dopo è iniziato un inferno che ha leso di molto la mia persona: improvvisamente mi sono trovato catapultato nella piaga sociale del nuovo millennio, il cyberbullismo. Questo fenomeno può lanciare falsi pettegolezzi in rete e diffondere messaggi e cose private tagliate ad arte, usate contro la vittima designata per denigrarla e renderla vulnerabile da tutti. E’ definito uno dei cinque crimini più gravi dell’umanità e può portare a danni psicologici e morali, una forma di razzismo che spesso induce al suicidio. Quando trovi due-tre articoli fatti ad arte da un giornalista radiato dall’Albo e famoso per insulti rivolti ad un arbitro donna o che nel 90% dei casi va a denigrare persone e cose, ti preoccupi poco perchè l’offesa vale quanto la persona che la esprime. Invece il marcio resta lì e diventa un vero e proprio danno morale, è un’offesa per la mia intelligenza pensare che dietro a tutto ciò ci sia una sola persona. Quello che sto dicendo oggi deve essere chiaro a tutti: la mia non è una rivincita morale per quello che possa essere un risultato sportivo raggiunto dopo tante chiacchiere. La mia intervista deve essere un grido forte contro questa piaga sociale che è il cyberbullismo e che ha rovinato la vita di molte persone. La più grande sconfitta è stata vedere piangere mia figlia, mia moglie e indurle a pensare che il padre e il marito non potesse reggere tale carico emotivo e compiere un gesto assurdo. Sinceramente quando mia figlia mi ha detto ciò, pensavo di aver sottovalutato il problema. Non avevo intuito che la mia forte personalità potesse reggere questo grande urto mediatico e sociale. Molte persone ci hanno romanzato su questi articoli, tutti hanno criticato qualcosa di questa persona, bisognava solo criticare la persona dimenticando i numeri. Questo articolo oltre a danneggiare un allenatore, ha danneggiato una persona. Ai tifosi del Gladiator non ho mai parlato a lungo perchè c’era il pregiudizio creato da questi articoli, ho solo detto di fare le valutazioni alla fine. Il mio fine è stato sempre far parlare il campo e raggiungere l’obiettivo. L’ennesimo fango l’ho ascoltato in questi giorni, ovvero che io allenavo nei dilettanti grazie ad uno sponsor. Forse qualcuno ha dimenticato che nel 2013 allenavo in Prima Categoria, forse con uno sponsor sarei potuto partire da categorie superiori. Io amo il calcio e non chi ne fa parte, potre fare calcio 24h ma non ho nessuna attrazione verso un mondo fatto di incoerenza, cattiveria gratuita e sperare nel male altrui. Ho promesso alle mie figlie di dimostrare che la verità non è quella che sta dietro ai social, ammiro la verità del tempo che rivela sempre la realtà delle cose. Dedico la mia rivincita personale al mio suocero Gianni che il 9 giugno di quattro anni fa ci ha lasciati. Lui mi ha insegnato che la vita non ti chiede di essere forte ma ti costringe ad esserlo. Ringrazio la mia famiglia e i miei cari amici per avermi sostenuto in questi momenti. Per le bugie ci vuole memoria, per la verità il coraggio: il tempo è galantuomo sempre, vamos Gladiator!”