La recente esclusione del Taranto dal campionato di Serie C 2024-2025 ha lasciato un segno indelebile nel cuore dei tifosi e degli addetti ai lavori. Per comprendere appieno le dinamiche che hanno condotto a questo triste epilogo, la redazione di Notiziariocalcio.com ha intervistato Cosimo Lenti, ex social media manager del club, che ha condiviso la sua testimonianza.
Un amore viscerale e una ferita profonda
«Sono sempre stato tifoso di questa squadra», esordisce Lenti, «quello che è accaduto non l'avevo mai vissuto a 24 anni; si parla di ripartire dall'Eccellenza ed è una ferita enorme, anche per la mia famiglia. A meno che non ci sia qualcosa di superlativo, questa ferita ce la porteremo dentro. Dobbiamo unirci come città, tifoseria, addetti ai lavori per dare una mano per ripartire più forti e determinati di prima».
Le prime avvisaglie e il crollo delle certezze
Lenti ripercorre i momenti cruciali che hanno preceduto il declino della società: «La prima avvisaglia io l'ho avuta quest'estate, tra fine luglio e inizio agosto, quando dovevamo pubblicare il comunicato sull'addio di Giove. La cosa ci aveva sconvolto, credevamo che per la situazione stadio si sarebbe trovata una soluzione, che poi si è effettivamente trovata, perché abbiamo giocato allo Iacovone fino a Dicembre. Io avevo un buon rapporto con lo staff tecnico, il fuggi fuggi dal ritiro precampionato di Viggiano, col mercato in fase di chiusura, si era capito che c'era qualcosa che non andava... All'inizio si pensava ad un ridimensionamento, di lottare per la salvezza».
La speranza e la disillusione
«Quello che mi ha fatto scoppiare è questo: il giorno della scadenza dei pagamenti ad Ottobre, quando i ragazzi non sono stati pagati, io lì ho pensato che il campionato era ormai andato. Il giorno dopo c'è la famosa cena con Campbell che si dichiara pronto a prelevare la società e a quel punto abbiamo deciso di continuare a crederci, sia dal lato sportivo che su quello lavorativo; ci sono state fatte delle promesse e noi ci abbiamo creduto. Si parlava di un progetto lungo, anche per salire di categoria, ma da lì in poi è iniziato un grande declino. In quel momento forse avevo bisogno di uno psicologo. Ho anche avuto l'opportunità di parlare con Campbell, era impensabile pensare che non sarebbe andata a concludersi la trattativa societaria. Si parlava addirittura di aprire un nuovo store. Passavano i giorni ed io credevo sarebbe stato impossibile una fine così assurda del Taranto».
L'organizzazione e il peso dei mancati pagamenti
«Sotto l'aspetto prettamente organizzativo non abbiamo avuto problemi. La segretaria Mariagrazia Sigrisi non ci ha mai fatto mancare nulla, il team manager Pasquale Bucci era sempre sul pezzo, anch'io ho cercato di dare una mano. Però poi quando non arrivavano i pagamenti, scoppiava tutto, perché ai ragazzi... L'ultima scadenza, quella di Dicembre, ha fatto saltare il banco e, col mercato aperto e le promesse non mantenute, è successo quel che è successo».
L'aneddoto della prima penalizzazione e le lacrime
«Quello che voglio raccontare è l'aneddoto della prima penalizzazione. Molto spesso ci viene contestato che era impossibile che noi non sapevamo nulla. La prima penalizzazione arriva dopo Taranto-Virtus Francavilla dello scorso anno; vinciamo 1-0, tutti felici per una vittoria che ci proiettava verso la parte nobile della classifica. Il giorno dopo, siccome facevo le ore piccole per lavoro, mi sveglio intorno alle 10 di mattina e mi arriva un messaggio da parte della società e mi dicono di pubblicare questo comunicato, senza dare ulteriori spiegazioni. Leggo il comunicato in cui si diceva che eravamo stati deferiti per problemi informatici, e noi ci credevamo, perché fino a quel momento non c'erano stati mai problemi. Si parlava poi di contributi, cose che non puoi "vedere". Però poi arriviamo al campo, c'erano i calciatori e mister Capuano che avevano avuto altre notizie sulla penalizzazione che ci sarebbe arrivata. Andiamo in campo molto arrabbiati, perché la sera vinci e il giorno dopo ti tolgono i punti: pensavamo di averne 2, ne arrivano 4. Il primo a leggere la sentenza sono io, lo comunico a Peppe Giove, l'allora team manager, ed a mister Capuano; noi andiamo via dal campo arrabbiati e c'era la sera l'evento a Sky, avevamo preso un impegno. Io dico ai calciatori di andare, di darmi una mano; succede un litigio tra mister Capuano e l'allora dirigenza, perché Capuano non sapeva nulla di questo problema. Noi andiamo a quest'evento a Sky, c'erano tante persone che ci dicevano di andare avanti, un affetto della tifoseria davvero enorme; io ho pianto dopo questa penalizzazione, dopo Vicenza-Taranto e dopo Potenza-Taranto 5-0; quello forse è stato il primo passo verso la fine».
La speranza di una rinascita
«Dopo Vicenza-Taranto pianse tutto lo spogliatoio. La squadra mi ha sempre fatto sentire uno di loro, però quel pianto è perché non potevamo regalare alla città una insperata promozione in B. Ci volevamo riprovare quest'anno, con la squadra costruita in estate, secondo me ce la saremmo giocata. Ma non è successo ed oggi raccontiamo una fine indecorosa. Ora speriamo di ripartire con un progetto serio e più forti di prima, con uno stadio nuovo e con l'orgoglio di essere tarantini. Siamo una città grande, dobbiamo puntare al massimo, non dobbiamo puntare alla B, ma alla Serie A: dobbiamo aspirare al meglio perché la città se lo merita».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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