Un'onda d'urto sta scuotendo l'ambiente dell'Ascoli. Massimo Pulcinelli, patron del club bianconero, ha annunciato la sua intenzione di cedere la società al prezzo simbolico di un euro, assumendosi al contempo l'onere dei debiti. La notizia, diffusa attraverso l'emittente televisiva Tvrs, è accompagnata da parole durissime che rivelano una rottura profonda con una parte della tifoseria organizzata.
Pulcinelli ha rivelato l'esistenza di tre acquirenti interessati, con l'obiettivo di finalizzare la vendita "entro maggio i primi di giugno". L'acquirente si farà carico delle "ultime scadenze", mentre l'attuale presidente si accolla i debiti pregressi. Un'operazione che Pulcinelli definisce una vera e propria "svendita", considerando che nel luglio 2018 aveva acquisito l'Ascoli per 12 milioni di euro.
Il presidente ha anche espresso rammarico per l'occasione sfumata con Pecci, la cui azienda godeva di ottime referenze e con cui i presupposti sembravano giusti. Pulcinelli sta seguendo personalmente le trattative, ma sottolinea le difficoltà legate all'ambiente: "chi arriva ad Ascoli deve passare per la politica e gli sponsor".
Il punto di non ritorno, per Pulcinelli, è rappresentato dal rapporto con gli ultras. Le sue parole sono un atto d'accusa esplicito: "c’è un atteggiamento pseudo mafioso da parte degli Ultras soprattutto nei miei confronti. Ritengo sia giusto quindi che vada via".
Il presidente ha chiarito che non si occuperà della squadra per la prossima stagione, pur onorando gli impegni economici già presi. La sua visione degli ultras, in generale, è impietosa: "sono inutili, creano solo problemi anche legali. Credo ci sia un approccio tendenzialmente delinquenziale e questo non collima con i miei valori. Non voglio averci più avere a che fare con loro".
L'episodio che ha segnato la frattura definitiva risale al 4 aprile 2024, quando, nella sede dell’Ascoli e alla presenza di uomini della sicurezza, alcuni ultras si presentarono per imporre a Pulcinelli di lasciare la società in favore della Metalcoat, la cui proposta, a suo dire, era "irricevibile, scandalosa". Da quel momento, secondo Pulcinelli, gli ultras avrebbero iniziato a mettersi contro la società.
Un'altra accusa grave riguarda un episodio avvenuto prima di Ascoli-Modena, quando nel ritiro della squadra "i calciatori sono stati intimoriti", definendo queste "responsabilità oggettive". Pulcinelli lega questi eventi al fallimento sportivo: "Non ci siamo salvati per un punto avremmo, disputato i playout e magari li avremmo anche vinti".
Massimo Pulcinelli si assume una parte significativa della responsabilità per la retrocessione, quantificandola nell'80%, lasciando il restante 20% a "i signori con i quali non voglio avere più niente a che fare", un riferimento implicito agli ultras.
Il presidente chiude la sua esperienza con un bilancio amarissimo: "Il giocattolo si è rotto, lascio a qualcun altro presumibilmente serio come me. Sto uscendo con una retrocessione e un campionato da schifo". E in un'amara conclusione, aggiunge: "evidentemente il calcio non è il mestiere adatto a me".
L'annuncio di Pulcinelli apre una nuova fase per l'Ascoli Calcio, carica di incertezze ma anche della speranza di un nuovo inizio, seppur in un clima di forte tensione e con un pesante strascico di accuse e recriminazioni.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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