L’Olbia giocherà domani sul campo del Rimini, per il recupero della trentatreesima giornata. Oggi in conferenza stampa ha parlato mister Marco Gaburro, ecco le sue parole riportato da centotrentuno.com: “Il problema dell’Olbia non è mai stato quello di ripartire, ma quello di dover ripartire troppe volte. Per un tempo e mezzo contro il Sestri Levante la partita è stata quella che avevamo chiesto e che ci aspettavamo. Purtroppo c’è stato un finale di partita che non deve accadere e che ci ha fatto perdere il risultato. Le ultime due partite dal punto di vista dell’approccio difensivo sono state simili, così come sul piano dell’intensità. In una è bastata un’ora per vincerla, nell’altra siamo calati un po’ fisicamente, ma tanto dal punto di vista mentale dopo il rigore ed è la cosa che mi ha dato più fastidio, perché c’è modo e modo di reagire all’1-1. Noi abbiamo reagito in maniera più nevrotica e meno compatta da altre cose”.
Sull’atteggiamento in occasione del rigore contro il Sestri Levante
“La foto sul rigore? L’ho già fatta vedere ai ragazzi. Quell’immagine è la vera delusione della partita. Ci siamo fatti trovare in quel modo in un momento della partita in cui stavamo vincendo ed è questo l’aspetto grave. È un’analisi che purtroppo si fa a posteriori, sarebbe meglio far sì che una situazione del genere non accadesse. Non è il primo gol che viene fatto su respinta del portiere, ma è stata emblematica per il momento delle due squadre. È stato molto significativo e se mi concedete il termine “drammatico”. I ragazzi guardandola hanno detto che probabilmente avevano ancora addosso il fischio del rigore. Abbiamo accusato troppo un rigore che è stato anche casuale. L’aspetto mentale si amplifica in queste situazioni qui, perché vai in campo sapendo che hai un solo risultato, sei avanti e poi c’è l’episodio. Ma se basta questo è difficile vincere le partite, non si possono fare sempre tanti gol come con la Recanatese perché sennò vuol dire che deve andare tutto bene”
Sul possibile sentimento di arrendevolezza della squadra
“L’arrendevolezza si vedrebbe dall’inizio. La squadra si è arresa troppo velocemente di fronte alla difficoltà, che è diverso. Non so se è perché si sia illusa dopo il risultato con la Recanatese, anche se non credo. Perché in quella gara tutte le soluzioni offensive sono andate bene subito e siamo andati avanti e con il Sestri no. Ma, voglio dire, è più probabile che le partite siano come quella contro il Sestri più che come quella precedente. La squadra non si è arresa, non dà questa sensazione in settimana e nell’impatto alla gara. Che poi sia una squadra che nei momenti di difficoltà non ha la lucidità giusta e non la riprende sempre come a Fermo non succede da oggi, ma da molto tempo, purtroppo”.
Sul lavoro psicologico
“Il lavoro psicologico ha sempre poi bisogno di un supporto pratico. Sono arrivato e all’inizio, nelle cose dette, si è aperto un varco nella testa dei ragazzi e in parte si è notato. Non c’è stata però una vera svolta psicologica, queste difficoltà la squadra le ha mostrate da subito ma si deve poi appoggiare a qualche fatto. Perché lavori sulla testa e perdi, lo fai nella settimana successiva e accade lo stesso. Lavorare sulla testa non può bastare per cambiare i pensieri o il modo di fare. Il problema principale in questo caso è il numero delle sconfitte, è un trend di questa squadra da novembre in poi. E quello che pensi quando prendi gol o perdi, al di là di quello che ti imponi di pensare è diverso da quello che vive il giocatore del Cesena che subisce una rete. È normale”.
Su come affrontare il Rimini e sul suo ritorno da ex
“Faremo qualche cambio nei singoli, non ci sarà Dessena. Sicuramente ci sarà Catania, cambierà un po’ il modo di giocare perché sono due giocatori diversi. Ma il modo di interpretare la partita deve essere simile a quello delle ultime due partite. Il campo è più grande, sarà anche più rischioso giocare in un certo modo. Il Rimini però è la squadra che ha subito di più insieme alla Recanatese, è forte davanti ma concede molto. Mi aspetto una partita aperta, in realtà lo stadio di Rimini potrebbe diventare la nostra arma segreta se facessimo bene, perché in questo momento ha abbastanza mal di pancia. Però dipende da come facciamo andare noi la partita. Il mio ritorno a Rimini? Per me è piacevole, ho fatto due anni importanti lì. Ho preso la squadra in Serie D e siamo tornati in C, l’anno scorso ho vissuto un campionato intero tra alti e bassi ma abbiamo fatto i playoff. Questo non fa altro che aumentare ancora di più il peso specifico della partita. L’obiettivo è fare una partita importante, per i ragazzi, per me e per Olbia”.
Sul momento e sull’importanza della gara
“I ragazzi hanno capito l’importanza della sfida, così come avevano compreso che la gara contro il Sestri fosse quasi decisiva. Il fatto che lo capiscano però non fa venire direttamente il risultato. Anche il Rimini se dovesse vincere domani sarà matematicamente salvo, come il Sestri Levante che è arrivato sapendo di potersi salvare facendo tre punti. Sul fatto che abbiamo capito la nostra situazione non c’è dubbio, bisogna trasformare questa consapevolezza in una prestazione positiva e in un risultato soprattutto positivo. Non siamo sotto un treno. Mi aspettavo che fosse un po’ più difficile da smaltire come tipo di sconfitta, altre ci sono rimaste un po’ più addosso. Non ho visto la squadra spenta, sono delusi e arrabbiati ma non depressi”.
Sulle prossime due gare come match decisivi
“Penso che vincendo a Rimini torneremmo matematicamente dentro i playout, che è la cosa che dobbiamo tener presente. Dopo sarà un gioco psicologico e calcistico restarci dentro. Senza andare dentro quella zona però è difficile rimanerci. Il discorso matematica resta sempre vivo, ma il problema è che da Rimini in poi dipenderà più dagli altri. Anche perché basta una vittoria alle altre squadre per non rientrare più. Questa è una partita in cui possiamo rientrare dove vogliamo”.
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com / Twitter: @NotiziarioC
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